Cultura & Attualità

Per Bordon,come uscire dall'euro?
Messaggio del 01-06-2010 alle ore 13:14:28
In un post hai detto che uscire dall'euro è possibile,in che modo?

Credo che uscire dall'euro in questo momento sia MOLTO difficile e per noi Italiani con le nostre poche risorse una cosa da pazzi.
Messaggio del 01-06-2010 alle ore 17:58:54
Uscire dall'euro (ammesso che sia possibile) sarebbe la piu' grossa stupidaggine da fare e darebbe il colpo mortale agli italiani.
Tanto e' vero che neppure i padani, euroscettici per definizione, si azzardano a sostenere piu' una corbelleria del genere.

Quando furono stabiliti i cambi tra le varie monete europee (franco francese, marco tedesco, lira italiana, dracma greca, etc...) con l'euro, si tenne conto del valore della moneta nazionale (a sua volta dipendente dalla situazione economica di ciascun paese) ad una data prestabilita.
L'Italia riusci a strappare un cambio di £ 1936.27 per 1€.
Quando quel giorno il cambio fu stabilito l'Italia aveva un debito pubblico pari al 101% del PIL.
Oggi, la stessa Italia - anche grazie a 10 anni di berlusconismo imperante - e' vicina ad un rapporto debito/PIL del 120%.
Questo significa che la lira (sempre ammesso che ci si possa tornare) varrebbe circa il 20% di meno di cio' che valeva nel 1999, e grosso modo ci vorrebbero £ 2500 per acquistare 1€.
In particolare, acquistare un litro di benzina verrebbe a costare qualcosa come £ 3500 e 1/2 chilo di pasta circa £. 3000, mentre in questo decennio - e sappiamo bene chi dobbiamo ringraziare - i prezzi di tutti i beni primari sono pressoche' raddoppiati mentre i salari solo rimasti ai livelli dell'anno 2000.

Le cose, in realta', sono ben piu' complicate di come le ho descritte.
Per esempio, i BOT italiani, che i cinesi stanno acquistando a man bassa (e meno male), tornerebbero a valere poco piu' della carta su cui sono stampati se si tornasse alla lira portando l'Italia alla bancarotta nell'arco di poche settimane.
Non a caso il caro Tremonti, che era sempre ipercritico nei confronti della moneta unica, adesso si e' messo la coda tra le gambe e fa il possibile per rispettare le linee guida e i parametri economici imposti da Bruxelles, anche a costo di inimicarsi Berlusconi.

Secondo me dovremmo dare una ritoccata all'Europa, in senso politico, piuttosto che all'euro.
Messaggio del 01-06-2010 alle ore 18:41:12

Secondo me dovremmo dare una ritoccata all'Europa, in senso politico, piuttosto che all'euro.




Questo invece è facilmente fattibile (Anche se ammetto che sarebbe auspicabile )
Messaggio del 01-06-2010 alle ore 20:04:52

i cinesi stanno acquistando a man bassa (e meno male)



perchè meno male? serio, non capisco
Messaggio del 01-06-2010 alle ore 21:55:39
I BOT vengono emessi ad intervalli regolari tramite aste dalla Banca d'Italia per pagare gli interessi sul debito pubblico.
In pratica, chi acquista BOT, aiuta da un parte l'Italia a pagare i propri debiti e - al tempo stesso - diventa proprietario di una piccola quota (pari al numero di BOT che si posseggono) dell'azienda Italia.
Fino al decennio scorso i maggiori acquirenti erano italiani - sia soggetti privati che pubblici (es. banche) - che intendevano investire acquistando assets (BOT) dell'Italia.
Da alcuni anni a questa parte i BOT rendono sempre meno (dal 5% lordo del 2000 al 1.07% lordo dell'ultima asta di aprile 2010) e, siccome gli italiani non risparmiano piu' come prima, sono subentrati i cinesi a prendersi il rischio.
I cinesi acquistano di tutto, grazie all'enorme sviluppo economico degli ultimi 20 anni, tanto e' vero che in Cina c'e' un nuovo milionario ogni 10 minuti.
La Cina - per esempio - possiede qualcosa come il 40% del debito degli USA e rilevanti quote debito di tanti altri paesi europei ed occidentali in genere.
In pratica, la Cina si sta comperando il mondo.
Se un paese fallisse (come accadde in Argentina qualche tempo fa) i debiti di quel paese verrebbero onorati passando questi assets direttamente ai cinesi.
L'Italia - in pratica - dovrebbe (in caso di fallimento) passare tutte le sue aziende a partecipazione statale ai nuovi padroni cinesi. Per esempio l'ENI, ENEL, molte banche, la RAI, le Ferrovie dello Stato, le Poste, etc....
Ai cinesi, ora come ora, non conviene far fallire nessuno dei paesi di cui posseggono quote rilevanti di debito e pertanto acquistano sempre piu' quote, perche' il fallimento di un paese sarebbe - per la loro economia ed esportazioni - un cliente in meno che aquista i loro prodotti.
Ma in futuro, se i cinesi decidessero di dominare il mondo, potrebbero cominciare a far fallire uno per uno questi paesi semplicemente non acquistando piu' gli assets dei vari paesi indebitati.
Messaggio del 01-06-2010 alle ore 22:08:50
Thompson,
quando l'Argentina non è stata in grado di restituire a centinaia di migliaia di italiani i Tango Bond gli italiani non hanno acquistato azioni nelle Poste argentine o di un'altra azienda pubblica argentina. L'Argentina, come l'Italia o l'Islanda, è uno Stato sovrano e fa le leggi sul proprio territorio, quindi il debito sovrano non è assoggettato alle regole delle persone fisiche e società private. Da ciò discende che quello che hai affermato non ha alcun fondamento, né giuridico né economico.
Messaggio del 01-06-2010 alle ore 23:45:29
scusa thompson, e allora perchè menomale? questi ci si comprano le mutande, così poi possono decidere se lasciarci in mutande o completamente nudi. non ci vedo un granchè di buono....
Messaggio del 02-06-2010 alle ore 01:04:49
Zio attualmente è un bene perchè la vendita totale dei BOT o comunque di tutti i titoli di debito pubblico comporta:

1) Il necessario finanziamento per le spese che la pubblica amministrazione deve effettuare( spesa corrente ecc ecc)
2) Consente di non far declassare i titoli di debito italiani da parte delle agenzie di Rating che ora come ora è tutti
3) Di conseguenza si consente di far rimanere gli spead con i titoli tedeschi ( che sono quelli standard su cui si calcola la base degli altri titoli europei) e quindi di pagare meno interessi per il debito e rendere più affidabile il titolo!

Quindi per adesso è buono cosi, però quando l'economia riprenderà a tirare, le famiglie italiane dovranno tornare a investire in titoli di stato come è sempre stato!

Riguardo alla questione dell'euro, una uscità e impensabile! E cmq vi voglio precisare che con l'entrate nell'euro i tassi di interesse del nostro debito si sono notevolmente abbassati, ergo il costo che lo stato doveva pagare per questi è sceso di circa 8 punti di PIL ovvero 90 Miliardi!

Anzichè Nazionalizzare e tornare alla lira, io proporrei una cosa più razionale e fattibile, ovvero la possibilità da parte della BCE di emettere obbligazioni e titoli propri, cosa che attualmente non è possibile! I soldi incamerati da questi titoli sarebbero poi distribuiti in europa proporzionalmente ai pesi delle economie! Facendo cosi' si assicurerebbero risorse finanziarie cospique all'intera europa per una ripresa più solida e rapida!
Messaggio del 02-06-2010 alle ore 08:52:21
NON VOGLIO USCIRE DALL'EURO PER TORNARE ALLA LIRA, MA ANDARE VERSO UNA DIREZIONE MAI VERIFICATA PRIMA D'ORA, CIOE' CREARE UNA MONETA DI PROPRIETA' DEL PORTATORE E NON DELLE BANCHE PRIVATE (BCE O BANKITALIA QUANDO C'ERA LA LIRA).
SI POTREBBE ANCHE RIMANERE NEL CONCETTO DI UNA MONETA UNICA EUROPEA MA RIMANENDO SEMPRE AL CONCETTO DI UNA MONETA CHE NON CREA DEBITO PUBBLICO E QUINDI DI PROPRIETA' DEI CITTADINI E NON DI ISTITUTI PRIVATI.

COMUNQUE..

L' ITALIA PUO' USCIRE DALL' EURO?
di Il Riformista per WSI

Ecco lo studio di Aig che agita i mercati. Lo scenario, un po' esagerato, evoca l'Argentina. Per poi aggiungere che l'Italia non è a quel livello. Non ancora. Lo spread dei tassi sul debito italiano rispetto al bund ha tenuto. Pero'...
26 Maggio 2005 6:36 ROMA

Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – E se l'Italia uscisse dall'euro? La domanda, che sarebbe puramente di scuola, è diventata un'insinuazione, anzi di più, una sorta di previsione programmatica. Viene dalla banca di un grande gruppo assicurativo americano, la Banque AIG, che ha un ufficio studi il cui capo è Bernard Connolly, ex funzionario inglese dell'Unione europea, cacciato anni fa che ha accentuato il suo euroscetticismo. È autore di un libro che ha avuto un certo successo nei paesi anglosassoni: The Rotten Heart of Europe, il cuore marcio dell'Europa, che racconta con cattiveria, ma con dovizia di particolari e acutezza analitica il complicato processo che ha portato alla moneta unica.

Ora, nel suo rapporto, Connolly spiega che l'Italia si trova, tecnicamente nella stessa situazione del '92, non può reggere un euro così forte. Per recuperare un po' di competitività, dovrebbe sperare in una svalutazione del 20% della moneta unica, insomma, il ritorno alla sostanziale parità con il dollaro. Ipotesi del tutto improbabile. Quindi? Quindi restare nella moneta unica sarà sempre più costoso e penoso, anche politicamente.

Il rapporto prevede che Berlusconi cercherà di cavalcare, nella prossima campagna elettorale, i guai dell'euro, ma non potrà arrivare al punto di chiedere l'uscita dell'Italia perché l'ipotesi non trova consenso nell'opinione pubblica italiana, anche se verrebbe vista come una sorta di liberazione dalla Germania e dal nocciolo duro dell'Eurolandia costretti a un take-over dell'immenso debito italiano che secondo il rapporto, è destinato a crescere ancora.

Lo studio ha avuto una certa eco a Londra. Ne ha pubblicato le conclusioni il Daily Telegraph (il principale quotidiano britannico da sempre euroscettico). Ma lo ha rilanciato Martin Wolf (che euroscettico non è) sul Financial Times di ieri. E, visto che l'FT muove i mercati, anche Connolly ha trovato una sua credibilità. In Italia, è toccato a Roberto Calderoli tuonare ancora contro l'euro e predicare la moneta debole: «Una svalutazione della lira ci avrebbe salvato», ha detto dando fiato al gutfeeling padano (ma anche di molti piccoli imprenditori del nordest). Era più che una battuta e lo ha capito anche Domenico Siniscalco, attaccato personalmente dalla Lega e da Calderoli, con toni irridenti: «Non ci servono tecnici, ma ministri politici o in grado di diventarlo», ha tuonato.

Il ministro dell'Economia sta passando giornate terribili. L'Ocse prima, ieri persino l'Istat, hanno bocciato la politica economica. Ma soprattutto Siniscalco è rimasto personalmente amareggiato dalla levata di scudi degli economisti de lavoce.info, i «Giavazzi boys», come vengono chiamati. Da sempre amici o vicini al ministro, si sono messi tutti insieme a chiederne addirittura le dimissioni. Così, ieri Siniscalco ha risposto loro con un comunicato, che è anche una replica alla Lega. «Il ministro dell'Economia - scrive - tecnico o politico, non è un eremita che sta seduto in via XX Settembre... partecipa a un dibattito continuo nel governo e in parlamento, ove si compiono scelte democratiche e non tecnocratiche, spesso combattute e frutto di ampio compromesso».

Il ministro difende il suo operato e sostiene che oggi «il paese si trova a fronteggiare una brusca accelerazione di mali antichi... Per affrontare tali questioni servono senz'altro misure puntuali. Ma occorre soprattutto una politica economica condivisa... Una direzione che discuto con i miei colleghi ministri, con la commissione europea, con le agenzie di rating e gli investitori». E conclude Siniscalco: «Sinceramente, con i miei colleghi economisti vorrei discutere di questa politica economica. Fatta di decisioni e responsabilità». Una replica netta e piena di dignità.

Ma cosa farebbe Siniscalco se davvero nei prossimi mesi tutto il fuoco della polemica e della propaganda politica venisse concentrato contro l'euro? E se montasse in qualche modo anche all'interno del governo (la Lega è come sempre la punta di lancia, e in genere quella di Calderoli è sempre una voce dal sen fuggita)? Potrebbe reggere, lui che nell'euro (pur con tutte le contraddizioni) crede? E questo tam tam, che non è solo il complotto della «perfida Albione», ma rispecchia gli interrogativi (e le speculazioni) che circolano nei mercati, non rischia di danneggiare, alla fine, proprio il rating dell'Italia? Connolly in modo esagerato, evoca l'Argentina. Per poi aggiungere che l'Italia non è a quel livello. Ancora. Fino a questo momento lo spread dei tassi sul debito italiano rispetto al bund, ha tenuto. Ma il rapporto di AIG prevede un balzo nei prossimi anni, rebus sic stantibus. Ancor più delle critiche degli amici, è proprio questo che mette Siniscalco sui carboni ardenti.
Messaggio del 02-06-2010 alle ore 08:55:08
GUARDATE QUESTI VIDEO E CAPIRETE PERCHE' DICO CERTE COSE.

http://www.youtube.com/watch?v=AUz12eeE1eo

http://www.youtube.com/watch?v=7o2wUDSJtGI

http://www.youtube.com/watch?v=TpgMzQItXVY
Messaggio del 02-06-2010 alle ore 09:51:10
vabbè, per adesso va bene, ma poi in futuro che succede? cioè, se io mi compro una cosa, quella mi resta e posso farne ciò che voglio. quindi se questi "si comprano l'italia" poi possono decidere se farla sopravvivere o no. a me non piace mica questa ipotesi...
Messaggio del 26-06-2010 alle ore 08:58:49
Come volvasi dimostrare.
Uno stato in crisi deve vendere i propri gioielli ai creditori.
A breve, spiace dirlo, ma credo che tocchera' anche all'Italia

leggete attentamente qui
Messaggio del 26-06-2010 alle ore 09:11:51
oltre al fatto che un isola non si dovrebbe poter vendere... 2 milioni di euro è pure poco
Messaggio del 26-06-2010 alle ore 10:22:56
vendiamo napoli

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