Cultura & Attualità

Il vero problema da risolvere
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 11:55:55

Crescendo, i teenager italiani imparano la storia di Giotto e la
mosca. La famosa storia per cui Giotto aveva disegnato una mosca così bella sul naso di un ritratto del suo maestro Cimabue, che questi
tentò ripetutamente di cacciarla. Accortosi dello scherzo, Cimabue
disse "hai sorpassato il maestro". E Giotto diede inizio al
Rinascimento Italiano.
Nell'Italia del 2006 l'immagine dell'apprendista precoce è stata
sostituita da quella molto più umile del precario a vita: il
sottoccupato di 30 e passa anni incerto del presente come del futuro.
Le storie dei giovani italiani sono rappresentate da quella di V.L.
32 anni, laureata in ingegneria meccanica e che ben 4 anni dopo la laurea non solo vive ancora dai genitori, ma ha collezionato solo lavori in nero, part time, in prestito, internati non pagati e master a pagamento. Dopo 200 curricula spediti in giro per l'Italia.
Da Avellino, ci dice che "senza un lavoro i miei genitori comandano
ancora la mia vita. Dopo tutto questo studio non ho alcuna speranza
per il futuro". L'Italia è il proverbiale Old Country, la destinazione d'obbligo per chi è affamato di cultura e per i milioni di suoi emigrati in giro per il mondo. Per i suoi 58 milioni di cittadini è quella terra
singolare che onora la tradizione e rispetta la saggezza dei suoi
vecchi. La vita media italiana è tra le più lunghe al mondo assieme a Svezia e Giappone, prova vivente che qualcosa di dolce rimane nella
vita del paese.
...
L'Italia è la candidata a diventare lo Stato con la popolazione più
vecchia al mondo. Bloccata da una stagnazione economica che la rende tra i più ossificati paesi d'Europa, ha il tasso più incredibilmente basso di nuovi nati al mondo, tanto che con 1,3 nati per famiglia gli Italiani non rimpiazzano neppure se stessi. Ma il problema principale è che l'Italia non sa cosa farsene dell'energia e dell'ingenuità dei suoi giovani. Di fronte a cupe prospettive di lavoro e la mancanza di giovani leader politici a cui guardare, i giovani italiani tra i 20 e i 35 anni rischiano di cadere in un marciume generazionale nazionale. Molti di loro sono afflitti da un senso di disperazione e malessere che fa a pugni con il vigore dei giovani di paesi come Svezia o la confinante Slovenia.
La principale causa di disperazione è la scarsa prospettiva di
ricambio dal vertice. Nelle imminenti elezioni sono i partiti e non
gli elettori a decidere i candidati e queti potranno solo votare tra
due personaggi non proprio di primo pelo: Silvio Berlusconi di 70
anni e Romano Prodi di 66. Chiunque vinca, una cosa è certa : i
giovani non conteranno nulla sia nelle stanze dei bottoni, sia nelle
istituzioni che definiscono la vita di una nazione.
E' strano sia assente dagli slogan urlati in questi giorni quello di
ringiovanire il paese. Meglio educati e più connessi con il mondo dei
loro coetanei stranieri, i giovani italiani sono pronti per entrare
nelle stanze del potere e decidere il futuro del paese, cioè il loro
futuro. Ma troppo pochi hanno la concreta possibilità di farlo. I giovani devono lottare per il potere, ma molti di loro non lo fanno
abbastanza. Ma anche i più determinati tra loro ottengono scarsi
risultati. Al centro del dilemma è l'età avanzata della popolazione italiana.
Oltre al tasso di nascite crollato, le statistiche ci dicono che
negli ultimi 10 anni il tasso di pensionati è passato dal 23 al 28%, distruggendo la produttività e il sistema pensionistico.
Ma mentre negli altri paesi il crollo della natalità è dato dal
desiderio edonistico di affermare se stessi prima di mettere su
famiglia, in Italia per Francesco Billari, demografo della Bocconi
di Milano, la causa è da ricercarsi nella figura dell'eterno
adolescente irresponsabile che dura ben oltre i 30 anni.
In Italia si è padri a 33 anni in media per la prima volta, un'età
molto avanzata rispetto alla media europea. I motivi: infiniti studi universitari, nessuna assistenza per i neonati e poca voglia di metter su famiglia. "Gli italiani si prendono molto tempo per assumersi responsabilità: tutto parte tardi, dall'uscire di casa allo sposarsi e fare figli". La figura tutta italiana del mammone. Più dell'80% dei ragazzi e ragazze tra i 18 e i 30 anni vivono a casa dei genitori, dove le mamme si prendono cura dei dettagli della vita domestica e i figli si dedicano al divertimento. Chi ci rinuncerebbe a meno che non fosse costretto? Ormai la figura del mammone, che all'estero causa il ridicolo dei coetanei, in Italia è comunemente accettata.
Secondo un nuovo studio econometrico dell'Università di Londra e
quella di Berley, i genitori hanno gran parte della responsabilità.
Con la riforma pensionistica del '92 che ha portato l'età del ritiro a
64 anni, i genitori hanno continuato a guadagnare abbastanza per
mantenere i figli a casa. Il desiderio di vivere con i parenti più vecchi è comune nella cultura italiana. Per questo qui ci sono meno case di riposo e di qualità più scadente che nel resto di Europa. I vecchi vengono curati a casa e vengono prima delle responsabilità del lavoro.
..
Alle prossime elezioni rimane poca speranza che le cose cambino,
visto che le energie politiche vanno spese per mantenere in piedi le
coalizioni piuttosto che nell'affronatre i problemi del paese.
Tanto che la soluzione al problema demografico è data da un bonus
bebè piuttosto che dare un sussidio stabile negli anni, che è il metodo universalmente accettato per convincere le donne ad avere più figli.
M.P., 24 anni, laureata in restauri all'Università di Firenze dice dei
politici "Le stesse facce che dicono sempre le stesse cose". E Viviana Becalossi, 34 anni, vice presidente della Lombardia, dice che "rispetta i suoi colleghi con i capelli bianchi ma si deve trovare il sistema di rinnovare il parterre politico. Va bene porre un'età minima per il Senato, ma dovrebbe esserci anche una massima". Tanto più che si parla di riconfermare al suo posto il presidente Ciampi che ha già 85 anni. Enrico Letta, a 39 anni è uno dei politici più giovani. Una rarità. Letta denuncia il sistema della co-optazione per il potere. i vecchi leader co-optano i giovani, illudendoli di dare loro un giorno il
potere e nel frattempo li neutralizzano, assicurandosi il controllo.
"Nel '68 la generazione aveva la demografia al suo fianco. Oggi, sono
ancora quelli del 68 a rimanere al potere".
Giulia Soncini, 33 anni, giornalista del Corriere, è meno disposta a
perdonare di Letta. Parla esplicitamente di complicità tra le
generazioni. Per definizione il potere non si divide, si prende. E se
i trentenni non cercano il potere è perchè ai giovani va bene così.
In America i giovani escono di casa a 18 anni anche senza un lavoro
stabile. In Italia non escono finchè non guadagnano migliaia di euro
al mese. Ma nonostante le opinioni della Soncini, la verità è che la vecchia guardia non lascia proprio spazio ai giovani. Nelle università come nelle azinede uno dei sistemi più usati è la raccomandazione , che in altri paesi è sinonimo di testimonianza della capacità del candidato, mentre in Italia diventa nepotismo e dispotismo politico.
Tra le più grandi strutture che bloccano il rinnovamento: gli ordini
professionali, da notai, avvocati, commercialisti giù fino ai
guidatori di taxi.
Tramite la co-optazione e la complicità gli ordini professionali
fanno si che gente valente come la Soncini che ha intervistato
Madonna e Jack Nicholson non sia ufficialmente una giornalista in
Italia e non possa riceverne i benefici sindacali e pensionistici
perchè non ha passato il relativo esame. La Soncini non crede che il centro sinistra abolirà gli ordini profesisonali. "Sono i rivilegi di una casta e chi vi è dentro farà di tutto per non rinunciarvi".
La spiegazione storica è data da Giuliano Milani della Sapienza di
Roma, storico medioevale: "gli ordini e le corporaizoni davano i
servizi che lo Stato mancante non poteva dare" Ma oggi è un
anacronismo. Gli ordini fanno si che i singoli obbedicano al boss e
non al cliente. Si valuta di più l'obbedienza, invece che l'individualismo.
Così si finisce per pagare in base al titolo e non al merito.
Un esempio lampante nelle Università dove il 43 % dei professori ha più di 60 anni e dove i veri talenti studiano in Italia per poi
fuggire all'estero in società più recettive. Eurispes ci fa sapere che in base alla sua ultima inchiesta sui neolaureati, più della metà degli intervistati vuole esercitare all'estero.
La mancanza di meritocrazia e di turn-over generazionale fa sì che l'Italia abbia crescita zero nel Pil, come è accaduto negli ultimi 6 mesi e che il sud del paese rimanga con problemi insoluti, con tassi
di disoccupazione pari a 50% dei giovani sotto i 35 anni.
E anche se molti leader politici puntano sul fatto che l'Italia ha
un'economia sommersa pari al 20% del Pil, il fatto che sia sommersa è sia indice che qualcosa non va a livello macroeconomico, sia che l'Italia non è in grado di competere a livello internazionale.
...
Se la generazione dei under 40 vuole ringiovanire il paese dovrà
smetterla di chieder il permesso dalla vecchia guardia e strappare lo scettro del comando. Ne è convinto Matteo Renzi, presidente della provincia di Firenze a soli 29 anni. Renzi dice che i giovani italiani mancano di quello spirito ribelle e insoddisfatto tipico dei coetanei esteri. Si mostrano ai comizi vestiti tutti allo stesso modo, giacca e cravatta da una parte, jeans e maglietta dall'altra.
Uniformi nel loro genere. Ma dov'è l'anticonformismo, la passione?
"Si puo'essere vecchi a 80 anni ma pure a 20". "Non chiedo il potere e spazio perchè ho 30 anni ma perchè ho le nuove idee di un ragazzo di 30 anni".
E quale esempio migliore del rinnovamento che quello del Museo di
arte contemporanea di Siracusa. Il museo, unico del suo genere nel sud del paese, è stato voluto da Salvatore Lacagnina , 28 anni, che dopo aver visto Bologna e Milano, ha voluto portare nella sua città
natale l'arte che aveva visto. E grazie alla sua, volontà e alla
tecnologia che lo tiene in contatto con i centri di New York e
Parigi, ci è riuscito, fondendo il nuovo con le antichità della Magna
Grecia. Per lui vale il contrario. "E' il passato che non puo' vivere senza un presente". Nel XIII sec. sia Giotto sia Cimabue applaudirebbero una tale visione delle cose.

da TIME Europe (di Jeff Israely) »

Traduzione italiana: Giorgio Lazzarini

Messaggio del 13-04-2006 alle ore 12:08:40
purtroppo ci sarebbe da dire per onestà intellettuale skin che almeno almeno al 50 percento di questi under 30 NON GLIENE FREGA NA MAZZA della loro condizione. A queste persone basta che alla fine si possono godere la partita di pallone, di andarsi a sballare (possibilmente infrociandosi contro un platano ai lati di una statale) e di andarsene in giro con l'ultima audi comprata a rate in 10 anni con la pensione di papà.
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 12:13:14
Anima ma pensa se non fosse così! Saremmo alla disperazione.
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 12:18:01
Siamo il paese dove per favorire l'occupazione giovanile si posticipa l'età della pensione così l'inps evita di pagare le pensioni.
Ripeto quello che ho detto un milione di volte, il mercato del lavoro va liberalizzato, ma liberalizzato sul serio, cioè chi ha professionalità deve avere la possibilità di venderla sul mercato e non come succede oggi le aziende spadroneggiano il mercato del lavoro
QUESTO NON E' LIBERO MERCATO
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 12:18:53
ci siamo già alla disperazione dean ma non ce ne siamo ancora resi conto

Messaggio del 13-04-2006 alle ore 12:19:24
Io parlavo a livello psicologico
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 15:22:42
pienamente d'accordo con quanto scritto da dean, una liberalizzazione delle conoscenze: la vendita delle proprie competenze ( anche se, detta così, può far gridare più di una persona allo scandalo ).
io vedrei bene sinceramente un modello meritocratico-valutativo nelle università ad es. non dico tanto nell'insegnamento universitario primario ( triennale o specialistica ) ma almeno nel terzo ( ricerca, dottorati, ecc. ) con la creazione di una elite nazionale della ricerca ( che comporterebbe comunque il mantenimento della struttura pubblica di base e dell'insegnamento, ci mancherebbe: ciò che verrebbe "intaccato" è solo la r&s nell'università, quindi non il diritto primario allo studio post diploma ) da accompagnare all'abolizione del valore legale della laurea e alla cancellazione degli albi.
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 15:37:44

anche se, detta così, può far gridare più di una persona allo scandalo



e perchè? qui non parliamo mica della Cultura, ma di capacità professionali, se imparo ad avvitare le lampadine lo faccio per guadagnarci mica per scriverci sopra testi di filosofia
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 15:46:27
perfettamente d'accordo con te dean, ma dire "vendere le proprie competenze" sembra a molti un'espressione tipo svalorizzare l'uomo, il lavoro, ... mercificare ecc. quello intendevo io. ma lungi da me pensarlo, infatti ho scritto tutto quello dopo.
cosa ne pensi di quanto scritto dopo per l'appunto?
Messaggio del 13-04-2006 alle ore 15:47:54
d'accordissimo su tutto il resto, ovviamente cosa vuoi dire, ma il lavoro è un mezzo di produzione mica un valore, anzi è quando lo trasformano in un valore che vogliono fregarti

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