Messaggio del 14-10-2005 alle ore 22:34:33
Adonai,di fronte a me sicuro,i nin sacce coniugare manco la maggior parte dei verbi regolari,solo che tu quando scrivi sarà la foga,sarà quello che vuoi,ma fi certe milelle
Messaggio del 14-10-2005 alle ore 22:09:59
Un tema interessante è il plurale delle parole non italiane.
Generalmente si dice che le parole straniere usate in italiano sono indeclinabili, ovvero invariabili; ciò significa che hanno, usate in italiano un'unica forma e, se si decide di scriverle declinate secondo le regole grammaticali della lingua originaria, bisogna inserirle tra virgolette.
Talvolta capita che per parole tedesche si scelga di usare la forma declinata, anche xké il tedesco, che non ha una regola sistematica per la formazione del plurale, mostra mutamenti vistosi nella pronuncia e nella grafia (laddove in francese tali mutamenti sono generalmente solo ortografici, assenti nella pronuncia; e nell'inglese minimi, in quanto si tratta solamente, di solito, di una "s" che si aggiunge alla forma singolare).
Per quanto riguarda i termini greci e latini, la tradizione vuole, generalmente, che queste parole sia declinate secondo le regole grammaticali, considerando il fatto che i rapporti tra l'italiano da una parte, e latino e greco dall'altra, sono molto stretti (aggiungendo che l'italiano e il latino sono due stadi di una stessa lingua).
Però in questo caso bisogna fare attenzione: non tutte le parole che appaiono latine lo sono veramente e quindi non tutte devono essere declinate.
Curriculum va declinato in curricula (e anche in italiano ci sono plurali in -a, anche se sono pochi).
Referendum resta, invece invariato; la spiegazione è semplice: referendum non è un sostantivo latino, ma una forma verbale, tratto da una locuzione "convocatio ad referendum" che significa "convocazione per riferire", il cui plurale è "convocationes ad referendum".
Referendum come sostantivo non esiste e, infatti, dovendolo tradurre in latino si dovrebbero utilizzare altre espressioni.
Messaggio del 12-10-2005 alle ore 21:36:45
Profeta, ma tu capisci, quando scrivo, la differenza che faccio tra un'affermazione perentoria e una ipotesi motivata?
quote:
ma ke cazzo te ne frega, pinz a le femmene!
se vuoi aiutarmi nel discorso ben venuto, altrimenti, se vieni qui solo per fare dello spirito burino, ti rivolgo il medesimo consiglio.
Messaggio del 12-10-2005 alle ore 20:03:40
Adonà io ho stato suo aluno tanto tempo, e non ha mai venuto a dire, nei suoi labboratori di scritura ke a è verbo ci va l'acento, perchè pare scontato come a qual'è non ci vada. Non e ke antrava in aula e categorico diceva:" dev'essere cuscì"! semplicemente segnava erore se lo scirvevi con l'apostolo. capì? perchè se ho andato lì ci ho andato per studiare e se non dovevo studiare che c'avrebbi andato a fare? ho stato abbastanza schiarito? cmq ti fai troppi trip, ma ke cazzo te ne frega, pinz a le femmene!
Però Serianni non dice ke qual è si può scrivere in entrambi i modi
se è per questo Serianni non dice nemmeno categoricamente come si scrive, ma cita la regola di un altro grammatico e dice "Quindi secondo questa regola", che è molto diverso da "si deve scrivere"
Messaggio del 12-10-2005 alle ore 13:19:55
Però Serianni non dice ke qual è si può scrivere in entrambi i modi, anche perchè tra i suoi esercizi c'è in qual è si ha: 1-apocope; 2- elisione; 3- sincope. Mentre il se, solo se seguito da stesso, può essere usato in entrambe le maniere.... quindi come le dicete dicete nen cachète!
e confermo che le cose non cambieranno fino a quando Adonai non sarà Ministro dell'Istruzione
veramente io ho sempre scritto "se stesso" come mi è stato insegnato a scuola, ma siccome Luca Serianni è l'autore della più importante grammatica italiana oggi esistente, non posso fare a meno di non considerare il suo parere.
Messaggio del 11-10-2005 alle ore 18:53:22
"Sé" pronome riflessivo tonico viene accentato per distinguerlo da "se" congiunzione, quindi, poiché l'aggiunta di "stesso" elimina ogni fraintendimento, l'accento in "se stesso" non è più necessario.
concordo con la tesi di mida, e confermo che le cose non cambieranno fino a quando Adonai non sarà Ministro dell'Istruzione
Messaggio del 11-10-2005 alle ore 12:25:32
oddì...e io ho sempre saputo che si scrive se stesso (senza apostrofo) e tipo con sè, per sè ecc con l'apostrofo...me lo ha insegnato la maestra alle elementari...nn posso citare Serianni, perchè nn so chi sia, ma la mia maestra sì!!!
cmq forse, vista la mia considerevole età può essere che da allora le cose siano cambiate!!!
Messaggio del 10-10-2005 alle ore 22:51:15
La grammatica non è come la matematica.
In matematica cambiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia. In grammatica sì.
Se 2+3=5, anche 3+2=5.
In grammatica "alto monte" non è uguale a "monte alto"; infatti i grammatici distinguono la funzione di molti aggettivi qualificativi a seconda del fatto che precedano o seguano il sostantivo cui si riferiscono; si dice che l'aggettivo che precede il nome ha una sfumatura "soggettiva", ovvero ha una "funzione descrittiva"; mentre l'aggettivo che segue il sostantivo cui si riferisce ha una sfumatura "oggettiva", ovvero una "funzione restrittiva".
Nel primo caso "alto monte", l'aggettivo "alto" predica, cioè esprime, una qualità del monte ed è equivalente a "il monte è alto"; nel secondo caso l'aggettivo restringe, per così dire, significato e cioè ci dice che non parliamo del monte che è basso, ma parliamo di quello che è più alto degli altri, escludendo gli altri; dicendo " sono salito sul monte alto " affermiamo che siamo saliti sul monte che è alto rispetto agli altri, quindi il più alto.
Messaggio del 10-10-2005 alle ore 22:40:57
breve profilo storico:
al principio della lingua italiana scritta non esistevano gli apostrifi; il Petrarca scriveva, per esempio, "luomo" laddove noi oggi scriviamo "l'uomo".
In seguito, con la razionalizzazione del sistema grafico, e la scelta prevalentemente fonetica dell'ortografia, vennero introdotti gli apostrofi per indicare sia elisione - l'uomo - sia il troncamento - qual' , san', bel', etc.
Questo sistema rimase saldamente in vigore fino al secolo scorso, per cui nessuna differenza distingueva elisione e troncamento (per questo Leopardi scriveva "qual'è").
La norma scolastica odierna distingue, invece, l'elisione dal troncamento, ma solo dopo molte discussioni si giunse, in un periodo relativamente vicino a noi, negli anni 60, alla chiusura definitiva della discussione e alla stabilizzazione, ormai accettata da tutti di una norma, in applicazione della quale, oggi scriviamo "qual è" e riteniamo altre forme errate.
Purtroppo c'è lo spiraglio per ulteriore polemiche, e sta proprio nella norma.
Innanzi tutto la norma non distingue che vi sono due tipi di elisioni: una obbligatoria, che si propone sempre di fronte a consonante e vocale; un'altra facoltativa, la quale, tra l'altro, comincia a perdere notevolmente terreno nella lingua consueta.
Entrando nel merito della normativa essa afferma che l'apostrofo va segnato nei casi di elisione e non nei casi di troncamento, in quanto il troncamento si produce anche di fronte a consonante per cui noi scriviamo "l'uomo", perché la "l" si trova solo di fornte a vocale, e scriviamo "buon uomo" xké "buon" si trova tranquillamente di fornte a consonante (buon vecchio); qui va ricordato xò che "buon" è un caso di elisione obbligatoria, in quanto non esiste *buono vecchio.
La norma dice anche che "pover'uomo" si scrive con l'apostrofo xké se è pur vero che in italiano antico si diceva "pover cielo" (Dante), è anche vero che secondo l'uso moderno e consueto una parola come "povero" non si tronca più di fronte a consonante, ovvero non esiste più (ma solo x l'uso moderno non lo richiede) *pover vecchio.
Insomma, la norma chiama in gioco un fattore fondamentale per una grammatica di una lingua parlata: l'uso e la consuetudine.
Il punto è: le parole a troncamento facoltativo, - quale, tale etc. - ormai non vengono quasi più trocante di fronte a consonante né a vocale (diciamo "quale animale" e non "qual animale", quale nazione" e non "qual nazione") per cui "quale" viene sempre più atrovarsi nella medesima condizione di "povero".
Qualcuno potrebbe osservare che nell'espressione "per la qual cosa", noi utilizziamo la forma tronca; ma l'espressione in questione è una locuzione, una forma cristallizzata; ad essa è simile "per lo più" in cui troviamo un antico articolo dell'italiano in una posizione in disuso, cosa che non basta a dire che in italiano di fronte a consonante si usa l'articolo "lo".
Naturalmente la questione è ancora in fase transitoria, ma proprio questo ci dovrebbe consentire di scartare l'ipotesi che la forma "qual'è" sia un errore, o comunque un errore grave.
Messaggio del 10-10-2005 alle ore 09:34:48
"i diti" quando se ne specificano i nomi: i diti mignolo e anulare
"le dita" quando sono genericamente intese
Messaggio del 09-10-2005 alle ore 18:19:57
Si vede Mr Home che abbiamo concetti diversi di battute e di rispetto del prox. Vi lascio alla vostra dotta conversazione
Messaggio del 09-10-2005 alle ore 13:58:57
Quello che dice Adonai è giusto: "sé stesso" e "non se stesso". "Se stesso" lo dicono i veneti: "Se stesso me vago contro i gl'alberi de a strada!"
Con l'accento acuto: "sé" e non "sè"
Messaggio del 09-10-2005 alle ore 13:56:27
Una regoletta semplice semplice è la seguente:
nelle parole "cioè", "caffè", "è" e "tè" (la bevanda...) si usa la "e" con accemnto grave.
In tutte le altre parole si usa l'accento acuto: nonché, perché, finché, né, fuorché...
Adesso, prima che qualcuno se ne esca con le eccezioni, ribadisco che si tratta di una regoletta semplice semplice che, comuqnue, dovrebbe essere valutata caso per caso... ma in linea di massima funziona!
Messaggio del 09-10-2005 alle ore 13:52:44
Dipende, Mur...
In generale si usa senza accento nei pronomi e negli avverbi: non ne voglio sapere, non me ne fotte ecc ecc.
Se invece è una congiunzione negativa si usa con l'accento, ma quello acuto e non quello grave che hai usato tu: né io né tu ci baceremo più!
Messaggio del 09-10-2005 alle ore 13:46:23
Adonai ke cazzo dici? se ti sente Serianni ti scotenna... leggiti Playboy, rilassa Io preferisco stazzione, mbalzamato, cullù da eccum+illum che si evolve in cuillum cullum cullu, cullù! le diamo come affermate?
Messaggio del 09-10-2005 alle ore 13:29:26
Altro quesito difficilissimo:è un dato di fatto che oggi è il 9 ottobre?Oppure è un'opinone?Molti,quando sbagliano,si difendono,puerimente,sostenendo "secondo me è cosi'".Ok,secondo me oggi è il 20 aprile. ------------ Editato da Cappellini il 09/10/2005 alle 13:35:24 ------------ Editato da Cappellini il 09/10/2005 alle 13:35:57
Messaggio del 09-10-2005 alle ore 12:35:26
mo quesse che vuol dire?a chi è riferito?Cmq mo ti pongo io un quesito,5 o 10 milioni di euro? ho messo 5 o 10 per mettere una cifra alla portata di molti. ------------ Editato da Phar Lap il 09/10/2005 alle 12:36:06
Se stesso o sé stesso? Non c'è dubbio: sé stesso; infatti: [...]è preferibile non introdurre inutili eccezioni e scrivere sé stesso e sé medesimo (L. Serianni, Grammatica italiana)