Cultura & Attualità
Il seguente brano è tratto da "I cori della rocca" di S. T. Eliot
VII.
In principio DIO creò il mondo. Deserto e vuoto. Deserto e
vuoto. E tenebre erano sopra la faccia dell’abisso.
E quando vi furono uomini, nei loro vari modi lottarono in
tormento alla ricerca di DIO
Ciecamente e vanamente, perché l’uomo è cosa vana, e l’uomo senza DIO è un seme nel vento, trascinato qua e là non trova luogo dove posarsi e dove germinare.
Essi seguirono la luce e l’ombra, e la luce li condusse verso la luce e l’ombra li condusse verso la tenebra,
Ad adorare serpenti ed alberi, ad adorare dèmoni pittori sto che nulla: a piangere per la vita oltre la vita, per un’estasi non della carne.
Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell’abisso.
E lo Spirito si muoveva sopra la faccia delle acque. E gli uomini che si volsero verso la luce ed ebbero conoscenza della luce
Inventarono le Religioni Maggiori; e le Religioni Maggiori erano buone
E condussero gli uomini dalla luce alla luce, alla conoscenza del Bene e del Male.
Ma la loro luce era sempre circondata e colpita dalle tenebre
Come l’aria dei mari temperati è trafitta dal fiato immobile e morto della Corrente Artica;
E giunsero a un limite, a un limite estremo mosso da un guizzo di vita,
E giunsero allo sguardo rinsecchito e antico di un bimbo morto di fame.
Preghiere scritte in cilindri girevoli, adorazione dei morti, negazione di questo mondo, affermazione di riti il cui senso è dimenticato
Nella sabbia irrequieta sferzata dal vento, o sopra le colline
dove il vento non farà mai posare la neve.
Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell’abisso.
Quindi giunsero, in un momento predeterminato, un momento nel tempo e del tempo,
Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, in ciò che noi chiamiamo storia: sezionando, bisecando il mondo del tempo, un momento nel tempo ma non come un momento di tempo,
Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato.
Quindi sembrò come se gli uomini dovessero procedere dalla luce alla luce, nella luce del Verbo,
Attraverso la Passione e il Sacrificio salvati a dispetto del loro essere negativo;
Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima,
Eppure sempre in lotta, sempre a affermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce;
Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un’altra via.
Ma sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai accaduto prima: sebbene non si sappia quando, o perché, o come, o dove.
Gli uomini hanno abbandonato DIO non per altri dèi, dicono, ma per nessun dio; e questo non era mai accaduto prima
Che gli uomini negassero gli dèi e adorassero gli dèi, professando innanzitutto la Ragione
E poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita, Razza, o Dialettica.
La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capovolte, cosa possiamo fare
Se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto
In un’età che avanza all’indietro, progressivamente?
VOCE DEI DISOCCUPATI (da lontano):
In questa terra Ci sarà una sigaretta ogni due uomini,
Ogni due donne soltanto mezza pinta Di birra amara...
CORO:
Che cosa dice il mondo, il mondo intero forse si smarrisce con auto potentissime su strade secondarie?
VOCE DEI DISOCCUPATI (più debolmente):
In questa terra
Nessuno ci ha dato occupazione…
CORO:
Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell’abisso.
È la Chiesa che ha abbandonato l’umanità, o è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa?
Quando la Chiesa non è più considerata, e neanche contrastata, e gli uomini hanno dimenticato
Tutti gli dèi, salvo l’Usura, la Lussuria e il Potere.
Piccioso,
da buon cristiano, quale penso di essere, non posso obbligarti a porti nessuna domanda...
Dicembre,
ti posso assicurare che la mattina quando mi alzo non mi pongo nessuna domanda e quando vado a dormire idem. A che servirebbe una domanda che non ammette risposta?

Il Piccioso,
Non ci sarà mai (e non c'è mai stato) un confine culturale oltre il quale non si crede, ma tutto il contrario... Oggi sono moltissimi gli storici contemporanei e medievisti che riconoscono storicamente sulla base dei documenti che la civiltà occidentale è la più progredita del mondo, grazie ai fondamenti cristiani... E dire che secondo alcuni teppisti saremmo ignoranti perché (a loro dire) crediamo nelle favolette. Sai benissimo che chi non ha fede rovescia tutti i valori e considera vero ciò che è falso e viceversa. Per questo vede l'ignoranza in chi crede e si considera colto, perché ignora di essere ignorante... La mancanza di fede non comporta solo una morale ristretta che schiavizza, ma comporta anche una capacità di amare e di ragionare in modo ridotto rispetto a chi crede. L'uomo che non crede in Dio vede la realtà dal buco della serratura e (come puoi vedere...) si fa sempre le stesse domande alle quali non sa rispondere, perché non ha gli strumenti per poterlo capire.
era meglio quando si parlava di berlusconi e dei comunisti invidiosi perchè lui scopa e loro no
Monique,
mi spiace tanto che tu te la prenda per essere stata anticipata ed interpretata. Del resto scrivi sempre e solo sugli stessi argomenti e con le stesse argomentazioni. Solo per questo motivo sei una carta conosciuta.

e' tande bell a freca'

x Piccioso
non ti permettere più di attribuirmi pensieri, frasi o connessioni che non ho minimamente fatto. I retropensieri della tua "squadriglia mentale" conservali nel tuo cantuccio della materia cerebrale. Grigia se c'è.
Ho postato:
«E' possibile che il caso abbia prodotto anche soltanto gli oltre duemila enzimi necessari al funzionamento del corpo umano? Basta una piccola serie di calcoli al computer per rendersi conto che la probabilità che questo sia avvenuto 'casualmente' è pari alla probabilità di ottenere sempre 12, per 50.000 volte di fila, gettando due dadi sul tavolo» (Fred Hoyle, matematico e astronomo).
se la tua intelligenza è inversamente proporzionale alla citazione prenditi Zoloft. Ma non abusarne.
Monique,
a me non importa veramente un fico secco delle teorie creazioniste. Invece tu le presupponi in ogni intervento, questa è la differenza tra noi due. Non c'è bisogno, infatti, di scrivere creazionismo in un intervento per andare a sbattere a quelle teorie ridicole.
Dicembre,
è dio che è stato creato ad immagine e somiglianza dell'uomo, non il contrario. E questo in base alla filosofia e non alla scienza.

x il grande Piccioso:
«E' possibile che il caso abbia prodotto anche soltanto gli oltre duemila enzimi necessari al funzionamento del corpo umano? Basta una piccola serie di calcoli al computer per rendersi conto che la probabilità che questo sia avvenuto 'casualmente' è pari alla probabilità di ottenere sempre 12, per 50.000 volte di fila, gettando due dadi sul tavolo» (Fred Hoyle, matematico e astronomo).
TEORIE CREAZIONISTE aver pubblicato una osservazione? Lo pensi te ma non chi lo ha postato!!!! Se citare le teorie creazioniste ti serve per far polemica procedi pure, ma a me non m'incanti. A me delle fisime mentali tue creazioniste non me ne po' fregà de meno

DICEMBRE,il tuo primo intervento non l'ho letto,se fossi stato capace di leggere quei papiri mi sarei laureato




Non i teologi e i filosofi, ma gli scienziati dicono che l'esistenza di Dio non si può provare. Ma la scienza, non solo non è l'unico mezzo per raggiungere la verità, serve per provare come funziona la materia e Dio, come sappiamo, è immateriale. Dunque, come sappiamo tutti, la scienza NON è lo strumento adatto per provare l'esistenza di Dio... Per provare l'esistenza di Dio è necessario usare la teologia e la filosofia, coadiuvate dall'uso delle metafore (quelle che voi chiamate: favolette!) che, come sappiamo, sono una forma letteraria che serve per far capire a tutti i concetti complessi. Come sappiamo l'uomo è ad immagine e somiglianza di Dio, questo significa che siamo fatti di spirito (= di valori) e di materia. La nostra parte materiale (il corpo) è oggetto di scienza in quanto è divisibile (= misurabile). Come sappiamo nessuno ci dirà mai: dammi un quintale d'amore o cinque chilometri di affetto, perché la nostra parte spirituale non è materiale, quindi è indivisibile e non misurabile (!!!). Dunque, come sappiamo veramente tutti, il nostro spirito (= la somiglianza che abbiamo con Dio) NON E' OGGETTO DI SCIENZA!!! Usare la scienza per provare l'esistenza di DIO è come mettere un cavolo nel reattore atomico al posto dell'uranio!!! E' come entrare nell'edificio del comune di Lanciano per comprare un bel vestito all'ultima moda!!!
Naturalmente l'ipocrita ha le sue vie di fuga per non accettare (non questa verità) ma la verità. E come fa per eludere la verità? Invertendo il significato con il significante e viceversa... Come sappiamo, quando il credente gli parla di realtà umane metaforicamente, l'ipocrita tenta di annullare il suo discorso letteralmente e quando gliene parla letteralmente prova a confutarlo metaforicamente. Dico: "ci prova" perché (come sappiamo veramente tutti) anche se l'ipocrita ottiene ragione agli occhi del credente la verità non cambia, ma rimane sempre la stessa: LA SCIENZA NON E' LO STRUMENTO ADATTO PER PROVARE L'ESISTENZA DI DIO, IN QUANTO E' IMPOSSIBILE PROVARE SCIENTIFICAMENTE L'ESISTENZA DI DIO!!! L'ESISTENZA RAZIONALE DI DIO (COME L'ESISTENZA RAZIONALE DELL'AMORE) VA PROVATA USANDO GLI STRUMENTI DELLA TEOLOGIA E DELLA FILOSOFIA, SENZA I QUALI E' LETTERALMENTE IMPOSSIBILE PROVARLO!!!
Mente e cervello n. 46 Anno VI Ottobre 2008
Millantatori
Raccontano di conquistare donne a dozzine, di possedere jet, panfili e castelli, di avere amicizie potenti. Chi è malato di mitomania millanta una vita che non ha perché non accetta se stesso
di Massimo Barberi
Dicono di avere stipendi da favola, di andare in vacanza in posti da sogno, vantano conquiste sentimentali da fare invidia a chiunque. E poi parlano sempre e soltanto di loro, dei loro successi, dei loro acquisti favolosi e delle conquiste amorose. All’inizio sembrano persone davvero speciali, ma nel giro di poco tempo si rivelano per quello che sono: contafrotrole megagalattici.Una volta si pensava che fossero soltanto i pescatori dilettanti a esagerare un po’ sulle dimensioni dei pesci presi all’amo. Oggi sappiamo che i bugiardi patologici sono dappertutto. Chiunque, passando in rassegna le persone conosciute nel corso della vita, scopre di averne frequentato almeno uno.
Soffrono di una patologia che gli psicologi chiamano «pseudologia», che con sfumature diverse può essere incasellata come mitomania o megalomania. E la loro vita è tutt’altro che semplice, nonostante quello che vogliono far credere. Devono inventare bugie in continuazione, costruendo veri e propri castelli di menzogne, tutte collegate tra loro e apparentemente razionali. Quando qualcuno mangia la foglia, infatti, devono velocemente metterne in campo un’altra. Altrimenti salta tutto. E con il tempo le panzane diventano così grosse e numerose che finiscono per crederci davvero: arrivano al punto di convincersi di essere quello che vogliono sembrare.
Ma perché lo fanno? Fondamentalmente perché mitomani e megalomani non riescono ad accettarsi per ciò che sono. Vivono costantemente nell’illusione di condurre una vita bella e invidiabile, perché quella reale è troppo piatta e squallida per essere accettata. Non a caso, molti di loro rischiano di precipitare in una depressione grave se smettono di raccontare falsità.
Il sogno dell’inganno
Diventare, e restare, amici di un mitomane o di un megalomane è davvero difficile: ogni volta che si dice qualcosa, magari tra amici o al lavoro, viene fuori che loro l’hanno fatto meglio. Se gli si racconta la propria vacanza, la loro è stata più bella. Se gli si descrive la macchina appena comprata, non ascoltano e iniziano a magnificare le prestazioni della loro. Oppure inventano fandonie talmente grandi da imbarazzare chi ascolta, soprattutto perché molti di loro sono convinti di dire la verità, anche se palesemente gonfiata.
Certo, nessuno può dire di non aver mai detto una bugia o di non avere mai esagerato la realtà. Groucho Marx sosteneva che «c’è un modo solo per scoprire se un uomo è onesto: chiederglielo. Se risponde di sì, vuol dire che è marcio». A tutti prima o poi succede di dire una frottola, grande o piccola, innocente o malvagia. Ma c’è chi della menzogna ha fatto una costante della propria vita. Quando diventa impossibile cominciare la giornata senza pensarne una nuova da far bere ad amici e colleghi, quando per sentirsi bene bisogna assolutamente presentarsi migliori di come si è, o di come si pensa di essere, allora si può parlare di mitomania: un disturbo che gli psicologi identificano come la tendenza abituale a inventare bugie servendosi dell’esagerazione, della millanteria e del falso ricordo.La mitomania spesso va di pari passo con la megalomania: una specie di mania di grandezza permanente, di esasperato entusiasmo di sé e delle proprie azioni. Secondo alcune interpretazioni, agli inizi entrambi questi disturbi non sono altro che meccanismi di difesa anticonflittuali: consentono di respingere e, nel contempo, di vivere in modo gratificante gli avvenimenti ambivalenti, quelli cioè che non sono né totalmente positivi né completamente negativi. Ma che potrebbero dar vita a un conflitto interiore.
Non esistono stime precise del fenomeno, almeno in Italia. «Per cercare di capire quanto possono essere diffuse bisogna necessariamente rifarsi a ricerche statunitensi», afferma Nicola Ghezzani, psicoterapeuta e autore di alcuni libri sull’argomento. «Per esempio - precisa - secondo i dati dell’Epidemiological Catchment Arca, un’istituzione che opera a Baltimora, il disturbo istrionico di personalità, così è definita la mitomania nel manuale diagnostico più usato da chi si occupa di salute mentale, riguarda il 2,1 per cento della popolazione, ed è equamente distribuito tra uomini e donne. Ma questo dato riguarda soltanto la patologia grave e conclamata. Per tutte le sfumature intermedie non esistono dati certi».La megalomania invece, che gli psicologi classificano come disturbo narcisistico di personalità, colpisce il 5,5 per cento della popolazione. Cifre non trascurabili, dunque. «La sua grande diffusione - commenta Ghezzani - dipende sia da fattori intrinseci (ansia o depressione nascoste) sia da fattori sociali». Nel mondo in cui viviamo, infatti, conta veramente chi appare molto, si esibisce, stupisce la gente. Perciò non deve sembrare strano che in un contesto simile la menzogna autocelebrativa prenda piede.«In questo senso i media svolgono un ruolo importantissimo. Basti pensare alla filosofia che è alla base dello scoop: è un modello comunicativo per cui soltanto l’evento eccezionale è degno di essere raccontato. Il resto, cioè la quotidianità normale, non interessa». Ma non c’è solo il sistema dell’informazione ad alimentare questo disturbo: anche il cosiddetto entertainment svolge un ruolo significativo. «I messaggi veicolati da reality show e talk show televisivi precisa - sono inequivocabili: il concetto di celebrità è strettamente vincolato all’abnorme e all’eccessivo, mai all‘ordinario». Come sosteneva Andy Warhol, che prima di altri aveva capito alla perfezione il mondo moderno: «Quindici minuti di celebrità non si negano a nessuno».Ovviamente, non tutti quelli che le sparano grosse soffrono di patologie psicologiche. «Nei casi lievi - chiarisce Ghezzani - quando cioè mitomania e megalomania sono fenomeni blandi ed episodici si preferisce parlare di tendenza mitomaniaca o megalomaniaca, non di vera e propria sindrome. Il fenomeno lieve è piuttosto diffuso al giorno d’oggi, e sembra assolvere più che altro alla funzione narcisistica di proteggere l’individuo dall’angoscia annichilente di valere poco o nulla. Oppure, nei casi più gravi, di non esistere per nessuno».
Dal vivere alla grande...
Mitomania e megalomania spesso si somigliano, e in molti casi si manifestano nella stessa persona. Ma le differenze non mancano. «Entrambe sono patologie - prosegue lo psicologo - che riguardano l’immagine di sé, quella che gli psicoanalisti chiamano l’ideale dell’lo: in pratica ciò che si vorrebbe essere per sentirsi adeguati sia all’oggettiva realtà sociale sia al sistema soggettivo dei valori e dei giudizi». Chi soffre di megalomania o di mitomania è continuamente tormentato dall’immagine di sé, da come appare agli altri, ed è costretto a mentire in modo che le persone che lo circondano abbiano di lui un’opinione elevata e lusinghiera. E di solito, con le relazioni superficiali o di breve durata può anche funzionare.
Ma è sul lungo periodo, o con gli amici più intimi, che l’inganno viene svelato. «La megalomania - puntualizza Ghezzani - in genere è più che evidente a buona parte di coloro che condividono gli affetti e la vita privata con il soggetto, soprattutto perché il disturbo lo porta a chiudersi in un mondo tutto suo, rendendolo spesso una persona fragile e patetica. Inoltre non di rado il megalomane compie azioni che nelle sue intenzioni servono ad alimentare fantasie e progetti, ma che nei fatti finiscono per mettere nei guai proprio le persone che gli sono più vicine o quelle che, per leggerezza, si fidano di lui». Non sono rari i casi di persone che «bruciano» montagne di soldi giocando in borsa o lanciandosi in speculazioni immobiliari destinate all’insuccesso. Lo fanno per dare concretezza alla loro megalomania e, proprio per questo, finiscono nei guai travolgendo spesso anche parenti e amici.«Il megalomane inoltre - prosegue Ghezzani - ha una bassissima stima di sé». Una scarsa considerazione delle proprie potenzialità che può derivare da remote percezioni primarie, come per esempio i giudizi negativi dell’ambiente, la persistenza in famiglia di modelli di riferimento inarrivabili oppure la consapevolezza di un deficit accompagnata da derisione e disprezzo. «La sua risposta è quella di vivere alla grande - afferma lo psicologo - in una fuga continua dalla coscienza di sé».Con il passare degli anni il megalomane associa a questa immagine interiore negativa anche un bisogno di punizione. «E questo sentimento viene alimentato sia dall’antico disprezzo di sé sia dai sensi di colpa maturati nel corso della vita proprio a causa dei comportamenti esagerati». In questo modo si struttura una sorta di masochismo morale, un «volersi male», e in genere i conflitti che si procura chi ne soffre hanno l’obiettivo di causare la propria distruzione, anche se non in modo consapevole.
… al sognare in grande
La principale differenza tra megalomania e mitomania è il rapporto con la realtà, con la vita concreta di tutti i giorni. Mentre il megalomane deve continuamente esporre i propri progetti alla prova dei fatti, procurandosi guai a non finire, il mitomane invece negli anni diventa un esperto della suggestione e dell’inganno proprio per evitare il confronto con la vita reale. Il suo rapporto con la realtà è più simile a una fuga.«Lo fa per evitare di esporsi al crollo depressivo che può seguire il deludente impatto con la realtà concreta», spiega Ghezzani. Al banco di prova della vita il mitomane preferisce le fantasie con cui tenta di ingannare sistematicamente se stesso e chi gli sta intorno, eludendo ogni potenziale confronto. Il mitomane in genere ha una personalità che gli psicologi chiamano isterica-istrionica, caratterizzata da consistente mancanza di autonomia e forte suggestionabilità, nonché dalla tendenza a lasciarsi andare all’immaginazione.Il destino di mitomani e megalomani però è identico: in entrambi, sotto la sottile lastra di ghiaccio della menzogna si nasconde l’abisso della depressione. E prima o poi, se non c’è un aiuto dall’esterno, la lastra si rompe in mille pezzi. Il primo pericolo che corrono è sociale. «Queste persone si espongono a disistima pubblica, perdita di affetto e amore, a volte a catastrofi economiche e giudiziarie», illustra Ghezzani. Anche lo studente che falsifica il libretto degli esami per far credere a genitori e amici che si sta per laureare potrebbe nascondere una tendenza alla mitomania. «Episodi di questo tipo si leggono spesso sulle pagine di cronaca dei giornali: anche se sono soltanto ragazzi bisogna considerare che commettono un reato e si mettono in una situazione difficile con tutti».
Ma i problemi non finiscono qui: una volta che il gioco di finzioni non regge più e termina la fase maniacale, mitomani e megalomani vanno incontro a uno stress molto forte: diventano abulici e c’è il rischio di un vero e proprio crollo depressivo. «Allora possono fuggire e scomparire nel nulla, oppure tentare il suicidio. Ma possono anche diventare violenti», avverte l’esperto. Per evitare il peggio, è importante che amici e parenti facciano di tutto per aiutarli. Inutile, anzi dannoso, far finta di niente. Così come può essere controproducente cercare di tamponare i danni che provocano, magari ripianando i loro debiti o giustificandoli davanti alle autorità.«Chi è vicino a queste persone deve aiutarle a capire il rischio sociale a cui si espongono: perdita di stima da parte di tutti, rischi di rompere relazioni affettive e amicizie, tracolli finanziari», aggiunge. Ed è importante insistere sul tasto che si può valere e meritare amore per quello che si è e non per quello che si mostra di essere. «Una volta preso atto e dimostrato che può fare, o sta già facendo, del male alle persone a lui vicine occorre segnalargli che si tratta di una patologia di natura psicologica e consigliarli di parlarne con uno specialista». Questo passaggio, purtroppo, non è semplice. Perché è nella natura della patologia non ammettere di essere malati, di aver bisogno di aiuto o di essere in errore. «L’idea stessa della cura - aggiunge Ghezzani - rappresenta sia per il megalomane sia per il mitomane un’intollerabile umiliazione».
Psicoterapia in quattro mosse
Per curare un mitomane, lo psicoterapeuta si pone tre obiettivi collegati tra loro. «Il primo passo - spiega Ghezzani - consiste nello scoprire l’origine dell’immagine negativa di sé. Occorre valutare se affonda negli anni in cui si è formata l’identità personale o se si tratta di un’ideologia della grandezza individuale che lo tormenta». In secondo luogo bisogna risolvere l’impotenza psicologica provocata dall’immagine negativa, che in genere provoca una paralisi delle proprie volontà e delle azioni oppure un’iperattività maniacale tesa al riscatto grandioso di sé.«La psicoterapia poi - prosegue - deve risolvere la radicata dipendenza del soggetto dall’opinione altrui, il suo attaccamento a un ideale sociale interiorizzato e, più in generale, l’attaccamento al giudizio sociale, di cui è schiavo». Infine, il terapeuta deve porsi il problema dell’impotenza pragmatica, causata dalla prolungata assenza di rapporti tra il soggetto e il mondo esterno. «Tanto più, infatti, angosce e illusioni lo allontanano dal confronto con la vita reale, tanto più cresce questa forma di impotenza: un’effettiva esperienza delle cose del mondo».Alla base di questo approccio c’è la convinzione che per capire fino in fondo la psiche e i suoi disturbi si deve partire dal fatto che la base psichica dell’lo è il Noi. «Questo significa - puntualizza Ghezzani - che l’identità individuale esiste soltanto sullo sfondo di un’identità sociale, di gruppo. E che ciascuno di noi è dominato dalla volontà sociale nel nostro Io». E quello che la psicologia dialettica definisce il bisogno di integrazione sociale, o di appartenenza sociale, a cui si contrappone lo sviluppo dell’identità autonoma. «In ogni psicopatologia persiste la dominanza assoluta, per quanto nascosta, del Noi sull’Io: il depresso teme l’opinione degli altri, l’ossessivo si conforma a regole vissute come oggettive, l’isterico sogna la dipendenza perfetta da un altro». Nella mitomania e nella megalomania l’individuo è come un bambino che deve sempre dimostrare a qualcuno che vale qualcosa. «È come se fosse schiavo dell’altro, cioè del Noi».
Se Pinocchio cresce
Le bugie sono il sale della vita per i bambini. Ogni genitore lo sa bene. Spesso però per i piccoli mentire è soltanto un gioco, una finzione ludica che sconfina nel pensiero magico infantile. Ed è questa la grossa differenza tra la frottola di un bimbo e quella di un adulto.«Tuttavia, anche nel bambino è bene distinguere: si deve capire quando si tratta di semplice immaginazione, guai se un piccolo non fantastica un po’, oppure di mistificazione», chiarisce Ghezzani. Un po’ di bugie sono quindi normali, ma diventano patologiche se il bambino copre con la bugia un fondo di vergogna. «E se il mentire diventa sistematico si parla allora di pseudologia. E occorre intervenire».Secondo Michele Novellino, psichiatra e psicologo, direttore dell’Istituto Eric Berne e autore del libro La sindrome di pinocchio, bisogna soprattutto fare attenzione quando nel bambino la menzogna diventa uno stile di rapporto, quando si manifesta la tendenza a ottenere tutto e subito, con un’innata capacità di manipolare gli altri per i propri scopi. Inoltre, occorre tenere d’occhio i bimbi che tendono a far ricadere sugli altri le proprie responsabilità e a promettere di «essere buoni» senza farlo.Molto però dipende dall’età: da zero a cinque anni il bambino non distingue nettamente la realtà dalla fantasia. Se afferma che sotto il letto c’è un leone, lo crede veramente. E usa le parole come bacchette magiche, per trasformare il «per finta» in «per davvero». Dopo i sei o sette anni comincia a distinguere il vero dal virtuale, e inizia a svilupparsi il giudizio morale, anche se tracce di pensiero magico si possono trovare in tutto il periodo infantile.
Io non credo,ma mi so stufate a ripetere sempre le stesse cose,che valgono sia per Monique sia per il Piccioso e i suoi adepti




allora se non hai le prove che ci vai a fare in aula?

che ti ridi?
Se un essere non esiste non posso portarti prove materiali. Tu riusciresti a trovare e portare in aula di tribunale una persona mai nata?



El Treble,
non invertire l'onere della prova. Spetta a chi dice che esiste l'onere di portare le prove dell'esistenza. A chi sostiene la tesi che non esista non può essere chiesta nessuna prova perché la prova della non esistenza è una prova "diabolica" nel senso che è impossibile da portare e dimostrare.

picciò dire che "non esiste niente" è lo stesso una teoria creazionista


Monique,
io so bene che tu volevi andare a sbattere all'essere inesistente, in un modo o nell'altro, per questo motivo ti ho anticipato. Le teorie creazioniste fanno ridere senza bisogno di ulteriori spiegazioni.

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Editato da Il Piccioso il 14/01/2011 alle 21:03:24
Monique,
Non ci sarà mai (e non c'è mai stato) un confine culturale oltre il quale non si crede, ma tutto il contrario... Oggi sono moltissimi gli storici contemporanei e medievisti che riconoscono storicamente sulla base dei documenti che la civiltà occidentale è la più progredita del mondo, grazie ai fondamenti cristiani... E dire che secondo alcuni teppisti saremmo ignoranti perché (a loro dire) crediamo nelle favolette. Sai benissimo che chi non ha fede rovescia tutti i valori e considera vero ciò che è falso e viceversa. Per questo vede l'ignoranza in chi crede e si considera colto, perché ignora di essere ignorante... La mancanza di fede non comporta solo una morale ristretta che schiavizza, ma comporta anche una capacità di amare e di ragionare in modo ridotto rispetto a chi crede. L'uomo che non crede in Dio vede la realtà dal buco della serratura e (come puoi vedere...) si fa sempre le stesse domande alle quali non sa rispondere, perché non ha gli strumenti per poterlo capire.
Ma che lingua è?

Che tutti possano sbagliare è normale, ma che l'ignoranza e la presupponenza debbano essere posti avanti alla logica grammaticale e per prima cosa visto il post alla scienza è un delitto.
non ci avevo fatto caso...Ma che lingua è? ah, dev'essere il moniquese, roba per dotati
Che tutti possano sbagliare è normale, ma che l'ignoranza e la presupponenza debbano essere posti avanti alla logica grammaticale e per prima cosa visto il post alla scienza è un delitto.
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Editato da Animamundi il 14/01/2011 alle 08:40:59
ho pietà dei non-vedenti:
non ho mai visto un computer auto-prodursi e un aereo auto-formarsi con una volata di vento: in entrambi i casi c'è una presenza esterna agli oggetti (detto in modo diseducato: ma queste caz..te proprio qua bisogna che le scrivi?). E' un insulto a tante persone che vorrebbero conoscere e che si interrogano.
P.S. tralascio i migliardi (con la g) e "apparire un computer ha chi non ha mai visto prima .." (dopo computer a con l'acca). Ai miei tempi la maestra mi avrebbe messo in punizione per 30 giorni, dietro la lavagna. Che tutti possano sbagliare è normale, ma che l'ignoranza e la presupponenza debbano essere posti avanti alla logica grammaticale e per prima cosa visto il post alla scienza è un delitto.
cara monique, vedo che dispensi insulti a tambur battente.
Sparli di cose di cui non hai idea e ti incazzi quando te lo fanno notare.
non ho mai visto un computer auto-prodursi e un aereo auto-formarsi con una volata di vento: in entrambi i casi c'è una presenza esterna agli oggetti (detto in modo diseducato: ma queste caz..te proprio qua bisogna che le scrivi?). E' un insulto a tante persone che vorrebbero conoscere e che si interrogano.
P.S. tralascio i migliardi (con la g) e "apparire un computer ha chi non ha mai visto prima .." (dopo computer a con l'acca). Ai miei tempi la maestra mi avrebbe messo in punizione per 30 giorni, dietro la lavagna. Che tutti possano sbagliare è normale, ma che l'ignoranza e la presupponenza debbano essere posti avanti alla logica grammaticale e per prima cosa visto il post alla scienza è un delitto.
l'uomo non si è formato così dall'oggi al domani. Dal momento in qui si sono formate le prime forme di vita ad oggi sono passati 4 migliardi e mezzo di anni. Hai voglia a tirare dadi!
L'evoluzione è composta di tanti piccoli passetti, uno alla volta, per milioni e milioni di anni.
Il salto da batteri a essere umano può apparire impossibile a chi non conosce questi passetti. Un po' come potrebbe apparire un computer ha chi non ha mai visto prima un prodotto tecnologico.
Io suggerisco un corso di filogenesi animale e vegetale
PS: "gli oltre duemila enzimi" non vuol dire niente...Mi sembra la pubblicità dello shampo. Che enzimi? che duemila?
Come dicevo in un altro post forse e' necessaria una rinfrescata alla logica elementare...
di quali essere o esseri parliamo? non credo che questo matematico e astronomo abbia chiamato in ballo esseri o un essere. o c'è un necessario e nostalgico retropensiero
Si da' il caso che gli oltre 2000 enzimi in questione siano "contenuti" in un essere vivente; cioe' non e' che si sono prima formati gli oltre 2000 enzimi tipo lancio di dadi... Oppure pensavi che gli 2000 enzimi, dopo essersi formati casualmente, hanno deciso (perche' non avevano niente da "enzimare"

Mi pare inutile aggiungere altro a quanto gipsy ha spiegato egregiamente... suggerisco un corso di biochimica
Monique,in base al tuo ultimointervento ti devo dire una cosa,e che tinive aspettà che lo diceva cussù?che non lo sapevi gia?SU PER GIU NON LA PERCENTUALE PRECISA
«E' possibile che il caso abbia prodotto anche soltanto gli oltre duemila enzimi necessari al funzionamento del corpo umano? Basta una piccola serie di calcoli al computer per rendersi conto che la probabilità che questo sia avvenuto 'casualmente' è pari alla probabilità di ottenere sempre 12, per 50.000 volte di fila, gettando due dadi sul tavolo» (Fred Hoyle, matematico e astronomo).
di quali essere o esseri parliamo? non credo che questo matematico e astronomo abbia chiamato in ballo esseri o un essere. o c'è un necessario e nostalgico retropensiero?


Monique,
sai qual è la probabilità che un essere inesistente abbia creato gli oltre 2000 enzimi necessari al funzionamento del corpo umano?

Ecco le palle


trappola per topini senza cervelli
è troppo grande..
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Editato da El Treble il 12/01/2011 alle 14:59:47
una cosa che si ripete all'infinito può generare qualcosa di unico
Pharlap ha ragione.
Tecnicamente è perchè
Una seconda definizione di probabilità, detta frequentista, si riconduce al concetto di frequenza relativa; ovvero, se si può pensare un certo esperimento replicabile infinite volte nelle stesse condizioni, si definisce probabilità di un certo evento il rapporto tra il numero di volte in cui si verifica l'evento di interesse ed il numero totale di prove effettuate, per un numero di prove che tende all'infinito (nota: il limite di tale rapporto non è una funzione deterministica ma aleatoria del numero di prove; esso converge quasi certamente alla probabilità dell'evento).
Inoltre la questione "elisione o troncamento" per quanto riguarda "qual" o "quale" di fronte a vocali non è altro che una questione grammaticale, e secondo alcune grammatiche moderne anche "qual'è" è una forma accettabile.
Quindi non ti salvi con queste banalità

È tutto quello che riesci a trovare di sbagliato in quello che ho scritto?

Qual è (SENZA APOSTROFO). Sorry. Figuriamoci il resto.

Phar Lap, le probabilità dipendono fortemente dalle assunzioni che sono state fatti nel calcolarle. Se io per semplificare il calcolo dico che su una corsa di 10 cavalli (per rimanere in un ambito a te conosciuto) dico che la probabilità che vinca il numero 3 è 1/10, solo perché ne corrono 10 ti rendi conto che è un calcolo a cazzo?

In realtà si tratta di un modello, che può essere più o meno complesso a seconda di quanto lo si vuole fare accurato. Calcolare le probabilità per le interazioni molecolari dipende fortemente dalle condizioni a contorno.
Ad esempio le probabilità aumentano se supponiamo che nel "brodo primordiale" si siano già formati degli aminoacidi.
Inoltre si sta cercando di rappresentare un sistema stocastico con memoria (gli esseri viventi che propagano la vita col DNA) con uno senza memoria (il lancio di dadi)
Inoltre questo Hoyle, era anche il promulgatore di alcune teorie scientifiche che poi sono state confutate empiricamente.
Devo argomentare ulteriormente?

Monique,cmq quello che dice su fisico può anche avvalorare la teoria di tanti pazzi,proprio come i santocchiari, che siamo frutto dei giochetti degli extraterrestri

Gipsy,le probabilità sono quelle,solo che il discorso è molto più complesso,è troppo lungo e nin mi dice core a farlo,pure perchè in pochi potrebbero capirlo


Qual'è la probabilità che qualche fondamentalista capisca qualcosa di scienza? 1/100!
La vorrei vedere questa "piccola serie di calcoli al computer"

«E' possibile che il caso abbia prodotto anche soltanto gli oltre duemila enzimi necessari al funzionamento del corpo umano? Basta una piccola serie di calcoli al computer per rendersi conto che la probabilità che questo sia avvenuto 'casualmente' è pari alla probabilità di ottenere sempre 12, per 50.000 volte di fila, gettando due dadi sul tavolo» (Fred Hoyle, matematico e astronomo).
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