Anticamente la chiesa di S. Pantaleone era detta di S. Nicola dei Ferriati, infatti in molti documenti si legge che l’altare di questo santo si trovava in detta chiesa. All’interno del tempio intitolato a S. Pantaleone esisteva l’altare di S. Carlo Borromeo (1). Nel 1492 si solennizzava la festa di S. Pantaleone nel mese di febbraio in questa chiesa vi è la statua di S. Pantaleone, veneratissimo nell’antichità e nel medioevo sia in oriente che in occidente, egli è considerato il patrono dei medici e il protettore degli ammalati, il culto è accertato da documenti. Nativo di Nicomedia, città dell’Asia minore oggi Ljmit, da famiglia piuttosto nobile (2). Il culto di questo santo, insigne medico e valoroso condottiero, è fra i più antichi di Lanciano . Lo storico Bocache afferma che la sua festa si celebrava con grande solennità fin dal 1428. L’arcivescovo Tasso, venendo a Lanciano portava una porzione di sangue del S. Pantaleone il quale gli proveniva dal vescovo di Ravello De Curtis. La reliquia doveva avere una degna sede per cui ordinò che l’altare del santo venisse ricostruito nelle vicinanze della vecchia chiesa del martire, in quella di S. Nicola de Ferriati (3). Nel 1593 egli fece riporre il sangue del martire entro un grande vaso reliquiario d’argento, lavorato a Napoli, che costò 40 ducati, somma allora assai rilevante e volle che la sua esposizione allietasse le feste più solenni di Lanciano. Si esponeva solennemente il 27 luglio, insieme con la Santa Spina, nella festa che ricorre dopo Pasqua, si portava in processione nella chiesa dell’ Iconicella, dove restava esposta per tutta la giornata e in tutte le calamità pubbliche, la gloriosa reliquia riaccendeva e rinvigoriva gli animi svaniti ed oppressi (4). Il reliquiario è di forma rotonda, retto da un sostegno a base circolare e presenta due anse con figure in pieno rilievo di angeli oranti. Attualmente in una bacheca a destra del santo vi sono: la spada che troncò la testa del santo, essa pose fine alla sua lunga passione e gli dette la corona di martire, vi si trova inoltre il carrello dentato con cui veniva martoriato il corpo, la fiaccola accesa con cui gli venivano bruciate le ferite. In un’altra bacheca situata a sinistra della statua vi è un troncone secco di ulivo che germogliò a contatto con il corpo di S. Pantaleone. La macina di mulino che legarono al corpo di quest’ultimo e con essa lo gettarono nel mare. Nella chiesa medesima vi è anche la statua della Madonna del Rosario con S. Domenico a sinistra e S. Caterina a destra. All’ingresso sulla destra è collocata la statua della Madonna del Carmine. In una nicchia nascosta ed internata vi è un’altra Madonna del rosario, si tratta di quella che esce la mattina di Pasqua in occasione del rituale incontro con il S. Giovanni Battista ed il S. Salvatore. Nella sagrestia trovasi un’altra bacheca contenente delle donazioni e una reliquia, tutt’ insieme gelosamente custodite dal momento che nel passato ci sono stati dei furti. Vi sono: due corone, di cui una d’argento ed un’altra d’oro, un crocifisso d’argento e dorato, un reliquiario con il sangue di S. Pantaleone, un calice, un’ incensiere d’argento, un porta incenso, il Gesù bambino tolto dalla statua della Madonna del Rosario, una corona con crocifisso. In questa chiesa vi era è vi è l’ arciconfraternita del SS. Rosario.
1 A. L. Antinori "Delle chiese di S. Pantaleone di S. Maria Maddalena di S. Nicola dei Ferriati e di S. Carlo Borromeo" in "Antichità della regione frentana", Napoli 1791, pp. 410-411-412. 2 AA. VV. "S. Pantaleone", in "Biblioteca Sanctorum", Città Nuova Editrice, Roma 1968, p. 107. 3 A.L. Antinori "Delle chiese... ", op. cit., pp. 410-411-412. 4 De Giorgio "Cronaca delle chiese di Lanciano", ms. conservato nella Biblioteca Comunale di Lanciano.
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