I racconti della Gnocca Freedom

Candy Candy (1^episodio)
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:00:16
C’era una volta un dolce fanciullo di nome Baccano. Durante una notte tempestosa Baccano fu abbandonato nella foresta insediata da voraci animali, tra i quali spiccava il feroce lupo mannaro peloso. “Ciao tu chi sei? Il peluche da portarmi a letto?” chiese baccano al lupo. “Come ti permetti? Io sono hellwolf, l’animale più cattivo della giungla. Di notte mi trasformo per andare a caccia di belle donzelle.Ma tu non sei una donzella, e per di più sei pure brutto, quindi mi ti magno”. Baccano fu lesto a travestirsi da donna per ammaliare il lupo cattivo, il quale ebbe subito un’esplosione ormonale. Proprio in quel momento baccano scagliò contro il lupo cattivo una bottiglia di collesecco lasciatagli in eredità da Danilo, colpendo la sua testa pelosa che si frantumò”.
“E ora che faccio? Sono solo e affamato, non ho nemmeno un posto per dormire”. Proprio allora arrivarono in suo aiuto le suore del convento vicino. “Ma che bella bambina! Non temere, ti accoglieremo nella casa di Miss Gekopony come se fossi nostra figlia, così un giorno diventerai una bella geka come noi e porterai avanti il nostro convento quando noi moriremo. Ti chiameremo Candy Candy”.

Baccano iniziò così la sua vita dedita alla carità e alla castità. “Suor Samu, ma che animali sono quelli che mi svegliano ogni mattina? Non è possibile farli fuori?” “Quelli sono i merli romagnoli, sono gli unici che ci fanno compagnia”. “Suor Samu io però voglio andare via, io voglio nzkkà. Poi non sono una femmina, sono un uomo, e anche piuttosto arrapato. Mi sono travestito da donna per ammaliare il lupo cattivo”.
Baccano si nzkkò tutte le monache e fu espulso dal convento, costretto così a iniziare un lungo vagabondaggio in compagnia di un procione di nome TBR.
Dopo un faticoso cammino, Baccano si riposò sul prato di una collina incantata, dove salì un giovane principe a cavallo. “Ciao tu chi sei il principe azzurro?” “Come ti permetti brutto cafone, mi scambi per quel servo del Principe? Io sono Sua Maestà il Re, tutto ciò che vedi attorno è mio”.
“Ok Re visto che 6 così facoltoso, perché non mi ospiti nel tuo castello e non mi fai nzkkà qualche tua bella fanciulla?”
“Io non divido niente con nessuno. Fuori dal mio regno”
“Ma cos’è quello strumento che suoni, il piffero?”
“Ignorante, è una cornamusa, il piffero lo suona il marchesino”
“Bè, ci avrei giurato che tu fossi anche cornuto”.
”Ora basta, fuori dal mio regno”
Improvvisamente il cavallo inciampò in una fossa, facendo cadere il Re che morì all’istante. Baccano si rimise in cammino.
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:06:56





Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:08:09
Ma non era Hell quello che ogni volta moriva?
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:09:41
Infatti è morto subito, 'ndundinite Poi non preoccuparti, devi resuscitare per fare la parte di Albert
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:12:51
ndundinito ci sarai tu, idiota di un cafone . . .
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:19:03
auhauhauhuahauhahu
voglio la seconda parte della storiaa aaaaa
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:41:36
E fu così che Baccano, per il tanto camminare, ebbe gli occhi di pernice ed un po' di peritonite, oltre ad una lieve formazione di emorroidi. Ma camminò, camminò, camminò... solo Micolao sa quanto camminò! Il sole cocente d'Agosto e la fatica del cammino lo inaridirono: lo disidratarono come una caracina. E il ricordo delle parole della nonna gli sovvenne morbido: "Baccanuccio mio, ricorda le parole della nonna... il sole bacia i belli e secca le merde! stai attento nonnò! statt'attende!"
La gola, ormai, arsa dalla calura e dalla carenza d'acqua gli chiudeva il respiro. I radi capelli unti e boccoluti si sfibrarono tanto che non sarebbe bastata un' autocisterna di Fructis per rinvigorirli e ridare loro la lucentezza e morbidezza di un tempo! L' agonia fu lunga ed atroce. Il corpicino smunto e scavato nella carne dalle emorroidi e dagli occhi di pernice giaceva stremato nella sabbia...
E furomo momenti di orribili visioni e demoniace tentazioni! E fu il buio dell'anima...

Da lontano, risvegliandosi, gli parve di sentire una voce che diveniva sempre più chiara e forte; sembrava che cantassa una vecchia canzone: ".. e lu petucce di San Caprièle, ije l'adore... ije l'adore!".
La gioia lo pervase, sebbene la spossatezza e la fame lo schiacciassero al suolo come un serpe sotto il piede di Micolao! E mentre la voce intonava con maggior vigore, la figura ad essa associata si faceva sempre più netta: era un essere antropomorfo! Gli si avvicinò, amorevole e compassionevole, sussurrandogli gentili parole: "Ragazzo mio... non ti preoccupare... ci sono io, qui, adesso, con te!... mi chiamo Cicciolone... Micolao ti ama! Tieni, amico mio, bevi quello che resta del pestato e messo che ho nella borraccia.. dissetati.. vedrai che starai meglio! Bevi! bevi! suggi! suggi!"
Baccano bevve avidamente dalle mani di Cicciolone e poi disse, con un fil di voce: "Mi te fame...".
Cicciolone, con gli occhi gonfi di lacrime ed amore umano, gli porse anche l'ultimo piatto di pasta alla trappitara che aveva nello zainetto della CL e l'ultimo boccone di panino con la coppa...
Baccano mangiò avidamente. E bevve. E fu presto rinfrancato nella carne.
Il mattino successivo, rinvigoriti da una sana dormita e dall'essersi felicemente scambiati un segno di pace, ripartirono di buon'ora sotto l'ancora tiepido sole matutino.
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 20:53:26
Messaggio del 04-12-2005 alle ore 21:05:29
Il sole divenne sempre più alto e caldo. Sembrava che i raggi di fuoco penetrassero la carne dei due viandanti. Baccano faticava a caminare, a causa delle emorroidi, mentre Cicciolone intonava canti liturgici a squarciagola, snocciolando un rosario dopo l'altro. A testa bassa ascoltò tutte e 124 le parabole del Vecchio Testamento, il cosiddetto Divisional, e tutti i Vangeli, aprocrifi e non, che Cicciolone, col vigore della fede, gli propose.
La fame e la sete si ripresentarono, pungenti ed incalzanti come testimoni di Geova...
La sera arrivò per portare conforto.
Mentre giacevano sulla sabbia tiepida, a Baccano gli venne duro. Gli occhi, aguzzi e crepati, cercavano nella tenue luce del fuoco una linea d'azione. Ma non passarono più di dieci minuti che l'esile Baccano saltò addosso all'ormai assopita figura di Cicciolone e lo legò col rosario nella posizione dell'incaprettato.
E furono attimi di violenza inaudita.
Infoiato come una tartaruga ed appagato nella carne si fermò, stremato, a pensare. La certezza della fame si fece nitida e incombente; sarebbe bastato un colpo ben assestato alla nuca per privare l'amico dell'anima e rosolarlo, infilzato come un capretto, sul fuoco scoppiettante.
E così volle il cielo che, dopo qualche decina di minuti, il corpo di Cicciolone fu rapidamente cotto a dovere e pronto per essere mangiato.
Baccano, dopo un abbondante pasto, sporzionò quello che rimase del povero Cicciolone e lo conservò, ben condito, nello zainetto.
Il mattino fu presto alle porte. E l'aria fredda della notte si stiepiì nell'alba di un nuovo giorno.
Messaggio del 05-12-2005 alle ore 00:35:57
ejà sande mi sete fatte murì e poi e poi??
Messaggio del 05-12-2005 alle ore 09:23:26


gf cummanne
Messaggio del 05-12-2005 alle ore 10:58:13

“Suor Samu, ma che animali sono quelli che mi svegliano ogni mattina? Non è possibile farli fuori?” “Quelli sono i merli romagnoli, sono gli unici che ci fanno compagnia”



ti spezzo le gambine
Messaggio del 05-12-2005 alle ore 17:36:06
per eventuali minacce sappiate ke di questa storiella nn sapevo nulla
pertanto se qualcuno ha da fare delle dimostranze può rivolgersi a quel mammoccio di skinnolo
brav 'ndunacc... mo fa il seguito e metti la sorellastra e quel ndundinito del fratellastro. io 2 nomi li avrei
Messaggio del 05-12-2005 alle ore 17:39:32
a me piacciono i merli nostrani amica jun, sta tranquilla
Messaggio del 05-12-2005 alle ore 21:17:09
Fu sveglio di buon'ora e si sentiva bene, anche se la sete gli attanagliava la gola. Decise di partire e seguire il sole, verso Ovest, in modo da aumentare le ore di luce durante il cammino. In cuor suo sperava di avvistare un villaggio, una cittadina o, perlomeno, un'oasi capace di dargli il conforto di una bevuta. Infilò lo zainetto sulle spalle e si avviò con andamento lento, come faceva Tullio De Piscopo. Durante il cammino intonò anche vari canti, tanto per diluire nello svago la lunga e faticosa giornata. Cantò come un invasato "Nostalgia nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi; ti ritrovi con un cuore di pagliaaaa nananananaaaaaaaa!" ed anche "La Brum del M ha un PS nella M!".
Il sole era ormai una palla di fuoco, giallo come l'itterizia e caldo come i raggi gamma del Grande Mazinga o non ricordo più quale cavolo di Robot avesse l'energia del sole.
Le forze cominciarono a venir meno ed una sensazione di vuoto lo pervase tutto, dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi, e cioè per circa 32 o 33 centimetri capelli cotonati compresi.
Continuò tenace il suo cammino, sebbene barcollasse evidentemente dalla stanchezza. Continuò tenace mordendosi le labbra e stringendo le natiche. Continò tenace aggrappandosi a quelle poche forze che gli rimanevano, strisciando a terra come un anellide oligocheta della famiglia dei lumbricidi ordine dei moniligastridi e classe dei clitellati, cioè come uno schifosissimo e putridissimo verme di terra comunemente detto lombrico. Le mani affondavano nella sabbia rovente come metallo fuso cercando di guadagnare qualche metro, qualche centimetro, qualche millimetro, qualche nanometro o, perlomeno, qualche micron. Alle tredici e ventitre e dodici secondi spaccati perse completamente i sensi.
E furomo momenti di orribili visioni e demoniache tentazioni. E fu il buio dell'anima...

Un suono ovattato e pulsante cominciò a rimbombargli nelle orecchie. Era una cadenza regolare seguita da brevi e ripidi squittii e ronzii metallici, taglienti come una lametta da barba. Il suono diventava sempre più intenso e martellante; intenso e sempre meno ovattato. Cercò di aprire gli occhi e capire cosa fosse e da dove venisse, chiedendosi a mezza voce: "Che cazz je stu rumore!?".

Tale fu lo stupore quando una voce distorta e retroazionata gli sillabò nelle orecchie: "Sono il profeta della Corporazione dell'Odio, il profeta Briskius! Sono colui che ha generato gli LFO e la sintesi di frequenza! colui che ha dato alla luce il nemico di Micolao, Mat303-x-y alla seconda!".

Baccano, stordito e cogli occhi fuori dalle orbite per lo stupore, chiese al profeta: "Scusi, dottor Profeta Brisco...la? Briscola no?".

"Briskius! nano cotonato che non sei altro! sono il profeta Briskius: colui che formulò le tre leggi dell'elettronica! Uno: se non funziona spegnilo e riaccendilo. Due: pe fa na pepita ci vo nu cule. Tre: maledetti goani!" rispose il profeta.

"Ok, non ti incazzare, profeta... ma cos'è sto rumore!?" chiese Baccano.

"E' una cassa dritta a 156 bpm... atre che cazze!" esclamò pungente il profeta.

"Ok, profeta... ma mo chi vu?" chiese ancora Baccano.

"Hihihihihihiiiihiihiihiiihiihiiii! Per tutti i DVD ca m'ha sulàte Mr Home! Io voglio convincerti che sbagli a seguire la via che Micolao ti indica. Quella non è la via che ti porterà all'orgasmo dei sensi, alla catarsi più totale e totalmente totalizzante! Segui me, figliuolo, e non te ne pentirai! Segui il battito hardcore! Schiaccia il maledetto tridente! scaccialo per sempre! scaccialo dai tuoi pensieri!!!" urlò il profeta levando le mani al cielo e mostrando entrambe i medi.

"Ok, va bene... ma solo se mi dai un po' d'acqua!" esclamò contento Baccano.

"Farò di più per te, mio diletto: ti darò una botte di birra alla spina che ha riportato Bobrock da Colonia" rise il profeta.

"Grazie profeta.. quanda cazz si frègne!" gioì Baccano mentre il profeta scomparve, sciogliendosi nell'etere come una scoreggia silenziosa.

Al posto del profeta comparve una grossa botte di metallo ghiacciato colma di ottima birra tedesca.
Con gli occhi sgranati come una salamandra del fiume Tronto e la bava alla bocca come una lumaca del Feltrino, Baccano abbracciò la botte e, avidamente, cercò il rubinetto. Cercò, annaspando, tutt'intorno alla botte; cercò sopra e cercò sotto scandagliando ogni centimetro quadrato del gelido metallo. Il cuore cominciava a riempirgli la gola fino ad esplodere in un pianto liberatorio, sussultorio ed ondulatorio. E fra lacrime e singhiozzi furono ore di denti stretti e occhi crepati. Un urlo tremedo si levò alle quattordici e trentadue minuti e ventisei secondi spaccati: "Mannaggia a quella troia puttana scrofa mignotta succhiacazzi a tradimento di una sgrollarandelli martellacoglioni e scodellapalle di una scrofazza unta e bisunta porca maledetta strafacciaccia di cazzo porcodiquà e porcodillà mo se ne va tutte lu firmamente nghe tutte li sacraminde DATEMI NU'CAZZ DI APRISCATILEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE DATEMI UN PUNTERUOOOOLOOOO...UNA PIETRAAAAAAAAAAAAAAAAAA....DATEMI UNA PIETRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA MALEDETTAAAAAAAAAAAAAA!!!! APRETEME SA CAZZ DI LATTINA GIGANTE.... AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH".
E venne il tempo della disperazione...
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 05:20:42
Humus e la sua penna Dannato maledetto Humus ...

Mi si fatt muri' ...

... e questa la quoto



"Mannaggia a quella troia puttana scrofa mignotta succhiacazzi a tradimento di una sgrollarandelli martellacoglioni e scodellapalle di una scrofazza unta e bisunta porca maledetta strafacciaccia di cazzo porcodiquà e porcodillà mo se ne va tutte lu firmamente nghe tutte li sacraminde DATEMI NU'CAZZ DI APRISCATILEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE DATEMI UN PUNTERUOOOOLOOOO...UNA PIETRAAAAAAAAAAAAAAAAAA....DATEMI UNA PIETRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA MALEDETTAAAAAAAAAAAAAA!!!! APRETEME SA CAZZ DI LATTINA GIGANTE.... AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH".
E venne il tempo della disperazione...

Messaggio del 06-12-2005 alle ore 09:17:18

Home io ti amòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò


strisciando a terra come un anellide oligocheta della famiglia dei lumbricidi ordine dei moniligastridi e classe dei clitellati, cioè come uno schifosissimo e putridissimo verme di terra comunemente detto lombrico



Chi ciia da fa Chandler
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 10:22:25
Home sei un ca22o di genio!
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 10:31:51
che mito home....sei un mito fatto nick
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 12:17:07
a me stò ortonese di merda mi stà tantissimo sul cazzo
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 12:30:59
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 14:49:20

a me stò ortonese di merda mi stà tantissimo sul cazzo




Messaggio del 06-12-2005 alle ore 22:04:31
Ma la storia nn era un'altra?
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Editato da Gnocca Freedom il 06/12/2005 alle 22:05:02
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 22:18:09
Finalmente te ne sei reso conto caro . . . Si hai ragione, la storia era un'altra, senza nulla togliere al secondo scrivano fiorentino, ma come dici tu, la storia era un'altra . . .
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 22:27:04
le poesie non sono di chi le scrive, citando "Il postino". Questi spin off però sono gustosi, il personaggio viene delineato nella sua interezza.
Aspetto con ansia altri scritti, sennò mi aggiungo pure io agli apocrifi
Messaggio del 06-12-2005 alle ore 22:28:21
io mi aggiungo agli atrofici
Messaggio del 09-12-2005 alle ore 22:49:18
Cantami o Diva l'ira funesta del pellicciottide Baccano che un dì venne, o perlomeno cercò di venire sebbene le evidenti e frustranti disfunzioni erettili...

Baccano strepitò tutta la notte. Furono ore di calci, sputi, bestemmie e strappamento di peli e capelli. Furono ore di urla, botte, rutti e scracchi.
Il barile di birra era ancora ben piantato nella morbida sabbia, solido come un blocco di marmo e ancora piuttosto fresco. Baccano, con gli occhi gonfi di lacrime e la faccia stropicciata dalla rabbia e della disperazione, fissava l'insolito monolito con indomito anelito. E, ogni tanto, dopo una breve rincorsa, gli rifilava un sonoro calcione imprecando come uno scaricatore di porto del molo 215-H della Salermo Container Terminal - colgo tosto l'occasione per salutare l'ing. Vincenzo e Giuseppe che mi hanno portato a mangiare il o'cuoppo da Donna Margherita... ciao Vincè... ciao Pè!
Poi, stremato fino al profondo delle ossa stramazzò a terra come un coniglio a fine accoppiamento...

Si svegliò che era già mattino. Il sole brillava nel cielo come il sole che brilla nel cielo ed emanava robusti fasci di raggi fotonici, raggi gamma e qualche alabarda spaziale. Ma, a differenza di Aktarus e tanti altri, non gridava come un ossesso mentre tirava giù tutta quella roba. Lo faceva e zitto, senza fiatare!
Baccano, appena riprese quel poco di coscienza che aveva ancora in quel lurido corpicino martoriato dalle sofferenze, sfinito e sfiaccato dalla sete e dal calore, tentò di raggiungere il barile di birra procedendo carponi. E, mentre avanzava, trascinandosi molle come una merda, la mano affondò nella sabbia e urtò contro qualsosa di solido, metallico. Una scarica di adrenalina lo pervase in tutta la spina dorsale - e cioè per circa 12-13 centimetri - e gli occhi si spalancarono ad un inatteso presentimento. Prese a scavare forsennatamente intorno al misterioso oggetto fino a dissabbiarlo totalmente: era una vecchia baionetta arruginita, residuato di qualche folle guerra passata...
Baccano, dopo un primo momento di incredulità, scoppiò in una violentissima ed indomabile manifestazione di gioia ed entusiasmo. Rise a squarciagola dibattendosi a terra per dodici minuti e ventitre secondi scarsi come un invasato. Poi, con gli occhi fuori dalle orbite e la baionetta in mano, si diresse barcollante verso il barile. Ma la stanchezza e le lunghe giornate di sete, fame e privazioni, gli avevano annebbiato la ragione. Alzò la baionetta sulla testa levando le braccia e sferrò un violento colpo al barile. La punta della baionetta si conficcò nel lucido metallo affondando per circa 8,3 centimetri, ma fu subito esplosa fuori dall'enorme pressione interna del barile assieme ad un fiotto di birra che si levò in aria come un geiser di quindici metri. La smorfia di gioia disegnata sul volto di Baccano si trasformò presto in un'orribile espressione di terrore. Tutta la birra stava per essere spruzzata fuori dal barile e si sarebbe dispersa innaffiando la sabbia. E mentre la birra ricadeva a terra, Baccano si inginocchiò volgendo la bocca aperta vero l'alto cercando di raccogliere e bere quanta più birra potè. Bevve come una papera muta, facendo gorgogliare lo schiumoso liquido in gola. Il barile fu presto vuoto e leggero e Baccano, che in pochi minuti bevve un considerevole quantitativo di birra, cominciò ben presto a sentire quella prima sensazione di torpore presagio di una sbronza colossale. Dopo qualche minuto cadde ubriaco marcio affondando il viso nella sabbia bagnata.
E furomo momenti di orribili visioni e demoniache tentazioni. E fu il buio dell'anima...
Messaggio del 09-12-2005 alle ore 22:57:50
Precisazione dell'autore.

Ci tengo a precisare, miei cari lettori, che dal momento in cui Baccano cominciò a cadere a terra fino al momento in cui battè violentemente il volto contro l'umida sabbia paasarono circa quattro secondi. In quei quattro secondi fu pronunciata la seguente frase: "ja crishte che chiove nere!"

Grazie.
Messaggio del 10-12-2005 alle ore 15:37:54
insomma... ne la lette nisciune?
Messaggio del 10-12-2005 alle ore 17:20:30

ja crishte che chiove nere[7quote]

poro baccano ... ubriaco e malconcissimo di prima mattina ...

Messaggio del 10-12-2005 alle ore 17:46:51
Messaggio del 14-12-2006 alle ore 16:38:13
Messaggio del 14-12-2006 alle ore 19:32:56
Messaggio del 14-12-2006 alle ore 21:42:09
Gnocca Freedom, dopo un bel pò di tempo, ti chiedo umilmente di continuare questa cazzo di storia...
Messaggio del 16-08-2012 alle ore 16:31:14
ma è finita così?

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Candy Candy (1^episodio)

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