Fatti pochi passi su Corso Roma, lo sguardo è piacevolmente attirato a sinistra dalla facciata del Santuario Eucaristico: "una muraglia rettangolare di pietra concia della massima austerità francescana" (1).
Appena entrati in Chiesa, l'occhio va a posarsi sul bianco altare marmoreo, che custodisce le Reliquie del Miracolo Eucaristico. Avanzando, però, l'attenzione è richiamata da una lapide, collocata sulla parete alla destra di chi entra, a fianco di quella che era la cappella Valsecca. Vi è inciso: "Circa gli anni del Signore settecento in questa Chiesa allora sotto il titolo di San Loguntiano de' monaci di San Basilio dubitò un monaco sacerdote se nell'Hostia consacrata fosse veramente il Corpo di N.S. e nel Vino il Sangue. Celebrò Messa, e dette le parole della Consacrazione, vidde fatta Carne l'Hostia e Sangue il Vino. Fu mostrata ogni cosa a circostanti et indi a tutto il popolo. La Carne è ancora intera e il Sangue diviso in cinque parti disuguali, che tanto pesano tutte unite quanto ciascuna separata si vede hoggidì nello stesso modo in questa Cappella fatta da Gio. Francesco Valsecca a sue proprie spese l'anno del Signore MDCXXXVI".Per sapere qualcosa di più esteso, si può leggere un altro scritto del 1631, sostanzialmente identico, esposto alla Mostra Storica del Miracolo nei locali del Santuario e riportato qui testualmente. |
 | (1) L.G.GAVINI, STORIA DELL’ARCHITETTURA IN ABRUZZO, I, Bestetti e Tumminelli, Milano - Roma, s.a., p. 419.
|