Cultura & Attualità
Forse è la mia senilità che avanza:
se A è contro B e C si allea con B credo che sia lecito supporre che A sia contro C o no?
se la rivolta era contro i tedeschi e i fascisci stavano coi tedeschi suppongo si posso verosimilmente ipotizzare che rivoltosi fossero pure antifascisti... o no?
oppure dobbiamo ipotizzare che non sapessero quel che stavano facendo, o che fossero mentalmente dissociati?
Vi ricordo che all'epoca dei fatti il regime fascista era già caduto, il 25 luglio!
il fatto che non appartenevano a nessun partito e' ovvio, esisteva solo quello fascista a cui ti dovevi iscrivere per forza, quindi se nn eri iscritto eri antifascista avoja a rigira la pizza, i fascisti sio stati a fianco dei tedeschi contro il loro popolo, merde come sempre, il loro compito era di infamarsi gli altri italiani dissidenti
Che la rivolta fosse antecedente alla brigata maiella non vi è il minimo dubbio, ma la definizione di partigiano rimane quella fornita da bruce... ergo sempre di partigiani si tratta
Non vedete barbatrucchi laddove non ce ne sono. Il riferimento è solo al 6 Ottobre 1943 a LANCIANO, quindi non vedo ombra di repubblichini. Concordo con o professore
bruce,
é possibile che tutti gli insorti fossero ANCHE partigiani... ma è pur possibile che, nel contempo, il nostro 6 ottobre sia stata una rivolta estranea alla "guerra di difesa contro un'occupazione militare".
E' quindi possibile, almeno in linea teorica, che la
rivolta non fu determinata dall'ideologia antifascista
e che fu quacosa di davvero più grande ed eroico (almeno a parer mio!):
una ribellione della popolazione contro le truppe germaniche
ciò non toglie la grandiosità della giornata ed esalta ancor di più la fierezza del popolo frentano!
La differenza sta forse nel tentativo di barbatrucco di mischiare le carte per cercare di equiparare partigiani e repubblichini?
Perdonatemi ma in "un'accezione più estesa" uno può intendere qualsia cosa... pure che una forchetta si chiama cucchiaio e che invece il cucchiaio si chiama forchetta.
Le forze occupanti si trovavano sul nostro territorio per una ben precisa ragione politica, ovvero l'allenza con il governo fascista.
Storicamente al momento dell'insurrezione il governo fascista era caduto, ma gli occupanti non erano in realtà ancora tali trovandosi sul suolo italiano in qualità di alleati e oltretutto non c'era stata nessuna dichiarazione di guerra, cosa che avvenne, da parte del Governo Italiano, solamente dopo gravi ed efferati attacchi da parte dell'alleato tedesco nei confronti delle popolazioni civili e delle forze militari italiane.
Certo il clima si capiva... l'alleato tedesco andava a rasformarsi in occupante e come tale compiva azioni che, con buona pace di Pisanò, non possono essere ascritte ad un "manipolo" di "alcuni" tedeschi, e le forze fasciste andavano riorganizzandosi appogiandosi ai tedeschi.
E' chiaro?
La definizione è quella data da Bruce:
il partigiano è colui che porta avanti una guerra di difesa contro un'occupazione militare, la conquista o la colonizzazione di un territorio.
State cercando l'uovo nel pelo (cit. Giogge Best)

partigiani>organizzati (o comunque riconducibili ad un movimento organizzato);
"rivoltosi contro occupante stranieri"> cittadini frentani insorti (che prescindono -senza per questo escludere-dall'appertenenza (riconducibilità) da organizzazioni).
credo.
In un accezione più estesa, il partigiano è inteso anche come combattente che, oltre per la liberazione dell'occupante straniero, ha una chiara connotazione politica di azione e tale azione vuole essere diretta a stabilire un determinato corso politico nel momento in cui la liberazione dallo straniero avvenga, questo perlomeno nel caso italiano e nel caso di alcune parti del movimento partigiano...invece una rivolta contro l'occupante straniero prescinderebbe ogni logica politica, basandosi sul rifiuto delle angherie commesse sulla propria gente e sul proprio territorio da forse occupanti straniere... questo volevo intendere. mi chiedevo solamente, alla luce dei fatti storici, quale fu veramente l'animus di quelle giornate a Lanciano, e RIPETO, senza nulla togliere all'esemplarità e la nobiltà di quegli eventi.
Infatti nemmeno io capivo sta differenza...
in effetti i partigiani combattevano non solo contro l'occupante tedesco ma anche contro la frangia fascista più estrema e se non erro i rinforzi chiesti arrivarono da Chieti ed erano costituiti non solo da truppe tedesche ma anche da fascisti chietini.
Comunque aldilà delle piccole o grandi precisazioni la pagina storica del 5 e 6 ottobre del 1943 testimonia la cultura lancianese di uomini liberi che mai si sono sottomessi a tiranni, signorotti o truppe straniere.
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Editato da Crasso il 11/02/2011 alle 10:09:41
Credo la mia "opinione" o quella di chiunque altro, conti poco.
Quello che conta sono i fatti e la loro per quanto possibile esatta ricostruzione.
Se si parte da elementi scorretti si potrà mai arrivare ad esprimere delle giuste valutazioni?
Per rispondere alla tua domanda dovresti prima spiegarmi che differenza attribuisci ai termini rivolta "partigiana" e rivolta "contro l'occupante straniero" dal momento che in lingua italiana non mi sembra ci siano sostanziali differenze se il partigiano è colui che porta avanti una guerra di difesa contro un'occupazione militare, la conquista o la colonizzazione di un territorio.
grazie per la segnalazione delle inesattezze bruce.. alla luce di tutto ciò tu quale delle due opzioni ritieni valida? una delle due oppure nè l'una nè l'altra?
Solo alcune delle inesattezze:
i reparti angloamericani erano ancora lontani e la città non poteva aspettarsi alcun soccorso dall'esterno
..questo non potevano saperlo con esattezza.
i pochi intellettuali animatori e ispiratori della rivolta non erano legati ad alcun partito politico
Non definerei certo Federico Mola un "non allineato"...
Amerigo Di Menno non faceva parte del gruppo di Mola.
il nucleo di Villa Paolucci, non sentendosi sicuro, aveva chiesto rinforzi al presidio tedesco di Marcianese
Come tutti sanno Villa Paolucci è Marcianese... quindi i tedeschi che fecero? Chiesero rinforzi a se stessi?

Si aggiunse infine alla sera del 5 Ottobre allorchè, durante un ennesima scorreria tedesca, alcuni giovani lancianesi incendiarono due automezzi germanici.
Sbagliato anche questo, gli automezzi furono incendiati perchè si erano avvicinati, per puro caso, al deposito delle munizioni e fu allora, e non il giorno seguente che venne catturato Trentino La Barba.
Ma quando i soldati germanici raggiunsero le prime case vennero accolti dalle fucilate dei lancianesi che erano scesi nelle strade ad affrontarli.
Nein! Erano un gruppo di partigiani diretti sulla Maiella che stava andando a prendere altre armi dalla caserma della Milizia.
Altri civili fra cui due donne furono catturati e passati subito per le armi. Caddero così: Maria Auricchio, Alberto Cicchitti, Luigi Cioppi, Giovanni De Chellis, Gaetano Di Campli, Giuseppe Iacobitti, Dora Manzitti, Giuseppe Orfeo, Paolo Piccirilli, Leopoldo Salerno, Pierino Sammaciccia e Camillo Trozzi.
Almeno per due, Leopoldo Salerno e Camillo Trozzi è andata sicuramente in maniera diversa.
Leopoldo Salerno venne falciato da una mitragliata mentre si trovava sul balcone di casa sua se non erro in piazza Garibaldi mentre Camillo Trozzi rimase colpito da una fucilata sparata contro la finestra della sua casa, sui Bastioni.
Aridaje... perchè qualcuno sta mettendo in discussione la veridicità dell'avvenimento "6 Ottobre 1943" o la sua eroicità? no! Che c'entra il premio nobel per la pace a hitler?! Mai paragone più assurdo..
Ma l'avete letto tutto?


ma assolutamente no... più che altro, premessa l'indiscussa eroicità dell'evento, si discute la motivazione che l'ha spinta.. in sintesi: rivolta partigiana o rivolta contro l'occupante straniero?
come si usa spesso dire di solito, la verità stà nel mezzo....però con questo che fà ci tolgono la medaglia d'oro?

ti assicuro che appena torno in terra frentana sarà la prima cosa che faccio, essendo un grande appassionato delle vicende della nostra Lanciano!
comunque mi pare scritto bene, ma consiglio un altro libro


Diciamo che Pisanò ha raccolto un po' di notizie sparse, le ha incollate insieme, ed ha aggiunto alcune considerazioni del tutto personali.
Leggendo "Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945" di Giorgio Pisanò, ho scoperto un intero capitolo dedicato al 6 Ottobre 1943 a Lanciano, con una chiave di lettura diversa e sconosciuta rispetto alla "vulgata ufficiale. A voi la lettura e la parola.
Tra la popolazione abruzzese, tradizionalmente generosa e ospitale ma anche fiera e per nulla incline a sopportare passivamente il sopruso, serpeggiò ben presto un vivo sentimento antitedesco. Qusta tensione fu all'origine di un conflitto armato che scoppiò ai primi di Ottobre nella città di Lanciano.
Ciò che successe a Lanciano, una ridente cittadina della provincia di Chieti, il 6 Ottobre 1943, viene presentato ancora oggi dalle versioni ufficiali come una rivolta di popolo determinata, in nome delle libertà democratiche, da un insopprimibile sentimento antifascista e antinazista. Ciò non corrisponde afatto a verità o, meglio, costituisce un interpretazione volutamente distorta e forzata di quegli avvenimenti.
A Lanciano si verificò, è vero, una ribellione della popolazione contro truppe germaniche (ribellione tanto piu valida e coraggiosa in quanto i reparti angloamericani erano ancora lontani e la città non poteva aspettarsi alcun soccorso dall'esterno), ma questa rivolta non fu determinata dall'ideologia antifascista: fu la legittima, coraggiosa reazione di un intera città alle sopraffazioni, ai soprusi, che un esiguo gruppo di di soldati germanici, accantonati a pochi kilometri dall'abitato, commettevano ormai quotidianamente, forti della più assoluta impunità. A conferma di ciò è necessario sottolineare quanto segue.
Primo: i pochi intellettuali animatori e ispiratori della rivolta non erano legati ad alcun partito politico, ma erano stati anzi, a suo tempo, interventisti e nazionalisti.
Secondo: i fascisti in quell'occasione non si schierarono con i tedeschi ma contro di essi.
Terzo: la maggiorparte delle armi usate dagli insorti venne presa nella caserma della Milizia con il pieno consenso dei militi.
Quarto: quando i soldati germanici, soffocata la rivolta, occuparono nuovamente la città, nessuna denuncia venne presentata al comando tedesco che pure cercava affannosamente di scoprire i capi della ribellione noti peraltro a tutti i loro concittadini.
La verità è che il clima accesamente antitedesco in cui maturò la rivolta fu determinato solo ed esclusivamente dal comportamento di alcuni militi germanici. Dapprima pacifici, i tedeschi avevano ben presto cominciato a recarsi in città operando requisizioni, asportando olio e il grano degli ammassi ed emanando una serie di bandi nei quali si ordinava lo sfollamento della città, la presentazione obbligatoria di tutti gli uomini validi per essere impiegati nella costruzione di opere belliche, ed infine addirittura, la consegna da parte dei contadini di orologi, radio, valigie di cuoio ed altri oggetti di valore.
A queste assurde imposizioni i Lancianesi reagirono dapprima chiudendosi in silenziosa ostilità. La situazione si fece rapidamente sempre piu tesa e i tedeschi, irritati a loro volta da questa totale e massiccia resistenza passiva, cominciarono a recarsi in città per saccheggiare negozi, le abitazioni.
Il gruppo faceva capo al Prof. Federico Mola, e attorno al quale si strinsero Avenio Montesano, Amerigo Di Menno, Alfredo Bontempi, Giovanni Cocucci, Lici Marfisi, Giovanni Di Micoli e altre 400 persone circa, perlopiù giovani. Così, mentre il fermento antitedesco cresceva continuamente, il gruppo del professor Mola cominciò a procurarsi armi presso la Caserma della Guardia di Finanza, i carabinieri, e sopratutto, presso la caserma della Milizia fascista i cui capi non erano meno disgustati dei lancianesi dalle continue prepotenze dei tedeschi. Si aggiunse infine alla sera del 5 Ottobre allorchè, durante un ennesima scorreria tedesca, alcuni giovani lancianesi incendiarono due automezzi germanici. I tedeschi si ritirarono dopo aver lanciato alcune bombe a mano, ma tutti in città capirono che la situazione era arrivata al punto di rottura.
Il giorno seguente, infatti i soldati germanici fecero una breve apparizione nell'abitato e , si resero subito conto che per loro l'atmosfera si era fatta pesante, preferirono ritirarsi immediatamente. Prima di uscire da Lanciano, però, fermarono alla periferia un giovane isolato, Trentino La Barba, e lo trovarono in possesso di alcuni caricatori per moschetto. Il giovane venne interrogato per tutta la notte su quanto stava accadendo in città, e sopratutto, sui capi del movimento ribelle. Il giovane però si rifiutò di parlare e all'alba venne trascinato fino alle prime case dell'abitato, legato a un albero allo sbocco di Viale Silvio Spaventa, in Piazza Santa Chiara e invitato ancora a parlare, pena la morte. Ma Trentino La Barba non tradì. Allora qualcuno con bestiale ferocia, estrasse la baionetta e lo accecò; subito dopo una raffica di mitra mise fine al suo strazio.
La notizia dell'uccisione di Trentino La Barba si sparse in un lampo suscitando un ondata di grande commozione. Verso le 10 venne segnalato l'avvicinarsi alla città di una colonna tedesca: il nucleo di Villa Paolucci, non sentendosi sicuro, aveva chiesto rinforzi al presidio tedesco di Marcianese per occupare la città e ristabilire l'ordine.
Ma quando i soldati germanici raggiunsero le prime case vennero accolti dalle fucilate dei lancianesi che erano scesi nelle strade ad affrontarli. In breve lo scontro si fece violento. Ma gli insorti, come era purtroppo prevedibile, non riuscirono a contenere la pressione degli armatissimi soldati tedeschi: numerosi lancianesi, poi, erano giovani e non avevano dimestichezza con le armi, molti altri erano armati con fucili da caccia. Gli insorti, tra l'altro, disponevano solo di due mitragliatrici. I tedeschi, comunque, furono costretti ad avanzare lentamente, strada per strada, casa per casa, e solo alle 17 la rivolta venne definitivamente soffocata. Durante gli scontri la popolazione partecipò attivamente alla lotta, aiutando gli insorti in ogni maniera possibile. In cinque ore di combattimento caddero dieci civili: Remo Falcone; Nicolino Trozzi di quindici anni; Vincenzo Bianco; Giovanni Calabrò; Giuseppe Castiglione; Achille Cuonzo; Adamo Giangiulio; Giuseppe Marsiglio, di sedici anni; Guido Rosato e Raffaele Stella. Non si è mai saputo con precisione il numero di caduti tedeschi poichè vennero seppelliti lontano da Lanciano. Altri civili fra cui due donne furono catturati e passati subito per le armi. Caddero così: Maria Auricchio, Alberto Cicchitti, Luigi Cioppi, Giovanni De Chellis, Gaetano Di Campli, Giuseppe Iacobitti, Dora Manzitti, Giuseppe Orfeo, Paolo Piccirilli, Leopoldo Salerno, Pierino Sammaciccia e Camillo Trozzi.
Ma la rappresaglia tedesca non si limitò a questo: per tre giorni consecutivi venne impedito a chiunque di avvicinarsi ai corpi dei caduti che rimasero cosi per le strade della città deserta in un atmosfera allucinante, mentre i tedeschi saccheggiavano e davano alle fiamme tutti i negozi del centro sul Corso Trento e Trieste, dopo aver rastrellato i cittadini e averli portati, incolonnati, fuori dall'abitato. Solo allo scadere del terzo giorno, in seguito all'intervento del Vescovo monsignor Tesauri, che si recò personalmente al comando tedesco di Marcianese, cessò ogni rappresaglia nei confronti della popolazione. Da quel momennto, anzi, i tedeschi si recarono nella città solo per acquistare regolarmente quanto occorreva loro, nè si ripeterono più gli episodi che avevano portato i lancianesi alla rivolta. Le indagini del comando tedesco per la cattura non andarono avanti di molto perchè il tutto fu coperto dalla popolazione intera, fascisti compresi. Il 3 Dicembre 1943 la città venne raggiunta dalle avanguardie britanniche.
Giorgio Pisanò - Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945 , Vol. I; pp. 312-314
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