Cultura & Attualità
E' NATO MATTEO
Messaggio del 29-12-2010 alle ore 18:52:48
Ha passato la notte di Natale con gli occhi sbarrati, Alisath, fermo davanti alla porta del reparto dell’Ospedale di Niguarda che si chiudeva.
Alisath è diventato padre e vedovo, nello stesso istante. Una vita per una morte. O meglio, una vita da una morte, visto che all’ospedale milanese di Niguarda, per la seconda volta – la prima fu nel 2006 – è riuscito un altro piccolo miracolo: quello di far nascere un bebè da una donna in morte cerebrale accertata.
«Quando l’ho incontrato – racconta il responsabile dell’ostetricia, Roberto Merati – mi sono bloccato a osservare le sue emozioni contrastanti: la gioia immensa per la nascita di suo figlio, il dolore indicibile per la fine di sua moglie». Merati, insieme a Claudio Betto, direttore della neurorianimazione, Mario Meroni, direttore dell’ostetricia, e Stefano Martinelli, direttore della neonatologia e terapia intensiva neonatale, ha seguito la donna nel complesso iter. Suriya è arrivata al Niguarda alla metà di dicembre, in stato di morte cerebrale dalla ventunesima settimana di gestazione. Per far vivere la sua creatura, però, di settimane ne servivano altre sette almeno. Così al Niguarda è iniziata la delicatissima terapia: «In questi casi si tratta soprattutto di assistere il corpo della madre – spiega ancora Merati –: è un impegno infermieristico enorme, richiede attenzione, sforzi, impegno di personale». E poi la collaborazione tra i neurorianimatori, che si sono occupati di stabilizzare le condizioni corporee di Suriya, i ginecologi, che si sono dedicati al parto cesareo, e i neonatologi, ora impegnati a garantire la sopravvivenza del bambino. Lui, per fortuna, sta bene: pesa 1 chilo e 140 grammi ed è nato sano, in forze, tanto che i medici sono ottimisti sulle sue condizioni.
Com'è possibile che hanno tenuto in vita una donna in morte cerebrale accertata se nel grembo aveva "un grumo di sangue", "un feto", un "appendice", del "materiale biologico"? Come si sono permessi questi medici di far partorire una donna in morte cerebrale accertata?
Ha passato la notte di Natale con gli occhi sbarrati, Alisath, fermo davanti alla porta del reparto dell’Ospedale di Niguarda che si chiudeva.
Alisath è diventato padre e vedovo, nello stesso istante. Una vita per una morte. O meglio, una vita da una morte, visto che all’ospedale milanese di Niguarda, per la seconda volta – la prima fu nel 2006 – è riuscito un altro piccolo miracolo: quello di far nascere un bebè da una donna in morte cerebrale accertata.
«Quando l’ho incontrato – racconta il responsabile dell’ostetricia, Roberto Merati – mi sono bloccato a osservare le sue emozioni contrastanti: la gioia immensa per la nascita di suo figlio, il dolore indicibile per la fine di sua moglie». Merati, insieme a Claudio Betto, direttore della neurorianimazione, Mario Meroni, direttore dell’ostetricia, e Stefano Martinelli, direttore della neonatologia e terapia intensiva neonatale, ha seguito la donna nel complesso iter. Suriya è arrivata al Niguarda alla metà di dicembre, in stato di morte cerebrale dalla ventunesima settimana di gestazione. Per far vivere la sua creatura, però, di settimane ne servivano altre sette almeno. Così al Niguarda è iniziata la delicatissima terapia: «In questi casi si tratta soprattutto di assistere il corpo della madre – spiega ancora Merati –: è un impegno infermieristico enorme, richiede attenzione, sforzi, impegno di personale». E poi la collaborazione tra i neurorianimatori, che si sono occupati di stabilizzare le condizioni corporee di Suriya, i ginecologi, che si sono dedicati al parto cesareo, e i neonatologi, ora impegnati a garantire la sopravvivenza del bambino. Lui, per fortuna, sta bene: pesa 1 chilo e 140 grammi ed è nato sano, in forze, tanto che i medici sono ottimisti sulle sue condizioni.
Com'è possibile che hanno tenuto in vita una donna in morte cerebrale accertata se nel grembo aveva "un grumo di sangue", "un feto", un "appendice", del "materiale biologico"? Come si sono permessi questi medici di far partorire una donna in morte cerebrale accertata?
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