Cultura & Attualità

Lavorava tanto...
Messaggio del 31-01-2011 alle ore 18:04:30
...la zoccola... mi sembra giusto che volesse di più.
Fare la pappona è un mestiere duro, va ricompensato meglio.

L'INCHIESTA
"Soldi da Berlusconi a Nicole"
la nuova pista dei magistrati
Decine di migliaia di euro alla consigliera, per i pm proverebbero il ruolo di arruolatrice delle prostitute. Fino ad ora si era parlato solo del denaro ricevuto da Spinelli per pagare affitti e bollette
di EMILIO RANDACIO

"Soldi da Berlusconi a Nicole" la nuova pista dei magistrati Nicole Minetti
MILANO - Versamenti di denaro diretti. Partiti da uno dei conti bancari del presidente del Consiglio (amministrato dal ragioniere personale Giuseppe Spinelli), beneficiario Nicole Minetti. Gli importi? Svariate decine di migliaia di euro. L'amara sorpresa il consigliere regionale del Pdl l'ha avuta ieri, durante le quasi tre ore di interrogatorio davanti ai pm di Milano Ilda Boccassini e Antonio Sangermano. Un asso che la procura, dopo le dichiarazioni pubbliche dell'ex igienista dentale del Cavaliere, ha sfoderato come ulteriore tassello che rafforza l'intero quadro accusatorio.

Dunque, da ieri nel fascicolo dell'inchiesta sul Rubygate non c'è più solo il denaro che la Minetti avrebbe ottenuto dal ragioniere di Berlusconi. Quel fiume di soldi che sarebbero serviti per pagare affitti e bollette alle più assidue frequentatrici del bunga bunga presidenziale. Ora spuntano versamenti che avrebbero, sempre seguendo la linea dell'accusa, un'unica ragion d'essere: arruolare prostitute. Fino a oggi, di contributi diretti del premier si erano scoperti quelli indirizzati alla stellina Alessandra Sarcinelli, destinataria di oltre 130mila euro, in parte bonificati direttamente da Silvio Berlusconi, con la causale: "Prestito infruttifero". Ora anche l'esponente regionale del Pdl è chiamata a spiegare il motivo di tanta generosità.

Nicole Minetti emerge dalle intercettazioni come la "factotum" delle serate allegre del Cavaliere. Capace di rispondere a ogni esigenza delle invitate, delle prescelte.
Di chiamare Spinelli per assicurarsi che le pratiche per pagare gli affitti dei sette appartamenti in via Olgettina 65 fossero a posto. Capace di rimanere attaccata al telefono con l'agente immobiliare dello stabile per ore, per sistemare le pratiche, ottenere in pochi minuti la disponibilità di un trilocale, far spostare una ragazza che soffre di vertigini da un appartamento all'ultimo piano a quello al piano terra.

Non solo. Visto che il pacchetto prevedeva anche le spese delle bollette di energia elettrica e gas, con cadenza trimestrale la premurosissima Minetti si accollava l'onere di andarle a ritirare di persona in via Olgettina e di portarle personalmente nelle mani di Spinelli. Il ragioniere, ottenuto il preventivo e indispensabile via libera direttamente dal presidente del Consiglio, obbediva. Fino all'interrogatorio di ieri, però, un canale diretto di denaro tra il premier e la consigliera regionale non era mai emerso. Anche se, sempre stando a quanto captato dagli investigatori, tra le carte emerse fino a oggi si intuiva che per tutto questo disturbo la Minetti aspettasse il momento giusto per passare all'incasso.

Il 15 ottobre scorso, comunicando attraverso sms con il padre, la ragazza manifestava tutta la sua ira contro il premier. "Sono molto arrabbiata perché ho scoperto che ha comprato a una ragazza una casa da 1,2 milioni di euro". Lei, oltre ai circa 10mila euro di compenso ottenuto con l'incarico nel Consiglio del Pirellone, non risultava avere altri canali di approvvigionamento. Anzi. Durante una conversazione, la Minetti confidava di essere in rosso in banca "perché ho prestato 35mila euro a mia sorella che doveva comprarsi casa".
Ma che, in realtà, la venticinquenne riminese puntasse anche a un gesto di estrema generosità da parte del suo padrino politico lo si poteva dedurre da altre telefonate registrate dagli investigatori. Come quando, il 23 settembre scorso, all'amica e compagna di serate ad Arcore, Barbara Faggioli confidava: "Io mi sto già muovendo adesso, sto cercando... mi sono fatta mandare via email tutti i dettagli di uno stabile a Milano, però intero, chiaramente". Minetti e Faggioli, solo quattro mesi fa, avevano l'intenzione di individuare "due progetti qualsiasi, due a cazzo... con la mia faccia da culo io gli dico (al Cavaliere, ndr) "guarda, abbiamo trovato questi, ci aiuti?"".

Un prezzo, insomma, la riminese sembra pretenderlo da Berlusconi. Anche perché, come con rabbia confidava alla vigilia delle perquisizioni in via Olgettina, l'11 gennaio scorso al telefono alla sua segretaria, questo "brutto stronzo mi ha rovinato la vita". "Tu - e il riferimento è diretto a Berlusconi - mi hai rovinato la reputazione".

Messaggio del 31-01-2011 alle ore 18:09:54
la maitresse non la pappona
Messaggio del 31-01-2011 alle ore 20:54:03
non sarà corretto ma pappona rende meglio...
Messaggio del 01-02-2011 alle ore 08:57:54
io non lo so... anni e anni di duro lavoro mafioso e uno non si può manco gustare ddu zoccole... che mondo di merda.
Messaggio del 01-02-2011 alle ore 09:32:38
finalmente una persona che ha fregato soldi al fregasoldi
Messaggio del 01-02-2011 alle ore 14:46:22
...intanto Putin gli dà una mano...
Messaggio del 01-02-2011 alle ore 21:02:22
Caso Ruby: tentativo di una rocciosa arringa in difesa della libertà, legalità e democrazia

di Luigi Amicone

Nella furba farraginosità delle leggi italiane risulta discusso ma non oscuro, a chi ha retta ragione e non ciurla nel manico, lo spirito del dettato dell’articolo 114 comma 2 del Codice di procedura penale: «E’ vietata la pubblicazione anche parziale degli atti non più coperti dal segreto fino a che non si siano concluse le indagini preliminari. Ovvero fino all’udienza preliminare». Che le indagini sul presidente del Consiglio siano ancora in corso lo dimostra il puro e semplice fatto che i magistrati hanno richiesto al Tribunale dei Ministri l’autorizzazione a perquisire ambienti di pertinenza del Presidente stesso.

Ora, acclusa alla richiesta di autorizzazione inviata al Tribunale dei Ministri e, per visione, al Capo dello Stato, ci sono 389 pagine così titolate: “Procura della Repubblica presso il tribunale di Milano. Invito alla presentazione di persona sottoposta a indagini”. Dentro questo faldone c’è di tutto e di più: interrogatori, nomi, telefoni, fatti e dichiarazioni, supposizioni dei dichiaranti, descrizione puntuale di atti sessuali eccetera. E’ evidente la distanza che corre tra l’articolo citato del Codice penale e il fatto che questa (prima?) enciclopedia dell’accusa circoli in tutte le redazioni, nei più svariati siti, blog, facebook eccetera, e si trovi oggi pubblicata, sebbene a spizzichi e bocconi (che è, se possibile, cosa anche peggiore della pubblicazione integrale, visto che ognuno può così giocare al ritaglio che più confermi la propria linea, sia essa colpevolista o garantista) su siti, giornali e tv.

Ecco cosa intendevamo quando in risposta a una nostra lettrice, spiegavamo che, dal punto di vista del cittadino e della democrazia, della Costituzione italiana e di qualsiasi Costituzione civile, la prima immoralità gravida di minacce per la libertà e la democrazia in questo paese, non sono le donnine o supposte tali del presidente del Consiglio, ma la consuetudine ormai invalsa di sospendere le garanzie democratiche (diritto al giusto Processo) e costituzionali (presunzione di innocenza) dovute a qualsiasi imputato (addirittura ai terroristi e agli stragisti detenuti a Guantanamo, come si sono sforzati di convincerci coloro i quali fino a ieri sono stati giustamente garantisti con chi è accusato di aver ammazzato o collaborato ad ammazzare 5 mila civili alle Torri Gemelle, ma non lo sono mai stati con Silvio Berlusconi).

Dicevamo: esiste un paese al mondo dove il segreto istruttorio e il rispetto delle garanzie per l’imputato è violato in maniera così spudorata, ipocrita e sistematica? Esiste un sistema giuridico che, come di fatto è il nostro, equivocando sulle interpretazioni giurisprudenziali, consente la pubblicazione di tutto, ma proprio tutto il materiale accusatorio, e soltanto accusatorio? Esiste al mondo un sistema così pervasivo di origliamento e pubblicizzazione di ciò che, ben si intende, si vede del tuo avversario nel buco della serratura giudiziario? Sì, ci siamo risposti. Esisteva nell’Afghanistan talebano dove leggevano le accuse di adulterio allo stadio e poi procedevano a sparare in testa alle donne “peccaminose” (ci sono ancora fimalti di questo genere in giro su Internet, e che non risalgono agli anni ’90, ma al 2010). Ripetiamo: non è la stessa cosa, ma è la stessa logica.

Bene. “Questo schifo” (Giuliano Ferrara) è cominciato coi baci e le affettuosità telefoniche di Bettino Craxi e i suoi familiari riversati sulle prime pagine dei giornali e rotocalchi televisivi (di destra e di sinistra) allorché l’ex potente Bettino era nelle mani della Procura borrelliana di Milano. Questo schifo arriva al caso Ruby e, ben si intende, viene propalato con la complicità dei media (di destra e di sinistra) che ancora due mesi fa “insorgevano” per difendere questo stato di cose presenti che non è “libertà di informazione” ma “libertà di gogna”. Ora basta.

Certo, “basta” lo possiamo dire noi o Il Foglio che dal primo articolo della prima pagina di di 15 anni orsono (30 agosto 1995, copertina: “Il processo”. Autore: Giuliano Ferrara) all’ultimo di oggi, abbiamo combattuto a mani nude e in posizione particolarmente minoritaria la partitocrazia giudiziaria. Gli altri non possono dirlo ma possono e devono ora convincersi del fatto che, messe le due cose sulla bilancia, è meglio rinunciare a qualche copia di tiratura piuttosto che rischiare di perdere la democrazia, la pace e il benessere dei cittadini. Poiché, tira e ritira, la corda si spezza. E quando qualcosa diventa insopportabile (nel nostro caso il diciassettennale squilibrio tra i due poteri costituzionali dello stato, il sostanziale svuotamento della politica e la sostanziale politicizzazione della giustizia) non si sopporta più.

Ai cattolici, come vado ripetendo a chi mi chiede, dico solo questo e, più avanti, anche qualcos’altro. Dico, primo: state tranquilli, anche se fosse tutto provato quello che ci viene schifosamente anticipato, dite agli amici libertini di Repubblica&Co.: ma non siete voi quelli che sostengono e propagandano ogni santo giorno la morale relativista, non siete voi che denunciate ogni santo giorno la “morale sessuofoba della chiesa” e “la chiesa che si infila nelle lenzuola dei cittadini” eccetera? Non siete voi che insegnate ai giovani ad accoppiarsi liberamente e in tutti i modi possibili tanto meglio è? Non siete voi che dite: accoppiatevi e in caso di “incidente” abortite? E abortite al primo, al secondo, al terzo, al quarto e perfino (versione democrat inglese) al settimo mese? Bene. Eccovi serviti. Ci venite a parlare di “peccato”, voi? Ma, insomma, cosa avreste moralmente da chiedere al Silvio relativista, emancipato sessualmente, privo di senso del limite e del peccato? Che con tutto questo non ha fatto un solo spot a favore del condom?

“Ma quello è un Presidente del Consiglio, decoro e quant’altro” si dice. Certo che sì. Certo che ha rilievo “decoro e quant’altro”. Ma “decoro e quant’altro” è, anzitutto, processo regolare e giusto. Processo regolare e giusto che, confesso, è solo una mia opinabilissima osservazione, ormai è reso quasi impossibile dall’incredibile fuga di notizie e caos mediatico a cui stiamo assistendo. Cattolico è anche questo: io non giudico sulla base dei soli documenti d’accusa e non mi infoio per odio antiberlusconiano. Non lo devo fare con Berlusconi come non l’ho fatto con Marrazzo.

Ricordo inoltre che non dobbiamo agitarci troppo, cari fratelli cattolici, perché con san Paolo abbiamo imparato che, anche nei momenti difficili in cui la carne delle ragazze serviva per nutrire le belve del circo e le orge di re e senatori romani, i cristiani che per ovvie ragioni pure non potevano apprezzare l’ideale morale di certi loro capi di governo che li portarono in catene al Colosseo per la contentezza delle fiere affamate, non pregavano il Padre Nostro affinché cambiasse la morale ai re e principati. Magari han fatto anche questo. Ma soprattutto, raccomandano le lettere di Paolo, i cristiani pregano non per cambiare la morale ai re, ma perché i re, libertini o empi che siano, sappiano ben governare. Paolo a Timoteo, paragrafo 2: «Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità».

E veniamo all’osso (dico, per noi cattolici): se si considera tutta la parabola politica del personaggio in questione e del suo esatto opposto, le gesta straordinarie (anche in negativo) dell’uno e l’ordinaria supponenza (anche in positivo) dell’altro, a mio modestissimo avviso è dirimente anche solo questo: da una parte, anche il solo atto di governo come il decreto per graziare Eluana da morte per fame e per sete, firmato dal reprobo in barba a ogni doxa, logica e consenso ormai ultramaggioritari nell’intero Occidente. Dall’altra, notizia che non è morta ieri e che non morirà tra i posteri, un premier cattolicissimo, adulto e potente che, in quel di Roma, su territorio italiano, per invito di istituzioni italiane, in un tempio della libera ricerca e della sapienza scevri da ogni politicanteria qual è o dovrebbe essere l’Univeristà, non è stato capace nemmeno di garantire la libertà di parola al Papa.

Postilla. E se volete sapere cosa ne penso io nel merito del sexgate, ecco le parole di cui tendo a fidarmi perché scritte da un cittadino di sinistra che ha esaminato a fondo, sine ira ac studio (almeno così mi pare) le suddette 389 pagine che dovevano andare al Tribunale dei Ministri e che invece sono andate al tribunale dell’opinione di tutti… e così, ognuno al suo partito, olé, vinca il più forte!

Ecco dunque il testo postato nel blog di Luca Sofri (non propriamente quel che si dice un berlusconiano). E per quanto riguarda la sintesi del tutto, sottoscrivo l'editoriale di Giuliano Ferrara qui allegato in forma abbreviata. Per l'integrale, vedere qui (solo per abbonati a il foglio).

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