Cultura & Attualità


IL CASO NAZIONALE In questa palazzina di via della Pietà hanno installato degli strumenti per rilevare quale tipo di anomalia possa aver permesso lo schiacciamento di un piano, il più basso, e lo scivolamento della struttura a un metro dalle colonne rimaste in piedi ma senza reggere più nulla. Perché le colonne si sono staccate dal resto? Non si sa. L’unica certezza è che in questa palazzina che domina la vallata non ci sono stati morti, per fortuna. Durante la scossa delle 3,32 il marito ha detto alla moglie: «Chissà se ce la facciamo a uscire, c’è ancora un piano di scale da fare». Lei ha risposto: «Ma che? Siamo già arrivati». È stato il terremoto a fare da ascensore. Ora la casa è sotto sequestro in attesa del responso degli esami.
bravo
Si ma questo caso è ancora più strano!
I pilastri (ho visto le immagini) non sono crollati, sono perfettamnte in piedi!
La casa si è "scollata" all'altezza del primo piano.. si deve essere sollevata per poi ricadere, intera, a circa un metro di distanza dal suo sito originario..

no, no è proprio questo il meccanismo che si è verificato
stavo cercando le foto ma non le ho trovate
ci sono stati vari casi di case che si ritrovano con un piano in meno:

guardate la dimensione del pilastro e quella della trave

http://ilcentro.gelocal.it/multimedia/home/5586675
in questo video si nota la totale mancanza di staffe nel pilastro
(le staffe sono gli elementi che contengono i ferri longitudinali e il cemento (calcestruzzo) e inpediscono la rottura fragile del pilastro, che naturalmente dovrebbe essere elastico, "flessibile" e plasticizzarsi a poco a poco.)
http://www.rainews24.rai.it/ran24/player/video.asp?videoID=12501
questo secondo video è veramente inquietante, il calcestruzzo dov'é?
quello non è calcestruzzo, è una spece di calce per intonaco, senza ghiaia (solo sabbia?) e oserei quasi dire senza cemento. Pazzesco. Per queste cose ci vuole la galera.
http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=115486

qui i pilastri cedono senza neanche il sisma

http://iltempo.ilsole24ore.com/politica/2009/04/19/1014919-dall_inviato_maurizio_gallo_pettino_aquila_venuta_come_scatola_cartone_poggiata_sugli_stuzzicadenti.shtml

Pettino - In corso le verifiche di agibilità
Palazzi di cartone
«È venuta giù come una scatola di cartone poggiata sugli stuzzicadenti». La «scatola» è un palazzo di tre piani in via Dante Alighieri 3, a Pettino, frazione dell'Aquila.
Gli «stuzzicadenti» sono i pilastri sui quali l'edificio era stato costruito nei primi Anni '80. La definizione è di Stefano De Sanctis, giovane ingegnere che sta effettuando per conto della Protezione civile le prime verifiche di vulnerabilità e agibilità assieme al professor Enrico D'Amato, docente all'università del capoluogo. Il palazzo è caduto verticalmente sul garage, che è scomparso, trasformando d'un colpo il primo piano in piano terra e schiacciando le auto in sosta. «In termini tecnici si chiama collasso parziale. I motivi del disastro possono essere svariati - spiega De Sanctis - Ma una cosa è certa: non doveva accadere. Ed è stato davvero un miracolo che non ci siano state vittime». Già, un miracolo. Così non la pensano gli inquilini che hanno salvato la vita ma hanno perduto i risparmi di una vita usati per acquistare quegli appartamenti. «La porta blindata si era incastrata, una parte delle scale erano crollate e noi siamo rimasti bloccati dentro per tre ore - racconta Teresa Cuomo, che abitava al terzo piano - I costruttori sapevano che sotto il palazzo passava la faglia. E allora perché diavolo hanno costruito proprio qui se c'era questo rischio?».
Una domanda alla quale risponderà, speriamo, la magistratura. L'inchiesta sta ancora muovendo i suoi primi passi. Si è parlato di cemento fatto con la sabbia di mare, di armature deboli e insufficienti, di criteri antisismici allegramente ignorati. Vedremo. Quello che però si può vedere ora, senza aspettare la chiusura del fascicolo e usando come «interpreti» i due ingegneri, basta a far nascere seri sospetti sulla qualità della costruzione. Anche perché al civico 2, sebbene i danni siano ingenti, i pilastri hanno retto meglio e sembrano meno poveri d'acciaio. Di fronte, poi, un'altra palazzina ha resistito quasi senza conseguenze all'impatto del sisma. Qui, al numero 3, al contrario, la scatola si è «seduta» sul suolo. «La palazzina si è mossa rigidamente, ha traslato insomma, perché i pilastri hanno ceduto e non sono stati in grado di assorbire la scossa e di trasferirla agli altri elementi strutturali - osserva ancora Stefano De Sanctis - Vede, la "scatola" è integra, non ha danni strutturali. Ma il piano terra è svanito sotto il resto dell'edificio. Se poi era stata edificata con criteri antisismici, le conseguenze non dovevano essere così gravi».
Le colonne portanti e le saracinesche di metallo del garage sono esplose verso l'esterno. Se, però, l'autorimessa fosse stata più robusta, a rimetterci sarebbe stato il primo piano e il giorno dopo si sarebbero contati molti morti, perché a quel livello vivevano tre nuclei familiari. «Una perizia a vista non si può fare anche se il problema non è la faglia ma l'intensità delle scosse - continua Stefano - Ad occhio, però, posso dire che le staffe orizzontali di metallo suelle colonne sembrano poche e lo stesso discorso vale per le barre longitudinali. Tuttavia bisogna vedere qual era il rapporto fra questi due elementi metallici e la dimensione del pilastro. Ci vorrà tempo. Noi faremo una stima preliminare e consegneremo la scheda alle autorità competenti, poi vedremo...». Chiarisce D'Amato: «Le responsabilità da accertare sono di quattro livelli: progettazione, direzione dei lavori, esecuzione e collaudo». Attirati dal mostro «inginocchiato», sono molti i curiosi che si fermano in via Alighieri. Tra loro, Mino Marzulli, pugliese, una laurea in urbanistica e progettazione e un figlio che studia ingegneria all'Aquila: «Queste cose fanno inorridire - esclama - Nelle colonne c'era poco ferro e poi non erano ancorate al pavimento del primo piano con una gettata ad incastro, ma soltanto poggiate.


dall'inviato Maurizio Gallo
19/04/2009
ho l'impressione che oltre ai problemi descritti prima il problema principale sia il non giusto ammorsamento tra il pilastro inferiore e quello superiore, cioé i ferri di ripresa erano corti (problema scemo ed ingenuo

perdonate la mia insistenza ma è un argomento che mi interessa molto

clicca qui
problema scemo ed ingenuo
io credo che invece sia ponderato e dettato da economie e profitti e, per questo caso (in quanto legato alla vita delle persone, vita nel senso di quotidianità e non soltanto di battito del cuore) decisamente ed assolutamente delinquenziale.
niente scemi od ingenui, solo un sacco di furbi in un paese in cui la furbizia, magari truffaldina, è il primo e condiviso valore assoluto nazionale.

in questa foto si vede un bel tetto in legno di recente costruzione: dov'é l'errore?
si vede chiaramente che è il tetto stesso che ha buttato a terra tutto, l'errore è che il tetto avrebbe dovuto appoggiare su di un cordolo di cemento e fissato su di esso.

in questo fabbricato si vede chiaramente che una chiave in acciaio avrebbe contribuito a contenere la parete di facciata e forse un cordolo di cemento sotto le travi di legno del tetto non sarebbero stati male.

come sopra

come sopra: la chiave in ferro



qui si vede come la chiave ha tenuto il muro nell'angolo e mi par di vedere il cordolo in cemento che è rimasto a sostenere il tetto, qui probabilmente non ci sono stati morti. Il muro purtroppo si è sbriciolato.

anche qui si vede che il cordolo di cemento ha retto le strutture
Atelkin33, ti capisco ma sai quanto costano 4 staffe di ferro?
costano 4 soldi, che so un paio di euro l'uno compreso la manodopera

per quanto mi riguarda, sarò ingenuo, ma pensare di risparmiare 4 euro su un opera che costa un milione di euro rischiando quello che tutti abbiamo visto è bestiale, non umano.

intervenire qui, nel rispetto delle regole del buon restauro, cioé rimanere invisibili, è costoso e difficile.

quelle pareti sfondate sono danni da tenere in conto, lo so pare brutto a dirlo ma sono danni modesti e tollerabili. La struttura del palazzo ha resistito bene.

si vede chiaramente che nella torre non ci sono chiavi in ferro.

anche qui la struttura ha retto ma c'è l'espulsione del paramento murario rigido, il mattoncino, ma direi che è un danno atteso e tollerabile per questo tipo di struttura.

la chiave ha tenuto
Crasso,
visto che te ne intendi ti do altri spunti. Questa è un'altra struttura pubblica di cui si è parlato poco. Mi riferisco alla facoltà d'ingegneria. Anche se la struttura porante ha retto bene, li se il sisma si fosse verificato di giorno vi sarebbero state centinaia di vittime, e la parte nuova è quella che ha subito più danni. A mio modesto parere (non sono un esperto) qui si è pagato il conto all'estetica, le belle tamponature in pietra sono e le belle vetrate sono venute giù come birilli, complice la non fattura ad opera d'arte
18/4/2009 (7:20) - TERREMOTO IN ABRUZZO
L'università modello
era fatta di plastica
FERRUCCIO SANSA
Un'università costruita con la plastica. Come i Lego. E non una facoltà qualunque, ma proprio ingegneria, il regno dei progettisti. A guardare le tonnellate di detriti accumulati davanti alle aule degli studenti si resta di sasso: al posto del cemento armato si trova plastica espansa. Proprio questo avrebbe provocato il crollo che, se i ragazzi fossero stati presenti, era destinato a causare una strage. Ieri mattina decine di studenti si sono presentati davanti ai cancelli di ingegneria, come fosse un giorno di lezione. Ma il motivo era un altro: recuperare i computer e il materiale frutto di anni di ricerche. Così non è stato difficile per il cronista entrare e provare un atroce dubbio, un altro ancora, che il terremoto ha suscitato. E pensare che la facoltà di ingegneria era uno dei fiori all'occhiello dell'università dell'Aquila. Siamo a Roio Poggio, una collina che domina la città e si affaccia sulle montagne. Difficile trovare un ateneo altrettanto suggestivo, una specie di nido in mezzo ai boschi. Proprio per questo gli architetti negli Anni Ottanta avevano disegnato questi edifici dalle immense vetrate affacciate sul Gran Sasso. Un progetto dalla lunga storia che fu ultimato soltanto negli Anni Novanta, con tante imprese che si alternarono nell'esecuzione. Ma alla fine, si disse, ne era valsa la pena.
Oggi, però, a vedere gli effetti del terremoto viene qualche dubbio. L'edificio 1, quello della biblioteca, appare quasi integro. Certo, ci sono stati dei crolli, ma il sisma non è stato una carezza. I guai, seri, invece, si scoprono nel secondo palazzo, quello più frequentato, con decine di aule in grado di ospitare circa 1200 ragazzi. Arrivarci, sgusciando tra i corridoi ingombri di detriti, non è facile. Ed ecco la sorpresa. Le vetrate, appunto. Quello che doveva essere il tratto distintivo dell'edificio ha rischiato di provocare un disastro. Le enormi lastre trasparenti erano sospese a molti metri d'altezza e dovevano essere in grado di resistere ai terremoti. La garanzia derivava dal cemento armato su cui le vetrate avrebbero dovuto poggiare. Ma a quanto pare non era così. Lo dicono i detriti, ma anche i brandelli della struttura rimasti in piedi e ancora visibili. Lo dice chi se ne intende: «Al posto del cemento c'era della plastica», allarga le braccia un vigile del fuoco. Di cemento c'era soltanto un sottile spessore che non ha retto la scossa. Il risultato: tonnellate e tonnellate di materiale sono crollate sulle scale, proprio quelle da cui dovevano fuggire gli studenti. I vigili del fuoco e i professori che ieri camminavano con le torce elettriche per i corridoi bui e deserti dell'università non nascondono la rabbia: «Questa non è un'università, ma una trappola per topi». Tutti indicano le aule: decine, ma sotto il livello del terreno. Un docente allarga le braccia, forse immaginando anche se stesso in cerca di una introvabile via di fuga: «Se la scossa fosse arrivata in una normale mattina di lezione, non si sarebbe stato scampo».
Primo, per i crolli che si sono verificati negli spazi dedicati ai ragazzi. Secondo, perché la scala d'uscita era occupata dai detriti. Ma ancora: se gli studenti e i professori fossero stati all'università, sarebbero stati colpiti da lame di vetro pesanti decine di chili, precipitate da molti metri di altezza. «Qui ci saranno un sacco di cose da chiarire», commenta un tecnico dei vigili del fuoco, muovendo con un piede le macerie. Osservando i brandelli di struttura ancora pericolanti. Nei giorni scorsi gli esperti dell'università hanno compiuto i primi sopralluoghi nell'ateneo. Il rapporto con i risultati tra breve sarà completato e senz'altro aprirà un nuovo fronte di indagine. Intanto si sta cercando di risalire alle imprese che hanno realizzato le vetrate. Di distinguere gli eventuali responsabili dalle altre società che hanno compiuto i lavori a regola d'arte. I locali del primo padiglione e della mensa, per dire, hanno retto bene il colpo. Tutto per arrivare a quella domanda: chi ha utilizzato plastica espansa invece del cemento? All'uscita dell'università gli studenti formano capannelli. Si comunicano amarezza e delusione: «Rischiamo di perdere il lavoro di un anno». Un professore si allontana e a mezza voce sospira: «Se sapessero... altro che le ricerche, hanno rischiato di perdere la vita».



Questa è la parte vecchia che "sembra" aver resistito di più nonostante i 30 anni in più


solo qui vi sarebbero stati centinaia di morti di giorno è pieno come un uovo e inoltre è la via di fuga per arrivare all'esterno. Il materiale è caduto dalle tamponature di 3 piani sopra, con tutta la copertura in vetro un mix micidiale !


da qui si è staccato il materiale che avete visto nell'atrio nelle foto precedenti...



meno male che era la sede della facoltà di ingegneria.
penso pero che qualsiasi saggio professore di tale corso si sarebbe dovuto chiedere in precedenza sotto quale tipo di struttura insegnava, insomma se ella era stata fatta a regola d'arte visto la competenza in materia che non dovrebbe mancare in quella sede. quindi visto che uno di questi professori l'ho visto lamentarsi in televisione della diciamo faciloneria con la quale tiriamo su le case in italia mi chiedo: ma tal professore come tutti gli altri di tal facoltà ci fa o ci è? ossia sono loro i primi ad agire con superficialità o sono degli incompetenti raccomandati da prendere a calci nel culo?
angelo77, chiaramente io non mi permetto di valutare le opere degli ingegneri per di più professori universitari essendo io solo un modesto architetto di campagna ma direi che in quel punto in cui ci sono state le espulsioni di tamponatura non sono state ben valutati gli spostamenti delle strutture. Questa cosa è, nella ultima e penultima normativa, importantissima proprio perché si sa che le tamponature sono rigide e non sopportano il benché minimo spostamento interpiano; mi sarei aspettato in quel caso da un buon direttore dei lavori o anche da un buon capo mastro un minimo di collegamento tra le tamponature interne ed esterne o almeno con la struttura stessa. Per quello che posso vedere invece per la copertura in vetro, lì credo ci sia qualche errore di progettazione, non riesco proprio a vedere dov'è l'appoggio della struttura metallica su quella di CA e comunque visto che in altri punti ha resistito tranquillamente vuol dire che in quel punto c'è stato qualcosa che non ha funzionato (gli spostamenti interpiano eccessivi?).
Anima hai proprio ragione, ricordo che appena inaugurata la nuova facolta di Architettura di Pescara, progettata dal professorone di turno, si è allagata la biblioteca cosiche 1/3 dei libri sono stati buttati nella spazzatura

Animanera, approposito di quello che dici ecco un bell'articolo:
15/04/2009
Un concorso per ricostruire l'Aquila
Sismologi, geologi, urbanisti e architetti
Italia fino al 15/04/2009
Per ricostruire l'Aquila, che è tra le grandi capitali europee della cultura, bisogna bussare alle porte degli atenei italiani e mobilitare i migliori giovani cervelli delle università, mettendoli in gara con un concorso in tempi rapidi tra cui scegliere il progetto per la rinascita della città.
E' l'appello che arriva dall'architetto Fernando Baldassarre, pugliese di origine ma abruzzese d'adozione che opera e conosce bene in tutte le sfaccettature il territorio devastato dal sisma.
"L'Aquila -ha detto all'ADNKRONOS- può diventare un laboratorio di ricerca e di sperimentazione assolutamente unico e un'occasione anche per rilanciare davvero le scuole di architettura italiane, che in questi anni hanno prodotto poco a livello urbanistico rispetto ad altri Paesi, forse perchè sovrastate da un bagaglio troppo prezioso di storia che ha finito per generare una cultura della museificazione difficile da superare.
Penso che questo potrebbe essere il momento giusto per rimettere in moto la macchina della creatività".
Quanto all'ipotesi lanciata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di costruire una "new town" all'Aquila, Baldassarre non la boccia a priori.
"Se l'idea è quella di procedere a una pianificazione controllata e subordinata alla ricostruzione in loco può essere anche prevista", spiega.
"No e assolutamente no invece al campo di baracche da trasformare in centro abitato".
(Adnkronos)
secondo te chi lo vincerà?
forse perchè sovrastate da un bagaglio troppo prezioso di storia che ha finito per generare una cultura della museificazione difficile da superare.
e certo! ora dovremmo lasciare spazio alla "cultura" della devastazione... quel che non ha fatto il terremoto ora lo vuole fare Baldassarre.
... l'errore è che il tetto avrebbe dovuto appoggiare su di un cordolo di cemento e fissato su di esso...
Crasso ... questo e' proprio il primo errore da non fare. Appesantire la struttura in alto. Semmai si sarebbe dovuto usare un cordolo di legno, o di laterizio armato (con resine). Il problema di quel collasso, come giustamente detto da te, oltre al fatto di non avere ripartito il carico di punta del tetto (ma MAI con un cordolo in ca per una struttura in pietra come quella) e' la bassissima qualita' della muratura, che sembra evidentemente a sacco e con caratteristiche meccaniche del legante ormai pari a zero. Bisognerebbe forse iniziare a pensare che una costruzione non e' per sempre.
case di legno
http://www.edilia2000.it/informazione/articoli/articolo.php?_uri=780153518b572b4ecd494d2ef14b2d2fb63536373655030042960622
spero qualche giovane e talentuoso team di architetti/ingegneri proveniente da una delle nostre illustri università.no?

l'idea di baldassarre mi sembra di rilievo così come anche l'osservazione sull'eccessiva museificazione delle nostre città.
anche perchè mi chiedo cosa lasceremo noi ad i posteri?
stavo per scrivere non me ne voglia bruce wayne, alzo gli occhi e lo trovo immediatamente critico verso il pensiero di baldassarre che ripeto mi sembra personalmente giusto.
ripeto cosa lascera la nostra civiltà ad i posteri? palazzi palazzine palazzoni orrende chiese edifici di cultura che sembrano capannoni industriali capannoni industriali orrendi moli ponti di ferro orrende dighe e via discorrendo.
l'eccessiva museifcazione inaridisce l'inventiva dei nuovi creatori, questo è sotto gli occhi di tutti.
Lo Zar, capisco bene quello che dici ma ti assicuro che un piccolo cordolo in cemento realizzato togliendo un paio di file di mattoni o pietre, il tutto di una dimensione di 30-40 centimetri di larghezza e 20 cm di altezza non varia i pesi ma crea una base solida ed uniforme su cui poggiare le travi, non dimenticare che un muro del genere pesa circa 1600-1800 kg al metro cubo mentre il CA pesa 2400-2500 al mc per una differnza di peso di: 0.2x0.3x1.0=0.06 x 1800=108 kg mentre 0.2x0.3x1.0=0.06 x 2500=150 kg, una differenza di peso di 42 kg

per quello che riguarda la qualità dei muri che ti devo dire, che puoi fare?
intonaci armati? qualcuno li sconsiglia, e comunque andrebbero fatti dentro e fuori e collegati, ma è possibile farli?, e se ci sono affreschi o stucchi?
Anima mi auguro tu stia scherzando!
Come cosa lasceremo ai posteri?
Tutte le porcate di cui sono piene le nostre zone semicentrali e periferiche...
Anzi no, non glie le lasceremo affatto, perchè nelle nostra epoca le case, come qualsiasi altra cosa, sono beni di consumo con un ciclo di vita molto breve. E ora dovremo impuzzinire pure le zone storiche... guarda il corso di Lanciano e fatti un'idea!
Un tempo l'architettura era fatta per durare, e durerebbe ancora se non fossero intervenute delle manomissioni irresponsabili o ci fosse stata la giusta manutenzione...
A me sembra , guardando le foto, che siano stati proprio cordoli e solette in cemento a determinare molti dei crolli delle murature in pietra.
Un balcone di pietra lo sapete cosa fa durante un terremoto?
Si spezza e crolla. Poco male, finito il terremoto se ne ordina un altro identico e passa la paura.
Un balcone di cemento invece...
vibra, vibra e continua a vibrare tritando ciò che gli sta intorno come un martello pneumatico.
21/04/2009
Terremoto in Abruzzo
A rischio metà dei siti d’interesse culturale
Il sisma che ha devastato L’Aquila e il suo circondario ripropone con urgenza la necessità di mettere in sicurezza i siti d’interesse culturale sui quali pende la spada di Damocle di un terremoto dagli effetti potenzialmente distruttivi.
Perché se è innegabile che proprio dalla catastrofe naturale che ha colpito l’Abruzzo potrebbe venire un nuovo slancio per la salvaguardia di un patrimonio pressoché sterminato, è altrettanto vero che finora sono notevoli i ritardi accumulati. E le stime sono drammatiche.
Secondo il direttore generale per i Beni architettonici e storico-artistici del Mibac, Roberto Cecchi, grosso modo la metà dei siti si trova in un’area a rischio sismico. “Sulla base del ‘vincolato’ di cui disponiamo, si tratta di circa 250 mila edifici su un totale di mezzo milione”, anticipa Cecchi al VELINO. Per giungere a questa conclusione, i tecnici del ministero hanno incrociato le aree dove è maggiore la possibilità che si verifichino eventi sismici con la “densità” culturale dell’area. Ma nonostante l’inevitabile approssimazione, il risultato è impressionante.
Dal 2007 una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri stabilisce i passi da compiere per la valutazione e la riduzione del rischio sismico nel patrimonio culturale. A cominciare dalla necessità di operare un monitoraggio per comprendere l’effettiva portata del rischio.
Il documento portava a compimento e a sua volta riprendeva argomenti già presenti in una direttiva analoga del 2003. Eppure finora ben poco è stato fatto, prevalentemente per la difficoltà di superare il “conflitto” fra architetti e ingegneri, basato su un diverso modo di intendere gli interventi di messa in sicurezza.
“Siamo a metà del guado - riconosce l’architetto Pasquale Zaffina dell'Ordine di Roma e coordinatore del gruppo di Protezione civile -. Le linee guida finalmente sono state stilate, ma il monitoraggio stenta a partire. C’è bisogno di parametri di valutazioni univoche per non correre il rischio che ognuno vada per la propria strada”.
Al momento la scheda di valutazione del rischio sismico è stata compilata solo per poche decine di siti, tanto da rendere quasi certamente indispensabile una proroga sui termini di legge previsti dalla direttiva ministeriale, che fissa al 31 dicembre 2010 la conclusione della ricognizione del patrimonio culturale e del tipo di operazioni da effettuare.
“A Firenze si sta già lavorando sugli Uffizi e alle Gallerie dell’Accademia, altri edifici sono invece stati già oggetto di verifiche in Veneto - aggiunge Cecchi -. Tuttavia scontiamo il fatto che la prevenzione è vista come un impaccio senza riscontro immediato, mentre anche da un punto di vista economico è molto conveniente: in molti casi con pochi interventi di cucitura si riescono a fare interventi molto efficaci e poco dispendiosi. Ma è necessario disporre di più elementi possibile su un’opera, perché un intervento sbagliato può comportare danni ancora più gravi. Spesso gli interventi di consolidamento in calcestruzzo armato si sono mostrati inefficaci e addirittura perniciosi”, prosegue Cecchi, che cita a esempio il caso del sisma del Friuli e del castello dell’Aquila, dove proprio il calcestruzzo “ha funzionato come un maglio, peggiorando i danni del sisma”.
fonte dati: IL VELINO CULTURA
Bruce, non è esattamente come dici, lo ripeto.
una cosa è realizzare un nuovo fabbricato di cemento armato su di uno in muratura, come è avvenuto a San Giuliano, una cosa è l'inervento puntuale nelle dosi giuste.
Se il balcone era in pietra, perché non rifarlo in pietra, il balconsino di cui tu parli, e lo sappiamo di quale tu parli, non era in pietra ma in ferro e non è stato possibile rifarlo in ferro, è vero che è antiestetico ma l'impresa non ha fatto tutto quello che gli era stato detto, cioé pitturare e fare un pavimento in pietra come disegnato ma sono cose a cui si può porre rimedio.
bruce non mi hai capito.
quello che tu dici è giustissimo ma le nuove leve devono avere la possibilità di agire affinche non restino solo palazzi cibbotti alle future generazioni.
baldassare ha detto una cosa giusta e anche noi dobbiamo cominciare a costruire edifici chiese infrastrutture degne delle grandi opere del passato.
http://salonedelrestauro.ultrafragola.com/
Animanera, hai ragione ma dico che non tutto quello che è stato realizzato in passato è di valore, nel corso dei secoli c'è stata una spece di selezione naturale e a noi è arrivato il meglio e noi dobbiamo conservarlo e anche capirlo, è vero poi che dobbiamo realizzare opere di ottima qualità ma si fa, non è che non si fa ma si va anche verso quello che dice bruce, cioé il consumismo pure dell'edilizia.

Chiesa e cimitero di Santa Rufina di Roio
Fatta crollare dal movimento delle travi contro la sommità della facciata.

altra casa di cui rimane in piedi il cordolo..



e questa? cordolo solo sulle pareti lunghe?


questa è stata frullata dal tetto

qui il colpevole è in primo piano in basso a destra

"L'Aquila -ha detto all'ADNKRONOS- può diventare un laboratorio di ricerca e di sperimentazione assolutamente unico e un'occasione anche per rilanciare davvero le scuole di architettura italiane, che in questi anni hanno prodotto poco a livello urbanistico rispetto ad altri Paesi, forse perchè sovrastate da un bagaglio troppo prezioso di storia che ha finito per generare una cultura della museificazione difficile da superare" baldassarre.
parole sante e di difficile travisamento. perchè condannarle? non sono un distruttore del passato anzi... da esso traggo motivi per vivere il futuro però e anche vero che nuove avanguardie devono avere la possibilità di esprimersi e questo potrebbe avvenire benissimo all'aquila. questo intendo condividendo il pensiero di baldassarre.
come ha i ben detto crasso a noi sono giunte opere del passato diciamo selezionate dal tempo il quale farà delle nostre egual selezione. ma delle nostre cosa lascerà il tempo? BISOGNA CREARE E NON SOLO CONSERVARE
e sottolineo AVANGUARDIE
... Lo Zar, capisco bene quello che dici ma ti assicuro che un piccolo cordolo in cemento realizzato togliendo un paio di file di mattoni o pietre, il tutto di una dimensione di 30-40 centimetri di larghezza e 20 cm di altezza non varia i pesi ma crea una base solida ed uniforme su cui poggiare le travi, ...
Crasso, ripeto, questo e' il primo errore da evitare. Il cemento ha una risonanza ben diversa dalla pietra. Vibrano su frequenze diverse anche se vengono collegate. I terremoti dell'Umbria e delle Marche hanno fatto scuola in tal senso. Inoltre la differenza di peso di cui parli e' molto piu' accentuata di cio' che dici in quanto le murature di quella qualita' non arrivano ai pesi da te esposti ed anche se la differenza fosse di 42 Kg in caso di sisma l'inerzia non e' statica ma dinamica. Si parla quindi di coefficienti di accelerazione quadratici. 42 chili sono tantissimi. Solo per citarti il primo articolo trovato in rete
http://forum.corriere.it/terremoto_nel_centro_italia/07-04-2009/negli_interventi_antisismici_ledilizia_storica_non_va_trattata_come_quella_moderna-1235121.html
... per quello che riguarda la qualità dei muri che ti devo dire, che puoi fare? intonaci armati? qualcuno li sconsiglia, e comunque andrebbero fatti dentro e fuori e collegati, ma è possibile farli?, e se ci sono affreschi o stucchi? ...
Se si parla di opere monumentali e di valore architettonico elevato le tecniche sono ormai definite. La Basilica di Assisi ha la cupola crollata appesa su struttura portante e armata con resine (per intenderci come queste http://www.tecnocem.it/new/volte_archi.html ). Per cio' che concerne le abitazioni private vi sono tantissime tecniche che ci vengono anche dalla tradizione.
Alcune:
- Alleggerimento della struttura "a salire";
- Catene di ferro;
- Utilizzo di ancoraggi metallici o lignei per elementi strutturali di massa notevolmente piu' grande degli latri elementi;
- Cordoli in legno;
- Tavolato di sottocopertura del tetto (non cadono elementi);
- Collegamenti dei fogli murari verticali tra loro (partizioni) (tipico esempio le code di rondine dei romani); etc etc etc Si sono perse le maestranze per strada. Far mettere una caldaia muraria a incasso in un muro al centro storico e' da criminali ma si fa 99 volte su cento, per non parlare dei tubi degli scarichi in traccia, delle canne fumarie in traccia, delle aperture di vani ampi su muri portanti per attivita' commerciali ai piani terra senza uso di martinetti idraulici che risultano essere troppo costosi, delle sopraelevazioni selvaggie con relativo recupero dei sottotetti etc Avoia a piagne mo! Oltre alle tecniche tradizionali vi sono le tecniche quasi miracolistiche della chimica (resine) ampiamente usate ora in Umbria e Marche con grandissimi risultati. Si parla, ad esempio, di travi di laterizio armato con resine in sostituzione del cordolo in ca. Per capirci sono formati da semplici tavelle da 5 messe in strato fino all'altezza desiderata (ad esempio 25,30,35cm etc) con interposte tra loro uno strato di fibra incollate con resine. Hanno raggiunto carichi di rottura superiori alle travi in cemento! Come queste ve ne sono molte altre ad esempio iniezioni murarie etc. Se si vuole, le tecniche per salvaguardare i nostri edifici storici vi sono. E', forse, una questione di scelte? Di soldi? Di cultura? Certo, non tutto cio' che ha piu' di cento anni e' da salvare, ci mancherebbe.
E poi c'e' da chiedersi perche' master interessantissimi e fondamentali (per le nozioni date ma anche per il materiale di anni di ricerche lasciato ai partecipanti

http://www.mastrodicasa.com/home.html (andate a vedere le date degli ultimi corsi)
non siano stati piu' fatti. Mancanza di finanziamenti? Mancanza di attenzione mediatica dopo la tragedia di San Giuliano di Puglia? Mmmmmmhhhmmm sempre dopo si fanno ste' cose! Avremo di nuovo corsi del genere per i prossimi anni? Mah!? Chi vivra' vedra'.
Lo Zar, io condivido pienamente quello che dici e uno di questi corsi io l'ho fatto, ma io sto commentando quello che vedo, sto parlando del passato e a volte del presente, tu stai parlando del futuro o del presente d'elitte, i materiali di cui tu parli sono conosciuti da anni ma sono costosissimi e dalle nostre parti se ne forse visto qualcosina nel restauro della nostra cattedrale, e basta.
Crasso, non sto parlando del futuro d'elite. Sto parlando del presente e del passato. Cordolo in ca MAI! Usiamo quella lista di tecniche che ho gia' riportato su e che si usano da prima di Cristo. Ferro, tiranti, legno, alleggerimento verso l'alto, staffe di collegamento tra le partizioni, tavolato di legno di sottocopertura etc etc etc. Non mi sembrano materiali d'elite ..... anzi. Mi sembra solo cio' che nei computi metrici e' scritto nelle voci di capitolato ...."il tutto a regola d'arte".
Se comunque interessa anche l'elite
http://www.aico-compositi.it/
Ciao
...e uno di questi corsi io l'ho fatto...
Non mi ti ricordo.
Lo Zar, non ho fatto il corso con la mastrodicasa, ma con il prof Rocchi, comunque contattami in privato, ti ho mandato un messaggio
Avanguardie?
Realizzazioni come quella che ho postato su Anima?
Elite?
eh già... perchè il popolo minuto deve spendere per il portoncino PANTO, le piastrelle bianche 10 x 10 che però sono firmate "VALENTINO" e la tazza del cesso di Renato Balestra, mica si più preoccupare del consolidamento!
Bruce ... dov'e' quell'intervento?

il corso lo abbiamo fatto insieme con il Prof. Borri

Questa e' una scheda criminale. Mica sai di che hanno e'?
Credo sia meglio studiarsi le normative, nei nuovi fabbricati in muratura i cordoli sono obbligatori.
Non stavamo parlando di nuovi fabbricati in muratura. Non c'e' neanche una foto di quelle postate da te di nuovi fabbricati in muratura. Si e' sempre parlato di ristrutturazioni ed interventi sul costruito. E poi se parliamo di normative e' tutt'altra cosa. Anche nei casi di ristrutturazioni su edifici in pietra e murature di varia natura le normative, purtroppo, non vietano l'utilizzo dei cordoli in ca. Cosa coooompletamente diversa sono le nuove costruzioni. Scusa ma ... non lo sapevi? Non avevi ancora studiato la normativa?


Crolli. Lo studio di Abruzzo Engineering, pm indaga
Un allarme vecchio di tre anni. Uno studio dapprima commissionato, poi eluso. Un capitolo oscuro narra le premesse di una tragedia annunciata, ma la Regione sembra ignorarlo. Passa il tempo e una tranquilla notte di primavera la terra trema, sussulta, si torce, si spacca. Quasi 300 le vittime del disastro sismico. Quali e quante di queste potevano scampare alla morte? E' quanto intende appurare la Magistratura aquilana, in questi giorni intenta ad indagare tra i molteplici atti, esposti, rapporti e studi commissionati da enti pubblici e privati in merito all'agibilità degli edifici aquilani.
Circa tre anni fa ad esempio, uno studio sulla precarietà di costruzioni come la Casa dello studente, l'ospedale San Salvatore, e la Prefettura dell'Aquila aveva raggiunto la Regione. Un rapporto firmato nero su bianco e pagato dai contribuenti era stato elaborato dalla società mista Abruzzo Engineering, ex Collabora Engineering, che su commissione della Protezione Civile aveva accettato il compito di esaminare la staticità di alcuni edifici pubblici del Capoluogo aquilano. Dapprima guidata dall'ex segretario di Del Turco, Lamberto Quarta, e poi passata alla conduzione di Raffaele Marola, la società aveva inviato al Palazzo della Regione una lista dettagliata di circa 70 edifici in stato di "criticità", indicando espressamente operazioni e costi necessari per renderli sicuri.
Le strutture definite "ad alto rischio" presenti nell'elenco erano quattro. Prefettura, Ospedale, Casa dello studente e un edificio scolastico erano stati segnalati come insicuri. Per risolvere le criticità strutturali dell'edificio che ha seppellito parte del nostro futuro ad esempio, l'Abruzzo Engineering aveva preventivato una spesa di circa 1,4 milioni di euro. Ora questo studio è nelle mani della Procura dell'Aquila. Ma perchè, una volta iniziato lo sciame, Protezione Civile e Regione non hanno provveduto a sfollare tali strutture? Ammesso che i fondi per la messa in sicurezza degli edifici segnalati non fossero ancora disponibili, possibile che nessuno abbia paventato la possibilità di scosse più forti e pertanto mortali per le persone presenti in tali precari stabili? Con il senno di poi è facile, questo lo sappiamo. Sta alla solerzia dei magistrati abruzzesi scoprire quanto effettivamente potesse essere evitato. Qualcuno sostiene sia “esagerato” affermare che alcune delle morti avvenute tramite il sisma fossero annunciate. Ma un'esagerazione, si sa, è soltanto una verità che ha perduto la calma.

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travi forti, pilastri deboli
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