Cultura & Attualità

BOMBE A GRAPPOLO, L'ITALIA NON....
Messaggio del 06-08-2010 alle ore 23:44:53
FIRMA LA CONVENZIONE CHE LE METTE FUORI LEGGE!!

Il primo agosto la convenzione Onu ha legato le mani ad ogni paese del mondo. Proibito fabbricare, esportare e conservare in depositi più o meno segreti le bombe a grappolo, cluster munition. Polverizzano come le altre ma non è tutto: disperdono 150, 170 frammenti che non sono schegge qualsiasi, bensì trappole micidiali, colorate per incuriosire chi fruga fra le macerie o le ritrova fra l’erba dei campi. Appena sfiorate scoppiano “più efficaci delle mine-uomo”. Cambiano la vita e ogni anno a migliaia di bambini: chi muore e chi resta per sempre diverso. Gino Strada e la sua Emergency sono testimoni del disastro dell’Afghanistan: gambe artificiali paracadutate in territori pericolosi galleggiano nell’aria come fantasmi di plastica.

Il documento siglato da 30 paesi
Per rendere obbligatoria la convenzione internazionale proposta dal segretario Onu, Ban Ki-moon era necessaria l’adesione di almeno 30 governi. Gli ultimi a firmare “per senso di civiltà” sono stati Burkina Faso e Moldavia. L’Italia se ne è dimenticata. Come sempre Russia, Stati Uniti, Cina, Pakistan, Israele stanno a guardare con la diffidenza di chi non sopporta il moralismo fanatico dei pacifisti anche se Obama è impegnato in una moratoria che frena la deregulation del guerriero Bush. Proibisce l’esportazione delle armi non convenzionali (oltre alle clutser, missili al fosforo bianco, napalm, eccetera) con l’ordine di distruggere prima del 2018 gli 800 milioni di bombe a grappolo stoccate negli arsenali Usa.

Come mai l’Italia non ha firmato? Due anni fa, due nostri ministri a Oslo avevano appoggiato l’iniziativa. “Siamo tra i primi cento paesi a pretendere una guerra più umana”, morale che fa sorridere perché di umano nelle guerre non c’è niente, eppure sembrava un primo fiato di buona volontà. Ma se ne sono dimenticati. Tante le spiegazioni. Turbamenti politici che annegano la memoria o convenienza a non mettere in crisi le industrie delle armi che continuano a volare. Nel 2008 (ultimi numeri disponibili) il valore delle autorizzazioni concesse dal governo per vendere ad altri paesi carri armati, elicotteri, bombe di ogni tipo, missili e strumenti sofisticati d’attacco, era cresciuto del 35 per cento: 5,7 miliardi di euro. Tendenza confermata nel 2009. Fra un po’ sapremo quanti affari in più. La Turchia che schiaccia i curdi è il cliente d’oro: un miliardo e 93 milioni. Poi Francia e tanti paesi fra i quali Libia, il Venezuela di Chavez, Emirati Arabi Uniti, Oman, Kuwait, Nigeria. Le imprese autorizzate dal nostro ministero della Difesa sono 300. Tre le banche privilegiate nell’intermediazione: Banca Nazionale del Lavoro, Deutsche Bank e Societè Generale. In coda Banca Intesa ed Unicredit. Milioni di provvigioni da un passaggio all’altro. A parte la lista nera dei paesi ai quali è proibito vendere direttamente – anche se il gioco ambiguo delle triangolazioni funziona da quando Israele comprava in Europa ed esportava nel Sud Africa dell’embargo disegnato per sgonfiare il razzismo di stato – e a parte un elenco di governi che impongono semi libertà sdegnate dalla carte delle Nazioni Unite, ecco il macchiavello degli aiuti umanitari. Se l’ Italia o altre nazioni sono presenti per soccorrere la disperazione delle popolazioni, le armi scivolano senza suscitare censure.

Se nel Lazio si producessero ancora?
Armi italiane in Libia dove (Amnesty e Human Rights Watch) chi pretende libertà d’espressione, di associazione o di pensiero può essere condannato a morte. Per non parlare dell’accoglienza disumana ai profughi in fuga dalle dittature di Sudan ed Eritrea. Vendiamo alla Thailandia nella quale le camice rosse dell’ex presidente e l’esercito del presidente in carica si affrontano sconvolgendo città e campagne. A quali delle due fazioni vendiamo? Per non parlare di Arabia Saudita, Emirati, Oman dove le donne restano ombre clandestine. Human Rights fa sapere dei depositi di bombe a grappolo di casa nostra: “L’Italia continua a nasconderne la quantità”. Fra le imprese che hanno prodotto le cluster e non chiariscono se continuano e quante bombe ammucchiano in magazzino, c’è la Simmel Difesa di Colleferro. Vende alla Russia munizioni per i veicoli corazzati in Afghanistan. Anni fa, mentre l’opinione pubblica si agita davanti allo strazio di donne e bambini bruciati dal fosforo bianco americano a Fallujia o israeliano a Gaza, le bombe a grappolo dell’Afghanistan scandalizzano televisioni e giornali e la Simmel censura il suo catalogo on line: spariscono le munizioni proibite. Ma un’inchiesta di Rai News 24 e informazioni delle Ong che tutelano i diritti umani riempiono il vuoto: la produzione continua. Se fosse vero, brivido d’orrore. Perché esistono, sparse nel mondo, 100 milioni di bombe a grappolo inesplose. Vendere fa bene agli affari, ma quale futuro stiamo immaginando? Il silenzio continua, l’Italia non firma.

La responsabilità non può esaurirsi nell’ambiguità dei politici o negli affari d’oro dei dottor Stranamore dell’industria pesante: i sindacati dove sono? Nel 1984 in un dibattito con Luciano Lama, qualcuno ha suggerito di portare in gita nella Beirut appena macinata dai cannoni di Sharon, gli operai dell’Oto Melara. Ieri come oggi Cgil-Cisl-Uil evitavano di collegare il “lavoro che rende liberi” alla libertà che quel lavoro brucia nella vita di popoli lontani. Lama si è arrabbiato: “Convertiremo i carri armati in locomotive, dateci tempo”.

Il tempo passa e alla Simmel di Colleferro nessuno protesta. Nei giorni dei posti perduti, un posto sicuro val bene qualche distrazione.

Messaggio del 07-08-2010 alle ore 00:00:01
Siamo tra i 5 più grandi produttori di armi al mondo.
Messaggio del 07-08-2010 alle ore 08:58:43
Per la serie "le famose radici cristiane dell'italia" va ora in onda l'episodio "franza o spagna purche' se magna"
Messaggio del 07-08-2010 alle ore 12:29:40


Giusto per dare un'idea su cosa sono e cosa provocano queste bombe!
Messaggio del 07-08-2010 alle ore 14:58:56
E' inutile sono aziende private è chiaro che vendono a tutti le armi.
Deve essere lo STATO,con commissioni miste di militari,CSM,politici e il presidente della repubblica a gestire tutto quello che riguarda armi,esplosivi,sistemi d'arma avanzati,solo così forse si potrebbe fare un pò di ordine,in tutto questo subbuglio.
Messaggio del 07-08-2010 alle ore 15:13:03
vi meravigliate che l italia non ha firmato.....ditemi quando mai questa nazione si e' contraddistinta per fare una cosa buona per l umanita'.....siamo presenti in tutte le guerre del mondo....saliamo sempre sul carro dei vincitori....appena le cose si mettono un po' male,siamo i primi a pugnalare alle spalle....e' vi stupite ancora di che stampo siamo fatti....
Messaggio del 07-08-2010 alle ore 19:49:01
Ma il problema sta in chi le fabbriche o in chi le usa le armi?
Messaggio del 07-08-2010 alle ore 20:59:58

Ma il problema sta in chi le fabbriche o in chi le usa le armi?



Non ci avevo mica pensato pero'! E' giusto in effetti... si puo' suggerire questa strategia di difesa a qualche avvocato di un grosso spacciatore di cocaina
Messaggio del 08-08-2010 alle ore 10:58:39

Non ci avevo mica pensato pero'! E' giusto in effetti... si puo' suggerire questa strategia di difesa a qualche avvocato di un grosso spacciatore di cocaina



Le armi come quelle in oggetto le comprano (di norma) gli stati, la droga no (a meno di usi terapeutici).
Messaggio del 22-08-2010 alle ore 15:31:25

Deve essere lo STATO......



Giusto Albertone, ma dal mio punto di vista lo Stato è composto per la maggior parte dal popolo, io sono parte del popolo e se potessi, e in conzidioni "normali" di una società, le armi non esisterebbero nemmeno

se poi vogliamo ragionare cosa si intende per "armi" (visto che anche un sasso può esserlo), il discorso diventerebbe assai più complesso
Basta che si smuovono un po di soldoni, le armi fanno comodo a tutti.

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