Cultura & Attualità

giornata della memoria
Messaggio del 31-01-2013 alle ore 09:25:22

ma, oggi, non mi adeguerò al conformismo imperante e corretto, che fa versare lacrime di commozione per morti (ma solo in questo giorno e, come detto sopra, neanche tutti) di 70 anni fa, ma che lascia indifferenti davanti ai morti di oggi (siano essi i Palestinesi, o i bambini, “difettosi” o meno, uccisi dall’aborto)



Particolarmente vero soprattutto in un giorno in cui Israele fa un'incursione in uno stato sovrano in stato di guerra civile... sembra che i conti non gli stiano tornando, e quindi rincara la dose. Ma i morti di oggi, non valgono nulla.
Come ho scritto, che differenza c'è tra ribelli e terroristi? In particolare oggi in Siria.
Messaggio del 30-01-2013 alle ore 19:30:32

La gestione dei prigionieri
Rivestiti dell'abbigliamento da campo, i prigionieri venivano poi registrati: veniva compilata una scheda con i dati personali (Häftlings-Personal-Karte) e con l'indirizzo dei familiari più prossimi. I detenuti ricevevano, poi, un numero progressivo che, per tutta la durata della detenzione all'interno del campo di concentramento, ne avrebbe sostituito il nome. Il numero era tatuato sul braccio sinistro del prigioniero, dapprima attraverso uno speciale timbro di metallo, sul quale venivano fissate cifre interscambiabili, fatte di aghi della lunghezza di circa 1 centimetro e successivamente attraverso il ricorso a singoli aghi, utilizzati per eseguire punture sull'avambraccio.

Dalla pratica del tatuaggio erano esentati i cittadini tedeschi e i prigionieri "da educare", nonché i detenuti provenienti da Varsavia durante l'insurrezione dell'agosto-settembre 1944 e alcuni ebrei deportati dopo il 1944.

Il numero di matricola, impresso su un pezzo di tela, era anche cucito sul lato sinistro della casacca, all'altezza del torace, e sulla cucitura esterna della gamba destra dei pantaloni. Al numero era associato un contrassegno colorato, che identificava le diverse categorie di detenuto:

un triangolo di colore rosso identificava i prigionieri politici, nei cui confronti era stato spiccato un mandato di arresto per ragioni di pubblica sicurezza;
una stella a sei punte di colore giallo identificava i prigionieri ebrei; dalla metà del 1944 gli ebrei furono contrassegnati come le altre categorie ma con l'apposizione sopra il distintivo triangolare di un rettangolo di stoffa giallo;
un triangolo verde identificava i prigionieri criminali comuni;
un triangolo di colore nero identificava gli "asociali";
un triangolo di colore viola identificava i Testimoni di Geova;
i religiosi cristiani ricevevano un triangolo di colore rosso, perché generalmente internati in seguito ad azioni repressive naziste rivolte contro l'autorità;
un triangolo di colore rosa identificava i prigionieri omosessuali;
un triangolo di colore marrone identificava i prigionieri "zingari"
un triangolo di colore verde appoggiato sulla base identificava i prigionieri assoggettati a misure di sicurezza, dopo che avevano scontato la pena loro inflitta;
una lettera "E" prima del numero di matricola identificava i detenuti "da educare" (Erziehungshäftling);
un cerchietto di colore rosso recante la sigla "IL" identificava i prigionieri ritenuti pericolosi o sospetti di tentare la fuga;
un cerchietto di colore nero identificava i prigionieri della "compagnia penale".

Sul triangolo che identificava la categoria, era anche dipinto o impresso con inchiostro l'iniziale tedesca della nazionalità del detenuto, a meno che questi non fosse cittadino tedesco o apolide.




tutti erano tatuati, non solo gli ebrei
Messaggio del 30-01-2013 alle ore 12:31:11
di roberto de albentiis
Non celebrerò, domani, la Giornata della Memoria. Prima che salga l’indignazione generale (e finisca magari in qualche “scoop” di Repubblica o dell’Huffington Post), prima che venga insultato, bannato da facebook (originariamente, questo doveva essere uno stato per il social network in questione), fucilato su pubblica piazza, chiedo che venga letto quanto ho scritto; solamente dopo aver letto, liberissimi, avrete il diritto e la possibilità di fare quello che ho detto.

Non celebrerò una Giornata della Memoria, fin quando non ci sarà memoria e giustizia non solo per gli Ebrei, ma per TUTTE le vittime della follia nazista (i Rom; gli omosessuali, i malati e i disabili fatti oggetto di sperimenti “scientifici” e di pratiche eugenetiche; i sacerdoti, i religiosi e i fedeli cristiani – cattolici, ortodossi e protestanti – uccisi per la loro obiezione di coscienza nei confronti del paganesimo e dell’eugenismo del Terzo Reich), vittime cui per primi i governi dello Stato di Israele e le lobbies sioniste (come la statunitense Anti-Defamation League) negano memoria e giustizia, assolutizzando la Shoah ebraica a danno delle altre vittime dei piani nazisti e degli altri stermini, negandone le sofferenze e addirittura il fatto di essere stati vulnerati da atti atti di natura genocida (vergognoso fu il caso del Medz Yeghern, il genocidio armeno, minimizzato e persino negato da Tel Aviv e dall’ADL, tra lo sconcerto e la rabbia armeni).

Non celebrerò una Giornata della Memoria, fin quando ci saranno storici, professori (come il francese Robert Faurisson, l’inglese David Irving, il tedesco, Ernst Zundel, gli italiani Carlo Mattogno, Claudio Moffa, Andrea Giacobazzi, Franco Damiani, Angela Pellicciari) o militanti politici (come gli italiani Piergiorgio Seveso e Luca Fumagalli della Comunità Antagonista Padana di Milano) che sono finiti in carcere o che, ipoteticamente, rischierebbero di finirci, o che sono stati vittime di campagne mediatiche false e diffamatrici, per aver espresso opinioni, per aver divulgato studi scientifici o anche solo per aver fatto domande su fatti storici; fatti storici dolorosi e orribili, ma passati e, come tutti i fatti storici, liberamente analizzabili e discutibili (a meno che non si voglia sottomettere questi fatti storici ad un’aura metastorica e metafisica assoluta; padronissimi, ma, allora, non lo si faccia parlando di “laicità” e “libertà di ricerca”!). La Storia la si studia e la si fa nelle biblioteche, nelle aule scolastiche e universitarie, nelle Accademie e negli archivi, e non certo nei Tribunali e nei Parlamenti, e con modalità e fini il più delle volte tutt’altro che nobili!

Non celebrerò una Giornata della Memoria, fin quando questa ricorrenza, e le accuse di negazionismo e antisemitismo, saranno il paravento per coprire tutti i crimini di guerra che lo Stato di Israele (contro cui hanno parlato pericolosissimi neonazisti antisemiti e cripto-islamici quali Nelson Mandela, Desmond Tutu, Mairead Maguire, Dino Frisullo e Vittorio Arrigoni) ha commesso e commette ai danni delle popolazioni arabe di Palestina, Libano e Siria, o perfino contro i suoi stessi cittadini arabi ed ebrei non sefarditi o ashkenaziti; e le prime vittime di questa vergognosa strumentalizzazione (denunciata e criticata da storici e intellettuali ebrei, come Norman Finkelstein – addirittura figlio di sopravvissuti al campo di Auschwitz! – e Ilan Pappe), oltre ai Palestinesi, o ai Curdi (solidali con i Palestinesi e massacrati, nel silenzio generale, dalla Turchia, membro della NATO e alleata di Israele), sono le stesse vittime, ebraiche e non ebraiche, del Terzo Reich, che di sicuro non vorrebbero essere usate per giustificare una politica analoga a quella che li ha condotti alla deportazione e alla morte..

Non celebrerò una Giornata della Memoria, fin quando non sarà fatta chiarezza sulle affinità ideologiche e sulle collaborazioni politiche e logistiche del movimento sionista con il Partito e lo Stato nazionalsocialista, ai danni degli stessi Ebrei tedeschi e slavi (ben pochi sionisti di spicco si esposero concretamente contro le misure antiebraiche, l’organizzazione sionista de facto non si associò al boicottaggio antitedesco arrivando a stringere l’accordo per il trasferimento in Palestina noto come “Haavara” e, promuovendo, con l’assenso del Reich una rete di campi di riaddestramento utili ai fini del movimento), come studiato e riportato dallo storico Andrea Giacobazzi e da testate come “EffeDiEffe”, “Arianna Editrice”, “Rinascita” e “Stato&Potenza” (va da sé, accusati tutti indistintamente di negazionismo e antisemitismo).

Non celebrerò una Giornata della Memoria, fin quando non si ricorderà, tra le altre vittime innocenti della Seconda Guerra Mondiale (di cui la Shoah fu una parentesi, dolorosa e orribile, ma una parentesi, così come i genocidi turchi di cui furono vittime Armeni, Greci, Assiri e Curdi furono una parentesi dolorosa e orribile della Grande Guerra), anche i civili tedeschi e giapponesi orribilmente morti sotto i bombardamenti aerei Alleati effettuati sulla Germania e sul Giappone: nessun tribunale internazionale ha mai condannato gli Alleati per i LORO crimini di guerra (in nulla diversi, nella loro natura e nei loro effetti, da quelli dell’Asse), e sinceramente non vedo differenze tra chi commette crimini di guerra, o tra le vittime innocenti di atrocità pianificate (siano esse gli Ebrei o i cittadini di Dresda e Lubecca, siano esse i cittadini di Nanchino o i cittadini di Hiroshima e Nagasaki).

Non celebrerò, infine, una Giornata della Memoria, fin quando non si ricorderanno anche i malati, i disabili e i disadattati sociali abortiti, sterilizzati o soppressi con l’eutanasia in nome di un assurdo mito di purezza razziale, così come non celebrerò una Giornata della Memoria se non si dirà (qualora fosse necessario, se non si griderà dai tetti) che i miti e le politiche razziali furono sviluppati ben prima della Germania nazista dai Paesi liberali (USA, Inghilterra, Olanda, Svizzera) e socialdemocratici (Danimarca, Svezia, Finlandia), e che di contro durarono ben dopo la caduta di Hitler (fino agli anni ’70 almeno), o che le odierne campagne dei “diritti civili” (ovvero, aborto, contraccezione, eugenetica, eutanasia) sono uguali, se non nella forma, nella sostanza a quanto propagandato e attuato dal Terzo Reich.

Chi scrive adora un Messia e un Salvatore Ebreo, e ne venera la Madre, il Padre putativo, i Profeti e gli Apostoli, anch’essi Ebrei; chi scrive è stato, tra i tanti altri posti che ha visitato, anche a San Sabba (dove, tanti anni fa, incontrò anche un superstite), ad Auschwitz e Dachau, e quello che chiede e che spera è che si ricordino, per come possibile, tutte le vittime innocenti delle più varie (ma similmente antiumane, e anti-divine) ideologie, e che non avvengano mai più crimini così orribili contro l’uomo (ridotto ora a supersoldato e a nuovo cittadino, ora a scarto razziale e sociale, ma mai visto come centro di dignità, diritti e doveri in sè, mai visto come creatura creata, amata e redenta da Dio), ad opera di ideologie totalizzanti e disumanizzanti come il nazismo o il comunismo, o, oggi, da quel vago ma non meno mortifero e letale sentimento “umanitarista” e “corretto”, che, in nome dei “diritti” e dell’“amore” (ma non stiamo certo parlando della Carità cristiana!) tollera e difende la soppressione di bambini nel grembo materno o di anziani malati e persone in coma; sono una persona così orribile, meriterei un articolo di giornale infamante o, addirittura, il carcere, per aver espresso dubbi, opinioni, domande, secondo certi giornalisti o politici?
Se domani dovrò ricordare qualcuno, lo farò: ricorderò il Padre Giovanni Crisostomo e la Vergine Angela Merici, i santi che si festeggiano oggi, chiedendogli di rendermi simile a loro nell’amare Dio e il prossimo, e, nella preghiera di suffragio, tutti i defunti, in particolar modo le vittime innocenti delle guerre e dei genocidi, di qualsiasi parte, etnia o Paese fossero; ma, oggi, non mi adeguerò al conformismo imperante e corretto, che fa versare lacrime di commozione per morti (ma solo in questo giorno e, come detto sopra, neanche tutti) di 70 anni fa, ma che lascia indifferenti davanti ai morti di oggi (siano essi i Palestinesi, o i bambini, “difettosi” o meno, uccisi dall’aborto), e gradirei non essere etichettato come un mostro per questo (abbiamo visto in questi anni troppi falsi “al lupo, al lupo!” e “dagli al negazionista”, gonfiati o addirittura inventati di sana pianta, per crederci ancora).

Messaggio del 29-01-2013 alle ore 15:28:35
Si sa che gli italiani di solito ricordano solo quello che più gli fa comodo...
Messaggio del 29-01-2013 alle ore 09:10:40

« Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no.... »

Messaggio del 29-01-2013 alle ore 09:08:29






Messaggio del 29-01-2013 alle ore 09:03:57

Il suo numero di matricola fu "B7456", un numero in più di quello di suo padre Giacobbe.

Messaggio del 29-01-2013 alle ore 09:01:42
Alla promulgazione delle leggi razziali, ........... frequentava la terza elementare, dalla quale, essendo ebreo, doveva essere espulso dalla scuola.
Messaggio del 29-01-2013 alle ore 02:09:17
Berlusconi è pur sempre un grande intrattenitore...
Messaggio del 29-01-2013 alle ore 02:01:08
Cmq secondo me Berlusconi ha aspettato il giorno della memoria per dire quelle cose (e farsi un pisolino) giusto per fare uno sfregio a de benedetti
Messaggio del 29-01-2013 alle ore 01:27:22
Ah, mò sono buone??


Messaggio del 28-01-2013 alle ore 22:56:17
Buone fedi...
Messaggio del 28-01-2013 alle ore 14:36:35
Messaggio del 27-01-2013 alle ore 11:54:30
bisogna ricordare
Messaggio del 27-01-2013 alle ore 11:53:17
Un italiano di emanuele luciani

Once upon a time… direbbero gli anglofili; a noi non serve ce l’abbiamo nel sangue, lo sentiamo a “pelle”.
Un italiano, non molto tempo fa, immaginò e realizzò uno Stato moderno; sulle ceneri di una “espressione geografica” (citazione di Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, Cancelliere di Stato dell’Impero Austriaco), intraprese l’avventura di ri-qualificare l’Italia, ri-dare dignità ad un popolo.
Questo personaggio seppe coniugare e sintetizzare il genio italico, il pragmatismo romanico-europeo con la tradizione di duemila anni di storia; riuscì, laddove tanti prima di lui avevano fallito, ad evolvere il Paese verso un’accettabile condizione di modernità tecnologica e amministrativa.
Il corso degli eventi andò come sappiamo: la codardia e gli interessi personali di poche persone, vanificarono gli sforzi compiuti da tutta una Nazione.
A testimonianza di un periodo senza eguali, sia in termini di risultati raggiunti sia per l’irripetibilità del periodo stesso, la nostra società moderna vive ed è circondata dall’imprinting dettato da quegli sforzi.

Tanto per citarne alcuni:

· la bonifica delle paludi pontine, la battaglia del grano (1925) e l’appoderamento del aree del latifondo paludoso-malarico, a favore delle famiglie degli strati più indigenti tra gli ex combattenti del primo conflitto mondiale;

· la fondazione delle "città nuove", rurali o coloniali come Latina (allora Littoria), Sabaudia, Carbonia, Arborea (allora Mussolinia di Sardegna) che modificarono la visibilità internazionale del regime;

· ancora oggi il quartiere EUR (Esposizione Universale di Roma) è preso a modello di molti architetti di fama internazionale – vedi puntata della “Storia siamo noi” di Minoli;

· il Foro Italico (inaugurato nel 1932 col nome di Foro Mussolini), il vasto complesso sportivo che si trova alla base di Monte Mario a Roma. Fu ideato e realizzato da Enrico Del Debbio fra il 1927 ed il 1933…

I più elementari principi dello stato sociale, non solo sono ricordati da gente di parte, ma sono oggetto di contenzioso, a difesa dei quali si ergono, oggi, paladini gli stessi detrattori del periodo e delle persone che li hanno generati.

In campo economico il Governo mirò principalmente ad aumentare i margini d’azione, e quindi di profitto, all’iniziativa privata. Vennero inoltre alleggerite le tasse sulle imprese, privatizzati alcuni monopoli di stato - come quello sulle assicurazioni sulla vita e sul servizio telefonico. La politica liberista in economia portò buoni successi, con un buon aumento della produzione agricola e industriale.

Il bilancio statale tornò in pareggio già nel 1925; il successivo Governo della RSI chiuse in attivo il proprio bilancio.

Nel 1927 fu promulgata la Carta del Lavoro, che prevedeva l'esistenza di sindacati legalmente riconosciuti e e l'introduzione dei primi contratti collettivi. Negli anni successivi, accanto a misure strettamente produttivistiche e relative ancora al tema del lavoro (come la riduzione, nel 1937, dell'orario lavorativo settimanale a 40 ore) se ne affiancarono altre volte alla tutela della famiglia e dei figli.

Nel settore previdenziale, la Cassa nazionale per le assicurazioni sociali (CNAS), istituita nel 1919, venne trasformata nel 1933 nell'ente di diritto Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (INFPS, attuale INPS). Vennero inoltre disciplinati istituti di diritto del lavoro quali malattia, maternità e infortuni. Nel 1939 l'età pensionabile venne abbassata a 55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini, venendo anche introdotta le reversibilità della pensione. Nel 1942, fu istituito l'Ente Nazionale Previdenza e Assistenza ai dipendenti Statali, oggi confluito nell'INPDAP / INPS.

A partire dalla metà degli anni venti, il regime cominciò un'opera di rinnovamento della legislazione italiana. Il primo codice a essere riformato fu quello penale, detto codice Zanardelli, promulgato nel 1889. Il nuovo codice, chiamato codice Rocco dal nome del ministro della Giustizia Alfredo Rocco che promosse la riforma.

In campo scientifico il CNR fu fondato il 18 novembre del 1923 (trasformato nel 1945 in organo dello Stato) ha svolto prevalentemente attività di formazione, di promozione e di coordinamento della ricerca in tutti i settori scientifici e tecnologici. L'INFN venne istituito l'8 agosto 1951 da gruppi delle Università di Roma, Padova, Torino e Milano al fine di proseguire e sviluppare la tradizione scientifica iniziata negli anni '30 con le ricerche teoriche e sperimentali di fisica nucleare di Enrico Fermi e della sua scuola.

A tal proposito per i più curiosi o appassionati del genere:
http://www.lnf.infn.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=335%3Aalla-scoperta-delluniverso-con-lhc-&catid=21%3Anovita&Itemid=153&lang=it;

…forse non sarà paragonabile ai meccanismi ideati di Leonardo, ma sicuramente da la misura del genio e della determinazione italica, che tante volte dimentichiamo o “annacquiamo” per opportunismo e servilismo.

Nuova reply all'argomento:

giornata della memoria

Login




Registrati
Mi so scurdate la password
 
Hai problemi ad effettuare il login?
segui le istruzioni qui

© 2024 Lanciano.it network (Beta - Privacy & Cookies)