Cultura & Attualità

attirare capitali stranieri
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 11:35:54
ieri in un convegno c'era uno che diceva che dobbiamo dare da fare per attirare investitori stranieri.

Io credo che sia una grande verità e una grande aspirazione. Il convegno era: Legalità e sviluppo economico: quali risorse per il territorio?
Un convegno di altissimo livello, con relatori eccezionali, primo fra tutti Achille Serra. Per questo approfitto per ringraziare chi lo ha organizzato, in primis Rino Ciccarese.

Comunque per tornare al nostro argomento io dico che è giustissimo cercare di captare investitori stranieri qui da noi, ma chiaramente cosa vogliono gli stranieri?
1) la legalità (certo non vogliono pagare il pizzo);
2) vogliono uno snellimento della burocrazia;
3) vogliono lavoratori preparati;


con questo post voglio pure ricollegarmi al post su sharm dove si parlava di colonialismo, beh io penso che anche lì i capitali stranieri sono ben accetti e non si può parlare semplicemente di colonialismo, ma credo sia giusto parlare di investimenti e di lavoro.
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 12:05:45
se trattiamo qui gli investitori come abbiamo trattato quelli venuti dalla Giordania allora cominciamoci ad abituare alle pezze al culo.
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 13:08:41
Criticare, criticare, criticare. Perché un uomo senza fede è un uomo senza speranza...
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 13:12:28

ma chiaramente cosa vogliono gli stranieri?



Credo siano cose desiderabili anche dagli autoctoni... o no?
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 13:13:57
In termini di legalita', snellimento della burocrazia e preparazione della forza lavoro abbiamo fatto notevoli passi indietro rispetto a tutti i paesi europei. E negli ultimi 20 anni la competitivita' italiana si e' ridotta del 25%.
Questi sono fatti inoppugnabili e documentabili.

Le aziende estere che ancora investono in Italia lo fanno perche' da noi:

1) e' facile evadere parte delle tasse
2) le norme ambientali e quelle in materia di sicurezza sul lavoro vengono continuamente disattese
3) la giustizia e' talmente lenta che, nella remota ipotesi in cui un dirigente venga beccato, sa gia' che non scontera' mai la pena
4) i salari italiani sono mediamente piu' bassi (circa il 20%) rispetto alla media salariale della UE

In parole povere dall'estero che conta, vedono il sistema industriale italiano, con le dovute poche eccezioni, piu' come una opportunita' di sfruttamento di manodopera a basso costo che come un investimento.

E' triste e deprimente ma sfortunatamente e' cosi'.
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 13:45:52


siamo i soliti paraculetti vogliamo attirare capitali stranieri, ma poi ci lamentiamo se i capitalisti italiani investono all'estero della serie: globalizzazione a senso unico!
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 21:06:17

1) la legalità (certo non vogliono pagare il pizzo);
2) vogliono uno snellimento della burocrazia;
3) vogliono lavoratori preparati;



Praticamente i tre principi su cui non si fonda il sistema economico nazionale italiano. Crasso, cosa vuoi attirare? Solo elemosine organizzate come le operazioni Fiat o interessant monopoli come Enel possono ancora attirare capitali esteri in questo paese.
Io lavoro molto con l'estero, e grossi produttori europei ed asiatici hanno addirittura difficoltà (legali e non) ad aprire semplici srl o sedi inattive qui, figuriamoci investire concretamente sul territorio. Ripeto, soltanto con creazioni dall'alto a "costo zero" tipo Sevel, per prenderla larga, o operazioni new elemosina tipo Fiat in Usa, possiamo ancora sperare in un introito da fuori.
Il capitalismo italiano, figlio della prima imprenditorialià, morirà in un paio di decenni. E del tessuto industriale italiano resterà soltanto commercio, semi artigianato e una marea di filiali di multinazionali di deposito, altro che produzione e capitali. E in tutto questo, mettici anche la morte del turismo e il gioco è fatto.
Messaggio del 05-02-2011 alle ore 21:28:33

Il capitalismo italiano, figlio della prima imprenditorialià, morirà in un paio di decenni. E del tessuto industriale italiano resterà soltanto commercio, semi artigianato e una marea di filiali di multinazionali di deposito, altro che produzione e capitali. E in tutto questo, mettici anche la morte del turismo e il gioco è fatto.



amen
Messaggio del 07-02-2011 alle ore 16:31:21
io credo che siete troppo pessimisti
Messaggio del 07-02-2011 alle ore 16:42:39
dobbiamo tornare a produrre, con fatti e progetti no con chiacchiere e segatura da convegno, abbiamo tra virgolette innovato e rinnovato solo per speculare con i soliti vantaggi fiscali da cui a trarne beneficio sono solo le grosse aziende.
Il motore dell'economia italiana, da sempre sono state piccole e medie aziende spesso familiari che producevano e commercializzavano propri prodotti, agli operai vanno riconosciuti salari decenti e per far questo ci vuole un equa e giusta pressione fiscale, non è possibile buttare una croce pesantissima solo su chi si alza la mattina e di suo rischia beni e capitali, per chi e per cosa?
eravamo esporatori di tanti prodotti, ora esportiamo solo fumo.....
Messaggio del 07-02-2011 alle ore 17:17:06

Confrontando infatti l’andamento dell’export tra 2002 e 2007 delle principali economie
internazionali l’Italia ha registrato, dopo Cina e Germania, il principale incremento in termini di
valore delle esportazioni
(+93,2% in termini nominali), riuscendo a mantenere pressoché saldo
il proprio contributo all’interscambio mondiale (passato dal 3,9% del 2002 al 3,5% del 2007) e il
proprio posizionamento (settimo posto) nella graduatoria dei principali paesi esportatori.
Se si esclude il caso della Germania, l’unica ad aver saldamente difeso la propria quota di
mercato (rimasta ferma al 9,5%), tutte le principali economie mondiali hanno visto ridurre
sensibilmente il proprio peso nel commercio internazionale, a vantaggio della Cina
(la cui quota
di mercato è passata in cinque anni dal 5% all’8,8%) e dei paesi emergenti: è il caso degli Stati
Uniti, il cui contributo all’export mondiale è passato dal 10,7% del 2002 all’8,4% del 2007, del
Regno Unito (dal 4,3% al 3,1%), della Francia (dal 5,1% al 4%), del Canada (dal 3,9% al 3%).
Un risultato questo che non può non essere attribuito all’energia e al coraggio con cui le
imprese italiane si sono imposte nello scenario internazionale in questi ultimi anni, rimodulando
la propria presenza in funzione delle esigenze di presidio dei nuovi mercati, rende bene l’idea di
come una minoranza vitale possa giocare un ruolo traino per tutto il sistema Paese.

...


Si pensi da questo punto di vista alla politica espansiva dei grandi gruppi leader all’estero, alle
acquisizioni di Autogrill in Inghilterra e Spagna, di Brembo in Cina, di Luxottica su Oakley, di
Enel su Endesa e di Eni che, dal Golfo del Messico alla Russia, ha concluso nel 2007 acquisizioni
per un controvalore di quasi 10 miliardi di euro.




da: http://www2.worldsocialsummit.org/pdf/le_minoranze_vitali_e_globalizzazione.pdf
Messaggio del 09-02-2011 alle ore 20:02:16

Confrontando infatti l’andamento dell’export tra 2002 e 2007




e dal 2007 ad oggi ? apparte le aquisizioni governative di donnine non mi pare che sia successo qualcosa di importante , se ovviamente non si tiene conto che la Fiat si è sostituita più volte allo stato ( con buona pace di tutti) per fare gli interessi degli azionisti all'estero e il salvataggio dell'Alitalia da parte dello stato e dei cittadini in favore di privati.

Non c'è una politica di sviluppo , non c'è la volonta di svilupparsi e non sappiamo neanche copiare , in questo stato di tristezza invece di un convegno sarebbe meglio un azzeramento della classe dirigente
Messaggio del 09-02-2011 alle ore 20:51:46
Una giustizia civile degna del Burkina Faso no eh...
Messaggio del 09-02-2011 alle ore 21:23:36
L'Italia non ha mai avuto una politica industriale. La piccola impresa e i distretti sono stati fondamentali dopo gli anni60, ma nello stesso periodo si smantellavano i grandi settori ad alto tasso tecnologico, dove l'Italia occupava i primi posti. Il risultato è stato quello di consegnare il paese al macello della globalizzazione, dove non puoi certo sopravvivere producendo calzini firmati.
------------
Editato da Jena Plissken il 09/02/2011 alle 21:26:43
Messaggio del 09-02-2011 alle ore 22:35:37
I tempi sono cambiati...
Credo che il Burkina Faso, di questi tempi, potrebbe anche prendersela...
Messaggio del 09-02-2011 alle ore 23:28:19
infatti, troppo buono.

Jena, certo che puoi, se fai i calzini migliori del mondo
Messaggio del 10-02-2011 alle ore 00:38:31
Papi,
se producessi i migliori calzini al mondo al triplo dei secondi al mondo ne venderesti pochi per rendere remunerativa l'impresa, perché come dimostra l'ex direttore della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz, anche i ricchi risparmiano sui calzini...
Messaggio del 10-02-2011 alle ore 10:18:54




Gallo si muove con largo anticipo e già pensa all’autunno-inverno 2011/2012 presentando una novità assoluta e lussuosa: una calza realizzata con un sottilissimo filato oro 18 carati, che nessuno prima d’ora era riuscito a lavorare, e il procedimento è stato utilizzato anche per la cravatta. In occasione della 79sima edizione del Pitti Uomo, che si svolgerà dall’11 al 14 gennaio 2011, verranno presentati entrambi i prodotti, realizzati con 180 grammi di oro. E se la calza non vi piace, nessun problema, potrete fonderla ed ottenere un lingotto da 100 grammi. I prezzi? Tenetevi forte..12.000 euro per i calzini e 15.000 euro per la cravatta.



Messaggio del 10-02-2011 alle ore 12:17:43
Siccome credo che ci sara' la fila per acquistare simili calzini e cravatte, per evitare spiacevoli contrattempi con questi cazzo di ricconi arabi e cinesi ho dato l'ordine al mio maggiordomo di comperarmi 7 paia di questi calzini (un paio per ogni giorno della settimana) e 5 cravatte d'oro (una per ogni giorno lavorativo).
Ho inoltre chiesto gentilmente a Gallo di inserire il mio stemma di famiglia (in oro, ovviamente) su tutti i capi.

Il preventivo di Gallo, considerando lo sconto fedelta', e' di 150.000 euri compreso gli stemmi di famiglia.
Credo di aver fatto un buon affare.




Messaggio del 10-02-2011 alle ore 12:38:10

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