Messaggio del 19-05-2010 alle ore 11:09:00
Italia frammentata o frammenti d'Italia?
pare che solo oggi scopriamo che l'Italia è formata da tanti frammenti: Qualcuno dice anche l'Italia è frammentata. Forse sono vere tutte e due le affermazioni?
L'Italia, a mio avviso, si è formato da tanti frammenti messi insieme, da tante realtà locali distinte e individuali. Poco prima del 1861 nella penisola c'erano tanti staterelli, più o meno grandi, ma ognuno con una propria identità, una propria lingua, una propria cultura (o culture).
Qualcuno ha messo insieme queste realtà per farne una nazione, l'Italia appunto, e piano piano si è formata una identità sociale e culturale unica, forte e ben riconoscibile, che che se ne dica. Prima il popolo si è riunito timidamente sotto una bandiera ed un Re, poi la grande guerra ha reso ancora più uniti gli italiani, poi ancora il Duce li ha uniti di più ancora, portandoli allo sfacelo della seconda grande guerra, ma da quelle ceneri naque un nuovo e più forte sentimento di unione nazionale. L'Italia unita la vollero con più forza ancora nel dopoguerra e per questo fu scritto una bellissima costituzione.
Oggi che vogliamo fare, dimenticarci di tutto ciò, della nostra storia?
Noi siamo l'unione di tanti frammenti ma pur sempre una unione.
Messaggio del 19-05-2010 alle ore 13:35:08
Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti,
Dai boschi, dall’arse fucine stridenti,
Dai solchi bagnati di servo sudor,
Un volgo disperso repente si desta;
Intende l’orecchio, solleva la testa
Percosso da novo crescente romor.
Dai guardi dubbiosi, dai pavidi volti,
Qual raggio di sole da nuvoli folti,
Traluce de’ padri la fiera virtù:
Ne’ guardi, ne’ volti, confuso ed incerto
Si mesce e discorda lo spregio sofferto
Col misero orgoglio d’un tempo che fu.
S’aduna voglioso, si sperde tremante,
Per torti sentieri, con passo vagante,
Fra tema e desire, s’avanza e ristà;
E adocchia e rimira scorata e confusa
De’ crudi signori la turba diffusa,
Che fugge dai brandi, che sosta non ha.
Ansanti li vede, quai trepide fere,
Irsuti per tema le fulve criniere,
Le note latebre del covo cercar;
E quivi, deposta l’usata minaccia,
Le donne superbe, con pallida faccia,
I figli pensosi pensose guatar.
E sopra i fuggenti, con avido brando,
Quai cani disciolti, correndo, frugando,
Da ritta, da manca, guerrieri venir:
Li vede, e rapito d’ignoto contento,
Con l’agile speme precorre l’evento,
E sogna la fine del duro servir.
Udite! Quei forti che tengono il campo,
Che ai vostri tiranni precludon lo scampo,
Son giunti da lunge, per aspri sentier:
Sospeser le gioie dei prandi festosi,
Assursero in fretta dai blandi riposi,
Chiamati repente da squillo guerrier.
Lasciar nelle sale del tetto natio
Le donne accorate, tornanti all’addio,
A preghi e consigli che il pianto troncò:
Han carca la fronte de’ pesti cimieri,
Han poste le selle sui bruni corsieri,
Volaron sul ponte che cupo sonò.
A torme, di terra passarono in terra,
Cantando giulive canzoni di guerra,
Ma i dolci castelli pensando nel cor:
Per valli petrose, per balzi dirotti,
Vegliaron nell’arme le gelide notti,
Membrando i fidati colloqui d’amor.
Gli oscuri perigli di stanze incresciose,
Per greppi senz’orma le corse affannose,
Il rigido impero, le fami durâr;
Si vider le lance calate sui petti,
A canto agli scudi, rasente agli elmetti,
Udiron le frecce fischiando volar.
E il premio sperato, promesso a quei forti,
Sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,
D’un volgo straniero por fine al dolor?
Tornate alle vostre superbe ruine,
All’opere imbelli dell’arse officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor.
Il forte si mesce col vinto nemico,
Col novo signore rimane l’antico;
L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D’un volgo disperso che nome non ha.
Messaggio del 19-05-2010 alle ore 17:18:52
questo poi è il massimo, è un mito, un risorgimentale e loro neanche lo sanno ignoranti come capre. Non sanno neanche il significato della scritta VIVA VERDI
Messaggio del 19-05-2010 alle ore 17:54:04
per chi fosse curioso
da Wikipedia: Uno dei cori dell'opera, il celebre Va pensiero finì col divenire una sorta di canto doloroso o inno contro l'occupante austriaco, diffondendosi rapidamente in Lombardia e nel resto d'Italia. Nel periodo dell'unificazione italiana "viva Verdi" significava: "Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia". Ciò era successo proprio grazie a quest'opera che risvegliava il patriottismo negli italiani.