Messaggio del 06-06-2013 alle ore 10:47:09
Secondo me non è una cosa sbagliata a priori, anche i disabili hanno una loro sessualità.
L'unico problema è che andare con una prostituta darà sempre e comunque sesso in una situazione di rapporto umano falsato. La donna potrebbe essere vista come un oggetto sessuale, a maggior ragione nel caso di persone con dei problemi mentali.
Di conseguenza non si può dare una risposta assoluta, ma bisogna vedere caso per caso, e bisogna avere anche un supporto psicologico, che non si traduce nell' "andare dallo psicologo", ma nel fatto che una persona responsabile, come la madre nel primo articolo che hai citato, maturi l'idea se sia il caso o meno. Una persona coscienziosa e che vuole bene al disabile, deve decidere se possa essere un bene per lui (o lei) oppure possa diventare un'ossessione.
Messaggio del 06-06-2013 alle ore 10:58:11
Ultimamente leggo spesso di questo argomento, ma leggendo l'intervento di Gipsy mi sono accorto di una cosa che prima non avevo notato e su cui non avevo riflettuto:
quote:
La donna potrebbe essere vista come un oggetto sessuale, a maggior ragione nel caso di persone con dei problemi mentali.
e consiste nel fatto che si parla solo di uomini, ma non ho mai letto nulla al riguardo delle necessità sessuali di donne disabili. Mi domando se ne abbiano.
Messaggio del 06-06-2013 alle ore 13:36:11
Ma quelli non sono articoli italiani, io mi riferisco a tutti gli articoli in Italia che ho letto, e lo stesso Gipsy mi ha dato l'impressione di escluderlo, altrimenti non avrebbe specificato "la donna potrebbe essere vista come oggetto sessuale".
Messaggio del 10-06-2013 alle ore 12:21:24
il concetto che i disabili abbiano desideri sessuali è scontato e dovrebbe essere ovviamente riconosciuto, non c'è neanche da parlarne, non vorrei però che creando dei servizi appositi si rischi ancora di più l'emarginazione, è l'unico mio dubbio
Messaggio del 10-06-2013 alle ore 13:58:13
Ti sbagli Adonai, l'ho presa in considerazione
quote:
Una persona coscienziosa e che vuole bene al disabile, deve decidere se possa essere un bene per lui (o lei) oppure possa diventare un'ossessione.
Non ho preso in considerazione la possibilità di oggettivizzazione dell'uomo da parte della donna, in quanto è estremamente meno probabile che una donna disabile possa compiere una violenza sessuale su un uomo nel pieno delle sue facoltà fisiche e mentali.
Le uniche aberrazioni che vedo come plausibili in tal senso sono rappresentate dai seguenti scenari:
1) Una donna con turbe psichiche diventa ossessionata dal sesso e viene sfruttata da gente dalla moralità discutibile
2) Una donna con simili problemi, compie una violenza su un'altro disabile.
Comunque il concetto di fondo non cambia, dovrebbe essere una persona coscienziosa che vuole il suo bene a decidere. Non un giudice, un assistente sociale in base ad una semplice e stupida regola.
Messaggio del 11-06-2013 alle ore 12:54:38
io credo che, a parte tutte le considerazioni, e con buona pace della morale, si tratti di un gesto di altissima umanità.
non sarei io a dover giudicare delle scelte di mia sorella, bensì mia sorella stessa